Martedì 1° novembre 2022, nella solennità di Tutti i santi, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica in Sant’Ignazio pronunciando la seguente omelia.
Immagino che sappiate chi è la santa da invocare se ci sono problemi agli occhi: santa Lucia. E se fanno male i denti? Santa Apollonia. E se ci sono problemi alla gola? San Biagio. Forse però non sapete a chi rivolgervi se avete problemi alle orecchie? In questo caso occorre ricorrere a San Conone, detto Cono. Immagino invece che non sappiate chi pregare se avete mal di piedi…: la santa giusta è santa Riccarda. Potrei continuare facilmente nell’elenco con l’aiuto della monumentale Bibliotheca Sanctorum o più semplicemente di internet perché ogni membro del corpo umano, ogni malattia ha un santo specializzato o una santa che è opportuno invocare.
Una ricerca analoga potrebbe essere fatta circa i santi e le sante protettori e protettrici di categorie di lavoratori. Così si scoprirebbe che il santo protettore degli orefici è sant’Eligio (che però protegge anche i carrozzieri e i meccanici), dei tassisti è san Fiacrio, degli impiegati sant’Achilleo, dei ragionieri san Matteo (che vale ovviamente anche per i finanzieri…), delle casalinghe Santa Zita, ecc. E poi ci sono i santi patroni di paesi, nazioni, diocesi, parrocchie e così via.
La domanda che possiamo farci quest’oggi è allora: perché c’è questo abbondantissimo e capillare ricorso ai santi e alle sante per ogni situazione della vita? Una domanda che può diventare più precisa e importante se formulata così: tutto questo riferimento ai santi e alle sante corrisponde o no al centro della fede cristiana? O, detto con altre parole, è conforme al Vangelo?
Mi pare che si possa rispondere, in prima battuta, affermativamente. Questo diffuso rapporto con i santi ha infatti un triplice valore. Anzitutto ci mette in relazione con loro, ritenendoli persone che vivono nel Signore. Se non si credesse nell’aldilà, se non si avesse fede nella vita oltre la morte, non avrebbe alcun senso rivolgerci ai santi e alle sante. La devozione rivolta a loro ha quindi in sottofondo la verità più essenziale della fede, cioè la pasqua, la vita oltre la morte, la vita da risorti che Gesù ci ha donato con la sua morte e risurrezione. Venerare i santi, anche se non ne siamo consapevoli, è quindi una professione di fede, della fede pasquale.
Ma c’è un secondo elemento importante, collegato al primo, e consiste nel fatto che se ci rivolgiamo ai santi non solo riconosciamo che sono vivi nel Signore, ma che esiste una reale comunione con loro, appunto la “comunione dei santi” che professiamo nel credo apostolico (quello che abbiamo imparato a catechismo e non quello che diremo tra poco…). I santi e le sante quindi sono parte della Chiesa, non sono al di fuori di essa e del suo cammino e per questo si interessano di noi e della nostra vita cristiana. Anche questo è un dato molto importante della nostra fede.
C’è poi un terzo aspetto positivo nel nostro rivolgerci ai santi in situazioni di bisogno ed è appunto riconoscere la nostra situazione di precarietà, la necessità di trovare una salvezza che vada al di là del nostro limite. Ho detto che anche questo è qualcosa di positivo, però è anche un atteggiamento che può essere ambiguo, perché può avvicinarci più al paganesimo che al Vangelo. Ricorrere ai santi e alle sante solo quando c’è bisogno e non c’è più niente da fare, in particolare in caso di gravi malattie, non è infatti molto distante dal modo di agire, presente nelle religioni pagane o magiche, di invocare i vari dei e i vari idoli. Tenete conto che il paganesimo, almeno nella versione magica, è molto più presente nella nostra società di quanto possiamo immaginare. E questo non corrisponde certo alla nostra fede.
Che cosa può correggere questo atteggiamento? Penso che un aiuto ci può venire dal recuperare un altro aspetto del nostro rapporto con i santi che finora non ho citato, ma che è fondamentale. Possiamo esprimerlo riferendoci al Vangelo di oggi: i santi e le sante, prima di essere nostri intercessori e protettori, sono uomini e donne che hanno dimostrato con la loro vita che il Vangelo delle beatitudini è una realtà che si può vivere in pienezza. E lo si può vivere in ogni epoca, in ogni situazione sociale, con ogni tipo di personalità, in ogni circostanza. Davvero i santi sono – come ci ha ricordato la prima lettura – «una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua», perché il Vangelo è per uomini e donne di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni cultura. Se è così, allora il Vangelo è anche per noi, anche noi siamo chiamati a essere santi, a essere in pienezza – come ci ricordava san Giovanni nella seconda lettura – «figli di Dio, e lo siamo realmente!». E l’apostolo aggiunge: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». I santi e le sante ci confermano che queste non sono belle parole, non sono auspici generici, non sono una vaga speranza, ma realtà. Il Vangelo è vero e può e deve essere vissuto in pienezza.
Diventa allora importante conoscere da vicino anche la vita di qualche santo e di qualche santa, magari di quello o di quella di cui portiamo il nome o che è patrono della nostra parrocchia o della nostra categoria sociale. Questo non per semplice curiosità storica, ma per vedere in concreto come quella persona, con il proprio carattere, la propria personalità, la propria cultura, i propri doni, la propria generosità, ma anche con le proprie fatiche, i propri limiti, persino con i propri peccati è comunque riuscita a vivere il Vangelo delle beatitudini. Un piccolo aiuto in questo ci verrà anche dal calendario diocesano “Il tempo e la Parola” che nel prossimo anno liturgico farà riferimento in particolare ad alcuni santi e ad alcune sante. Ma ci sono tante altre possibilità per approfondire la conoscenza della vicenda umana e cristiana dei santi.
Tra l’altro, conoscere da vicino i santi e le sante, riconoscerli simili a noi, ci aiuta a rivolgerci con ancora più fiducia a loro. Certo anche per chiedere un aiuto in caso di problemi agli occhi, alle orecchie, ai piedi e quant’altro, … ma soprattutto per domandare il loro sostegno per vivere da credenti, da figli di Dio, appunto da santi. Ed è ciò che alla fine conta.
+ vescovo Carlo
(nella foto di Sergio Marini la celebrazione del 1° novembre 2022 nel cimitero di Gorizia)