Dinamiche sociali e nazionali

La vitalità religiosa delle popolazioni ed il rinnovamento della coscienza cattolica vengono sollecitati, a partire dagli anni Settanta, dalla pressione socio-culturale del clima liberale, dominante in Europa ma non meno incidente nella «cattolicissima» Austria.

Oltre alla naturale reazione di difesa nei confronti del razionalismo progressista, che si presentava nei termini di un «assoluto laico» e di un pesante capitalismo, i cattolici maturarono la volontà di qualificare la loro presenza in termini propositivi: non più solo a livello di assistenza e di presenze istituzionali, ma in un impegno autonomo nell’ambito educativo (v. i due Convitti – italiano e sloveno – per gli studenti, le scuole di Notre Dame, l’Asilo S. Giuseppe) ed in quello economico-sociale.

Ne sono animatori Giovanni Hrast, Eugenio Valussi, Andrea Marosič, Anton Mahnič, ma anche i gesuiti (rientrati a Gorizia nel 1866) ed un gruppo di laici che li affiancano.

L’abitudine a concepire la presenza e l’azione della chiesa sempre in stretta unione all’autorità civile viene così completata, ed anche corretta, da questa nuova linea di animazione cristiana: che a partire dalla fine del secolo assume le caratteristiche strutturali di imponenti movimenti cristiano-sociali, si a nell’ambito sloveno che in quello friulano.

Intanto, anche all’interno della vita ecclesiastica erano insorte le dinamiche nazionali: in particolare, la rapida ed imponente ascesa del popolo sloveno, a cui il clero fornì l’apporto di gran lunga più importante. La realtà diocesana ne fu radicalmente toccata: con un potenziamento dell’iniziativa religiosa e sociale nei due ambiti nazionali, ma anche con lo scatenarsi di notevoli tensioni, interne ed esterne: particolarmente acute durante l’episcopato di Luigi Zorn (1883-1897), il primo arcivescovo proveniente dalla realtà slovena della diocesi.

Il periodo fra la fine del secolo e la prima guerra mondiale, con gli episcopati di Giacomo Missia, illustrato dalla porpora cardinalizia (1898-1902) e di Francesco B. Sedej (dopo la breve parentesi di Andrea Jordan), costituì un momento di particolare vitalità per la chiesa diocesana: anche grazie ad eminenti personalità, fra cui Domenico Alpi, Luigi Faidutti, Giuseppe e Andrea Pavlica, Adamo Zanetti, Francesco Srebrnič, Luigi Fogar ed un agguerrito gruppo di giovani sacerdoti.

Nell’ambito strettamente religioso la chiesa goriziana appare capace di esprimere in loco quanto matura nella Chiesa europea sia nel rinnovamento pastorale che nell’organizzazione ecclesiastica, mentre in quello sociale e politico i cattolici costituiscono una realtà emergente e profondamente rinnovatrice dentro un contesto legato ancora alle forze liberali e padronali.

Luigi Tavano