Sabato 22 novembre, l’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale i primi vespri nella solennità di Cristo Re. Al termine è stato conferito il mandato ai ministri straordinari dell’eucarestia della diocesi.
Celebriamo il conferimento del mandato a voi, ministri straordinari della Comunione, che saluto e ringrazio per la vostra disponibilità, nei primi vesperi della solennità di Cristo Redell’universo. Una festa che mette al centro la regalità di Cristo, come colui in cui tutto è stato creato e che è il senso e il fine di tutto l’universo e della storia. Vorrei, in questo momento di riflessione, soffermarsi sul rapporto tra la regalità di Cristo, la sua umanità e l’Eucaristia.
Nel corso della storia della Chiesa ci sono stati approcci diversi al mistero di Dio, a Cristo, all’uomo Gesù, all’Eucaristia.Ci sono state epoche con un forte senso di Dio, una grande percezione dei misteri della nostra fede come qualcosa al di là di ogni nostra comprensione, una certa distanza reverenziale rispetto a Cristo e anche nei confronti dell’Eucaristia (la Comunione veniva ricevuta pochissima volte durante l’anno, con una particolare autorizzazione del confessore). Spesso l’Eucaristia era vista solo come presenza reale del Signore da adorare e non anzitutto come banchetto, cibo, sacramento del sacrificio della croce. Gli altari barocchi presenti nelle nostre chiese, con un grande rilievo al tabernacolo e al supporto marmoreo al centro per l’ostensorio, ne sono una testimonianza.
Ci sono stati invece altri periodi in questi duemila anni di storia della Chiesa, che hanno quasi smarrito il senso del sacro, ilsenso di Dio: uno di questi è indubitabilmente il nostro. Dobbiamo quindi impegnarci a recuperare il fatto che Dio è Dio, che è totalmente altro, non è un qualcosa o un qualcuno a nostra immagine.
A volte si dice che la scienza sarebbe contro la fede in Dio. In realtà ci può invece aiutare a cogliere per lo meno il senso delle proporzioni. A questo proposito vorrei riprendere quanto detto da Papa Leone agli studenti in occasione del giubileo del mondo dell’educazione: «Da ex professore di matematica e fisica, permettetemi di fare con voi qualche calcolo. Avrete l’esame di matematica tra poco forse? Vediamo… Sapete quante stelle ci sono nell’universo osservabile? È un numero impressionante e meraviglioso: un sestilione di stelle – un 1 seguito da 21 zeri! Se le dividessimo tra gli 8 miliardi di abitanti della Terra, ogni uomo avrebbe per sé centinaia di miliardi di stelle. Ad occhio nudo, nelle notti limpide, possiamo scorgerne circa cinquemila».
A fronte di questi numeri ricordati da papa Leone, possiamo chiederci: noi chi siamo di fronte al mistero dell’universo e di chi lo ha creato? E nei confronti del Figlio, del Verbo di Dio in cui tutto è stato creato? Ma il Verbo di Dio è divenuto uomo, come me, come te, con pensieri, emozioni, azioni, corpo, crescita, ecc.Ed è uomo per sempre: il Verbo di Dio è Gesù con la sua umanità.La risurrezione svela tutto questo: il Risorto è alla destra di Dio edè il fine di tutto, come afferma il passo della lettera agli Efesini che abbiamo poco fa ascoltato. Lo stesso brano ci ricorda che Gesù è anche il capo della Chiesa, suo corpo. E la Chiesa siamo noi.
Nell’Eucaristia Gesù – l’uomo Gesù che è il Verbo di Dio e il capo della Chiesa – si rende presente nel pane e nel vino, sacramento del dono di sé sulla croce, che svela il segreto di tutto ossia l’amore, un amore che si fa perdono e misericordia, unsacramento che ci mette in comunione con Lui e ci fa suo corpo.Dopo la comunione, si potrebbe dire che più che nel tabernacolo, Gesù è in quelli che hanno fatto comunione con Lui (in paradiso non ci sarà più l’Eucaristia, ma il Signore con il suo Corpo che è la Chiesa, ossia noi). E Gesù vuole essere in comunione anche conle persone che non sono in chiesa, ma sono nella Chiesa.
Voi siete al servizio di questo: fare in modo che partendo dall’Eucaristia domenicale anche chi non può parteciparvi fisicamente, sia però in comunione con Gesù e con tutti e siano parte del Corpo di Cristo, attraverso la Comunione che voi portate loro.
È un grande dono poter esercitare questo ministero: essere a servizio del dono di sé che Gesù fa a tutti, a servizio della comunione della Chiesa, a servizio del Corpo di Cristo che è la Chiesa ed è destinato a diventare il Regno di Dio, dove Dio sarà tutto in tutti.
Un ministero importante da vivere a nome della Chiesa, senza deleghe, ma sentendovi inviati dalle vostre comunità. Un ministero da vivere a servizio del Regno di Dio, ma lasciandosi coinvolgere dalla logica del Regno, che è l’amore. Un amore concreto, verso i malati e le persone sole, cui portare non solo il segno dell’amore di Dio, ossia l’Eucaristia, ma, pur con i vostri limiti, il vostro amore per loro, che diventa vicinanza, ascolto, preghiera e anche accoglienza della testimonianza della loro fede e del loro amore, testimonianza spesso vissuta nella malattia e nella solitudine.
Grazie, a nome mio e della Chiesa diocesana, per il vostro impegno e che il Signore vi accompagni con la sua benedizione.
+ vescovo Carlo
