San Francesco e la Speranza

Sì è svolta domenica 12 gennaio 2025, l’ottava edizione dell’Incontro fraterno davanti il presepe. I partecipanti si sono ritrovati al valico di San Gabriele e da qui hanno raggiunto il santuario mariano della Castagnevizza.  Pubblichiamo di seguito la meditazione proposta dal vescovo Carlo.

Abbiamo compiuto insieme un bellissimo cammino di speranza. Davvero oggi abbiamo attuato l’invito di papa Francesco per questo anno santo 2025, quello cioè di essere pellegrini di speranza. Grazie per chi ha scelto i testi, li ha letti e per tutti noi che li abbiamo pregati. E proprio dalla speranza vorrei partire in questa riflessione e precisamente da due passi della Parola di Dio di questa sera contenuti nella seconda lettura, che parlano di speranza.

San Paolo scrive al discepolo Tito e cita la speranza anzitutto all’inizio del brano dove afferma che la grazia di Dio, che è apparsa (sottinteso in Gesù) ci insegna «a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo». La speranza ritorna poi alla fine del passo dove l’apostolo fa riferimento al battesimo che ci porta la salvezza: è infatti «un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanzaper mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna».

Cerchiamo di comprendere bene quello che ci dice l’apostolo, perché la prima citazione della speranza può sembrare strana. Infatti si parla dell’«attesa della beata speranza»: ma come si fa ad attendere, cioè a sperare, la speranza? In realtà san Paolo, che è molto padrone della lingua, usa un modo di dire retorico dove il contenente sta per il contenuto. In questo caso la parola “speranza” indica ciò che è “sperato” e che Paolo spiega immediatamente dopo, cioè la piena manifestazione della gloria di Dio, della sua salvezza, del suo amore. E si capisce che ciò che è “beato”, felice non è tanto la speranza, ma ciò che è sperato, ossia la gloria del Regno di Dio.

In quel Regno noi saremo eredi di Dio, cioè suoi figli e sue figlie. Di per sé lo siamo già diventati attraverso il battesimo, ma la piena eredità, cioè la partecipazione senza alcun limite alla gloria di Dio, dobbiamo ancora sperarla. Solo allora il Padre potrà affermare di noi quanto ha detto di Gesù nel Battesimo nel fiume Giordano: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Ma «nella speranza [siamo già] eredi della vita eterna». Il nostro Battesimo è già la Parola definitiva di Dio per ciascuno di noi. La nostra speranza, quindi, non è un generico auspicio, un bel desiderio riferito a qualcosa che non sappiamo se ci sarà, ma è già una certezza: siamo certi dell’eredità di Dio, solo siamo ancora in cammino verso di essa.

Questa speranza certa è espressa molto bene da san Francesco in quello che pare essere il suo scritto più antico, la preghiera davanti al Crocifisso: «Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. E damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen». Bellissimo ed efficace il modo con cui il Santo di Assisi qualifica le tre virtù: la fede dritta, cioè senza oscurità e tentennamenti; la speranza certa, ferma e sicura e non aleatoria; la carità perfetta, un amore senza alcuna ombra di egoismo.

C’è un secondo testo di san Francesco, un testo scritto di suo pugno e conservato nel sacro convento di Assisi, dove parla di speranza: le Lodi di Dio altissimo. In quell’inno Francesco cita due volte la speranza, ma in questo caso non come una virtù, perché la speranza è nientemeno che Dio: «Tu sei la nostra speranza». Come nell’espressione usata da Paolo, anche in questaaffermazione potremmo dire che il contenente sta per il contenuto: l’oggetto della nostra speranza è Dio. Questo è vero, ma Dio come nostra speranza è molto di più: è anche il fondamento della nostra speranza, è Colui che ci dona la speranza, è Colui che – come afferma la prima lettura – ci consola, perché è il pastore che sostiene il nostro cammino di speranza con grande tenerezza e misericordia («Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madr). Davvero Dio è la nostra speranza!

Vorrei concludere questa riflessione sulla speranza riferendomi ancora a san Francesco e a un episodio poco noto della sua vita raccontato nella Vita seconda da Tommaso da Celano. Leggo quanto scrive il biografo: «Un giorno, montato su un asinello, perché debole e infermo non poteva andare a piedi, attraversava il campo di un contadino, che stava lavorando. Questi gli corse incontro e gli chiese premuroso se fosse frate Francesco. Avendogli risposto umilmente che era proprio lui quello che cercava: “Guarda – disse il contadino – di essere tanto buono quanto tutti dicono che tu sia, perché molti hanno fiducia in te. Per questo ti esorto a non comportarti mai diversamente da quanto si spera”» (FF 726). Ammirevoli la franchezza del contadino e l’umiltà di Francesco nell’ascoltarlo (il racconto continua dicendo che il santo scende dall’asinello e bacia i piedi del contadino per ringraziarlo del suo ammonimento). Giustamente egli dice al santo: non deluderci, abbiamo fiducia in te, non far venir meno la nostra speranza.

E se questo fosse ciò che la gente chiede a ciascuno di noi in quanto cristiani? Certo non siamo santi, ma abbiamo in noi la speranza certa nell’amore di Dio: come facciamo a non testimoniarla? Come è possibile che non siamo un piccolo segno di speranza per chi incontriamo? E questo anche come comunità cristiane che vivono in queste due città unite nell’anno della Capitale europea della cultura. A noi spetta portare qui una cultura della speranza. Non deludiamo chi si attende questo da noi. Lo possiamo fare vivendo, come ci esorta Francesco, “una fede dritta, una speranza certa, una carità perfetta”. Chiediamo al Signore, all’intercessione di Maria e del Santo di Assisi che sia così.

+ vescovo Carlo

 

(foto dal sito https://www.samostan-kostanjevica.si/it/convento-francescano-kostanjevica)

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12 Gennaio 2025