
La sera di sabato 19 aprile 2025, l’arcivescovo Carlo ha presieduto in Cattedrale la solenne Veglia Pasquale.
In varie occasioni papa Francesco ci ha richiamato l’importanza di una ricorrenza che spesso dimentichiamo, un avvenimento importante per la nostra vita di cui non poche volte non ricordiamo neppure la data esatta. Si tratta del Battesimo, il sacramento che ci ha resi figli di Dio e ci ha fatti entrare nella Chiesa. Qualcosa di assolutamente fondamentale per il nostro essere cristiani. Vale la pena, quindi, se già non lo conosciamo, andare a cercare, magari nella parrocchia dove siamo stati battezzati, il giorno del nostro Battesimo.
In ogni caso, c’è però un giorno, anzi una notte che tutti possiamo considerare come il momento in cui fare memoria del nostro Battesimo ed è questa: la veglia pasquale. Anticamente si celebrava in questa occasione il Battesimo di coloro che come catecumeni si erano preparati a questo evento decisivo per la loro vita durante l’intera Quaresima. Da un po’ di tempo si è ripresa questa usanza sia per i sacramenti dell’iniziazione cristiana – Battesimo, Cresima ed Eucaristia – di chi da adulto diventa cristiano, sia per il Battesimo dei bambini, che poi crescendo completeranno la loro iniziazione alla vita di fede seguendo le varie tappe del cammino catechetico. Ma anche quando, come stasera, non c’è la celebrazione di alcun Battesimo, la liturgia di questa veglia santa prevede comunque la benedizione dell’acqua, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione con l’acqua benedetta in ricordo del nostro Battesimo.
Qual è il motivo del collegamento tra Veglia pasquale e Battesimo, che sia celebrato o anche solo solennemente ricordato? Ce lo ha spiegato l’apostolo Paolo nell’epistola letta prima del Vangelo: «Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione». Il Battesimo, quindi, è la nostra partecipazione alla Pasqua di Gesù, è morire e risorgere con Lui.
San Paolo fa però una rilettura particolare dell’esperienza di Gesù morto e risorto applicandola ai cristiani. Nel caso di Gesù la morte riguarda il suo corpo, che è quello del Figlio di Dio divenuto uomo; la stessa cosa vale per la risurrezione, che è la vita nuova di quel corpo ormai reso spirituale. Nel caso del cristiano, invece, grazie alla morte di Cristo che ci ha liberati dal peccato, la morte, rappresentata nel Battesimo dall’immersione nell’acqua, è la morte al peccato e la risurrezione, simboleggiata dal risalire dal fonte battesimale, non è tanto l’anticipo della vita futura che vivremo nel Regno di Dio, ma la vita nuova secondo il Vangelo di chi è stato salvato dalla morte di Gesù. Lo spiega sempre l’apostolo Paolo: «l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui». Il Battesimo, quindi, è morire a ciò che di male c’è in noi, cioè il peccato, e risorgere a una vita nuova di libertà e di amore. Questo grazie alla morte e risurrezione di Gesù che ci ha salvato, ha vinto il peccato e ha sconfitto la morte.
Immagino che tutti i presenti siano stati battezzati da piccoli, poco tempo dopo la nascita. Questo spiega il fatto che spesso, come si diceva all’inizio, non ci si ricorda neppure della data del proprio Battesimo, ma più profondamente porta a non far percepire il fatto che ci sia stato un cambiamento nella nostra vita. Chi, invece, viene battezzato da adulto ha la piena consapevolezza del dover cambiare vita per accogliere le esigenze morali del Vangelo e non viene ammesso al Battesimo senza questo impegno. Dobbiamo, quindi, lamentarci di essere stati battezzati pochi giorni o poche settimane dopo la nascita perché questo ci ha privato della possibilità di sperimentare un vero cambio di vita? No, perché il Battesimo è comunque un dono di cui essere grati: essere cresciuti dentro la fede cristiana è qualcosa di molto significativo, soprattutto quando questo è avvenuto realmente grazie all’accompagnamento della famiglia e della comunità cristiana in cui siamo stati inseriti. Resta, però, l’impegno di prenderne coscienza affinché ciò che ci è stato donato con il Battesimo da piccoli non venga banalizzato dall’ovvietà e dalla abitudine. Essere cristiani non è una cosa banale e tocca a noi, con la grazia del Signore, rendere il nostro Battesimo qualcosa di autentico, di vivo e realmente di nuovo ancora oggi.
Può essere il dono da chiedere al Signore in questa veglia pasquale, in cui ci è data la possibilità di rivivere la Pasqua di Cristo e anche la nostra Pasqua personale sperimentata con il Battesimo. Una veglia, tra l’altro, non in un anno qualunque, ma in un anno santo che ci invita alla conversione, a ritrovare la freschezza del nostro cristianesimo, l’entusiasmo del Vangelo, a vivere con speranza nel cammino della vita secondo il motto del giubileo “pellegrini di speranza”. Vi auguro che avvenga così per ciascuno di noi.
Buona Pasqua – Vesela velika noč – Buna Pasca.
+ vescovo Carlo
(foto d’archivio @Ilaria Tassini)