I santi e le sante ci fanno constatare che il Vangelo funziona

Nella serata di sabato 4 ottobre 2025, l’arcivescovo Carlo ha presieduto nella chiesa di santa Maria Assunta a Gorizia la liturgia eucaristica nella festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia.

San Francesco oggi è particolarmente di moda.
L’occasione dell’ottavo centenario francescano
, che culminerà l’anno prossimo con l’anniversario della sua morte, ha portato a un aumento diinteresse verso il santo di Assisi (aumento perché l’attenzione a san Francesco non è mai venuta meno e non solo in Italia). Si stanno moltiplicando le occasioni di riflessione, le celebrazioni, la pubblicazione dii libri scritti su di lui (anche chi proprio in questa chiesa ci ha parlato nei giorni scorsi di Francesco, collegando la sua figura al tema del confine, ha scritto un testo su di lui). Persino il parlamento italiano nei suoi due rami ha accolto praticamente all’unanimità il ripristino della festività nazionale di San Francesco a partire dal 4 ottobre dell’anno prossimo.

Verrebbe da chiedersi con frate Masseo: «Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare desideri di vederti e d’udirti e d’obbidirti. E con molta libertà e franchezza frate Masseo aggiungeva: «Tu non se’ bello uomo del corpo tu non se’ di grande scienza, tu non se’ nobile, onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?». La risposta di Francesco è chiara:«Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto il mondo mi venga dietro? Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me, e però a fare quell’operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra, e perciò ha eletto me per confondere la nobiltà e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch’ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno» (Fioretti cap. X, FF 1838).

Sicuramente avrete notato che la risposta del santo di Assisi corrisponde esattamente al Vangelo di oggi: «In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”» (Mt 11,25-26). Quanto dice Francesco a frate Masseo non è perciò dettato da una falsa umiltà, da un atteggiamento artefatto di piccolezza, ma è constatare semplicemente che Dio nei suoi confronti non ha fatto che operare secondo i propri criteri, quelli espressi dalle parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato. Potremmo riassumere quanto affermato da Francesco in maniera forse un po’ banale, ma non per questo meno vera: il Vangelo funziona.

Ecco i santi e le sante ci sono per farci constatare che il Vangelo funziona. Abbiamo bisogno di saperlo sempre, soprattutto oggi dove sembra funzionare – usiamo lo stesso verbo – non il Vangelo, ma la legge del più forte, di chi ha più soldi, di chi ha più missili, di chi – aggiorniamoci – ha più droni. Ho detto “sembra funzionare”, ma in realtà funziona davvero: lo dicono il numero impressionante di uccisi (bambini compresi), di case distrutte, di fabbriche, di uffici e persino di ospedali ridotti in cumuli di macerie.

La reazione allora non può che essere quella che papa Leone ha definito il 12 settembre scorso in un videomessaggio per la proposta di candidatura di Lampedusa a Patrimonio Immateriale dell’UNESCO come la “globalizzazione dell’impotenza”,aggravando quella già tremenda espressione usata da papa Francesco fin dalla sua prima esortazione Evangelii gaudium: la “globalizzazione dell’indifferenza”. Cito quanto detto da papa Leone: «La globalizzazione dell’indifferenza, che Papa Francesco denunciò proprio a partire da Lampedusa, sembra oggi essersi mutata in una globalizzazione dell’impotenza. Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Cosa posso fare io, davanti a mali così grandi?».

Cosa posso fare io di fronte a mali così grandi? Cosa posso fare io di fronte a un mondo dove il Vangelo pare essere sconfitto e sembra stravincere la logica di Caino, mentre gli Abele sopraffatti e uccisi si moltiplicano a dismisura? Papa Leone non si è fermato alla domanda, ma ha dato una risposta: «La globalizzazione dell’impotenza è figlia di una menzogna: che la storia sia sempre andata così, che la storia sia scritta dai vincitori. Allora sembra che noi non possiamo nulla. Invece no: la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri, nei quali il bene risplende e l’autentica umanità resiste e si rinnova». Di fronte all’impotenza i martiri, i giusti, gli umili, i santi come Francesco ci dicono che il Vangelo è vero, che quanto intuito da Maria con il suo Magnificat – “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…” – è realtà, che il Regno di Dio non è un bel sogno (o una tremenda illusione), ma c’è: certo è solo un seme o poco più, ma c’è e opera in questo mondo. Francesco forse più di altri santi e di altre sante ha rappresentato quasi plasticamente la verità del Vangelo, venendo spesso chiamato “alter Christus”, un altro Cristo, e certamente la sua conformazione alla passione di Cristo tramite le stimmate è stata persino fisica (ed ecco il perché della scelta per questa festa della seconda lettura di oggi dove Paolo afferma: «io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo»).

Può nascere a questo punto un’obiezione: si può essere d’accordo che non è vero che il Vangelo non funziona nel mondo, ma che almeno in san Francesco e in altri santi ha funzionato (continuo a usare questo verbo un po’ banale, ma comprensibile…). Ma perché in me non funziona? Io sono pigro, incostante, egoista, lamentoso, vendicativo, sensuale, orgoglioso, ecc. prego poco, mi interessa quasi niente dei poveri, faccio spesso gli affari miei, ecc. Ecco: in me il Vangelo non funziona proprio, funzionerà con san Francesco e i santi, ma con me no. Insomma detto in sintesi: sono un peccatore.

Verrebbe da dire che se Francesco nella sua risposta a frate Masseo dice che lui è il più vile, il più insufficiente, il più grande dei peccatori e quindi se questo è vero e con lui il Vangelo ha funzionato, funzionerà anche con me che sono peccatore. Ma so che questa risposta alla fine non ci persuade per niente, perché sì ci sentiamo peccatori, ma purtroppo non siamo convinti che il Vangelo non è altro che il gioioso annuncio che Gesù è venuto per i peccatori. Per convertirli, certo, ma solo al fatto di essere e sentirsi amati da Lui.

Basta questo? Basta. E il resto? E il resto viene dopo. Ma come si fa a sentirci davvero amati da Lui? Non chiedetelo a me, stasera. Chiedetelo a san Francesco, alla sua intercessione: forse proprio stasera vi sta ottenendo dal Signore la vostra “seconda conversione”, la conversione al suo amore, al sentirci amati da Lui. E allora tutto cambia.  

+ vescovo Carlo

 

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5 Ottobre 2025