Il vescovo Carlo ricorda don Renzo

All’inizio del Consiglio presbiterale tenutosi giovedì 11 marzo 2021, l’arcivescovo Carlo ha voluto ricordare la figura di don Lorenzo Boscarol deceduto all’alba di domenica 7 marzo.

Penso sia doveroso e doloroso iniziare il nostro incontro di oggi ricordando don Lorenzo Boscarol e pregando per lui e per tutti coloro che più di altri sentono la sua mancanza, a cominciare dalla sorella Gabriella, dai familiari, dai parrocchiani di Ronchi, dai suoi compagni di ordinazione, da tutti gli amici e le tante persone con cui era in relazione. Una preghiera che diventa anche ringraziamento per il suo appassionato impegno a favore della nostra Chiesa e della società nel nostro territorio e della sua testimonianza di intelligente e creativa fedeltà al Signore.

Riflettendo in questi giorni sulla sua presenza nel nostro presbiterio, per quanto ho potuto conoscere in questi anni, penso si possa dire che don Renzo è stato uno tra i nostri preti che più di altri ha vissuto e interpretato quella stagione ricca di speranze e di promesse per la Chiesa in generale e in particolare per la nostra Chiesa e anche per il suo contesto sociale, che si riferisce al Concilio e la post Concilio. Un periodo caratterizzato qui da noi in particolare dall’episcopato di mons. Cocolin, cui don Renzo si è sempre sentito molto legato. Una stagione che va dalla fine del Concilio all’inizio del nuovo millennio.

Un tempo caratterizzato da un desiderio di impegno della Chiesa nel sociale (comprese le realtà della politica in senso nobile e della comunicazione, mondi molto cari a don Renzo), e da un rinnovamento delle forme della evangelizzazione e della pastorale.

Inoltre – e anche questo era particolarmente seguito da don Renzo – anche da un’evoluzione verso una realtà sociale e culturale mitteleuropea che superasse le divisioni e le ferite delle due guerre e dei due dopoguerra e che trovasse nella città di Gorizia un forte riferimento per l’ampio territorio che riconosce in Aquileia le sue radici cristiane.

Quanto tutte queste promesse e attese iniziali abbiano trovato il loro compimento, almeno parziale; quanto ciò che stava a cuore a don Renzo e non solo a lui sia stato trasmesso e raccolto dalle generazioni più giovani di sacerdoti e in generale dalla nostra Chiesa; quanto i cambiamenti intervenuti nel nuovo millennio nella Chiesa e nel mondo (da ultimo con questa imprevista pandemia) siano diventati opportunità di crescita e non di regressione, è difficile dirlo.

Potrebbe però forse essere utile un confronto tra di noi su tutto ciò, a patto che non sia finalizzato a dare giudizi, a cercare meriti e colpe, quanto piuttosto a capire questo attuale difficile momento per la Chiesa e la società, anzitutto la nostra Chiesa e società, in un clima di fraternità, di stima e di comprensione reciproca e soprattutto di dedizione appassionata al Signore e al suo Regno, come quella testimoniata da don Renzo.

Concludo il ricordo di questo nostro sacerdote, manifestando una particolare riconoscenza a lui da parte mia, in particolare per l’apertura di conoscenza e di relazioni con il mondo del lavoro che mi ha saputo assicurare, soprattutto in occasione delle visite pasquali alle diverse aziende. Spero che qualcuno possa continuare in questo suo impegno.

+ vescovo Carlo

 

Mons. Redaelli aveva ricordato anche la figura di don Renzo appena appresa la notizia della sua scomparsa.

Nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni social 2021, Papa Francesco sottolinea che “Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona”.
Credo che queste parole ben delineino l’impegno di don Lorenzo Boscarol come sacerdote e giornalista. Don Renzo ha sempre voluto “esserci” per vivere il fatto è renderlo, attraverso il suo essere e farsi comunicatore, in notizia. Ben sapendo, però, che a riempire le colonne del giornale non erano semplici parole ma la vita delle persone. E tutto questo alla luce di quella Parola a cui aveva affidato la sua vita in un “Eccomi!” ripetuto senza esitazioni per più di mezzo secolo. Ogni giorno.
È stato un preciso riferimento nei servizi pastorali diocesani che ha di volta in volta ricoperto, per me e per i miei predecessori, mons. Pietro Cocolin, padre Antonio Vitale Bommarco, mons. Dino De Antoni.
La sua è stata una presenza attiva e partecipe alla vita del presbiterio diocesano con osservazioni mai banali o scontate e critiche che sapevano sempre essere costruttive.
Mi piace ricordare la passione con cui, soprattutto negli ultimi anni, ha organizzato gli incontri del vescovo con le realtà del lavoro sul territorio diocesano: di anno in anno trovava sempre qualche nuova realtà produttiva da aggiungere all’itinerario precedente a testimoniare la vicinanza concreta della Chiesa diocesana a questo mondo.
Per la nostra Chiesa diocesana, per il mondo della cultura e del giornalismo regionale è una perdita davvero grande.
In attesa di celebrare le sue esequie, lo affidiamo con la preghiera al Signore.
+ vescovo Carlo
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11 Marzo 2021