Presiedute dall’arcivescovo Carlo sono state celebrate in cattedrale lunedì 3 novembre le esequie del sacerdote diocesano don Sergio Ambrosi.
Siamo qui raccolti in molte persone per esprimere il nostro ultimo saluto a don Sergio e per affidarlo al Signore. Tante persone legate a lui da amicizia, affetto, stima e che oggi vogliono esprimergli la loro riconoscenza per la sua azione di sacerdote, vissuta con grande passione e generosità.
Penso sia giusto, mentre ricordiamo questo nostro caro sacerdote, cercare di rileggere, per quanto ci è possibile, il suo percorso pastorale e personale dal punto di vista della fede. Vorrei riferirmi alla Parola di Dio che oggi è stata proclamata e insieme a due terne che delineano da una parte l’impegno pastorale del sacerdote – ossia Parola, Sacramenti e Carità – e dall’altra la vita spirituale del cristiano e quindi anche del sacerdote come credente: Fede, Speranza e Carità. Due terne cui vorrei aggiungere a ciascuna un quarto elemento tipico dell’esperienza di prete e di credente di questo sacerdote.
Don Sergio è stato certamente un uomo della Parola, che ha saputo annunciare e proporre in particolare ai ragazzi e ai giovani, ma anche a coloro che hanno un ruolo educativo nei loro confronti come i catechisti, gli insegnanti in particolare quelli di religione, i genitori e gli educatori e animatori degli oratori. Ha realizzato questo nei suoi diversi incarichi, in particolare in riferimento alla pastorale giovanile e al ruolo di responsabile dell’ufficio catechistico, nonché ovviamente nel suo ministero di parroco. Penso che molti dei presenti siano debitori per la loro formazione cristiana dell’impegno generoso e competente di don Sergio, delle scuole di preghiera, dei corsi di formazione, delle veglie e di tante altre iniziative da lui promosse.
Don Sergio, poi, soprattutto per l’impegno di direzione dell’ufficio catechistico, ha saputo intrecciare l’importanza della Parola di Dio con i Sacramenti in particolare quelli dell’iniziazione cristiana, che introducono i bambini, i ragazzi e gli adolescenti in una vita secondo il Vangelo.
Una vita da vivere nella Carità. E certamente don Sergio ha compiuto questo in prima persona. Ricordo la sua direzione, molto attenta ai bisogni dei poveri e soprattutto dei minori, della Fondazione Contavalle, ma anche il suo impegno per la riconciliazione e la crescita di un rapporto di stima e di fiducia per chi abita di qua e di là del confine attraverso l’opera di Concordia et Pax.
Parola, Sacramenti, Carità: ma qual è il quarto elemento proprio dell’azione pastorale di questo sacerdote? Non è difficile indovinarlo, perché per esso don Sergio aveva acquisito notorietà nella sua giovinezza: sì, proprio lo sport. Per don Sergio non si trattava solo di una particolare abilità che forse – se non fosse diventato prete – avrebbe potuto portarlo a livello di noti campioni della nostra regione, ma anche di uno strumento per una vera azione pastorale in particolare a favore dei giovani. E anche in questo caso, molti dei presenti potrebbero dire parecchio su questa passione e su questo suo impegno educativo da realizzare attraverso lo sport.
Parola, Sacramenti, Carità, Sport. Ma vorrei riferirmi anche agli altri tre elementi decisivi per la vita cristiana e per il cammino spirituale dei don Sergio, ossia Fede, Speranza, Carità. E anche in questo caso aggiungerò tra poco un quarto elemento, forse un po’ sorprendente ma importante.
A scanso di equivoci preciso che per un sacerdote l’azione pastorale, connotata dai tre ambiti che sopra ho ricordato, non è qualcosa a lato del proprio cammino spirituale: un sacerdote vive il suo essere cristiano facendo appunto il pastore di una comunità. Però è anche vero che c’è comunque un qualcosa di assolutamente personale che connota il cammino umano e cristiano di ogni sacerdote, un cammino che eccede la sua azione pastorale e che riguarda la sua intimità più profonda. Un’intimità che don Sergio sapeva bene celare grazie al suo carattere riservato, ma che pure traspariva dalla sua vita.
Certamente don Sergio è stato un uomo di fede e di grande fede. Una fede sobria, non esibita, ma autentica. Ho conosciuto don Sergio ormai molti anni fa, quando però la sua vita era già segnata da una seria malattia. Mi ha subito colpito il suo modo di affrontarla, dimentico di sé, impegnato per gli altri. Questo è possibile solo se si è sostenuti da una fede vera nel Signore.
Una fede che può anche avere nel cuore turbamento, ma poi si apre alla speranza, come ci ha ricordato la parola di Dio di oggi. Molto significative le espressioni di sconforto del libro delle Lamentazioni: «Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. Ben se ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me». Espressioni che poi si aprono alla speranza – la seconda delle tre virtù teologali – e alla certezza che il Signore è fedele: «Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà. “Mia parte è il Signore – io esclamo –, per questo in lui spero”. Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore» (il silenzio di don Sergio, abitato però dalla fede…). La stessa cosa viene sottolineata dal salmo, il noto De profundis, che esprime una grande speranza in Dio: «Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola». E ancora di più dal Vangelo di Giovanni, dove Gesù nella sua umanità manifesta il suo turbamento al Padre di fronte alla croce che lo attende – «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?» -, turbamento che diventa affidamento a Dio, al suo nome santo: «Padre, glorifica il tuo nome!».
Fede, Speranza e naturalmente Carità, che abbiamo già ricordata nelle sue manifestazioni esterne, ma che trova la sua origine in un cuore, come quello di don Sergio, ricolmo dell’amore del Signore. Qual è invece il quarto elemento della vita spirituale di questo sacerdote? Può forse sorprendere chi non l’ha conosciuto da vicino, ma è il riferimento a Maria. Mi è capitato più volte negli scorsi mesi di ascoltare da don Sergio, a San Giusto e in ospedale, come aveva modificato la seconda parte dell’Ave Maria che recitava nel suo cuore. Purtroppo – e me ne rammarico – non mi sono annotato subito le sue parole, ma una persona molto vicina e attenta a don Sergio me le ha ricordate (e ringrazio di cuore lei e tante altre persone che hanno dimostrato grande vicinanza a questo sacerdote): «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora del nostro incontro con te. Amen». Parole che esprimono una grande e personale fiducia a Maria a cui si affidava con tutto il cuore come un figlio consapevole che la morte è l’incontro con una Madre.
Parola, Sacramenti, Carità e sport; Fede, Speranza, Carità e Maria. Non so se ho interpretato bene la vicenda di prete e di credente di don Sergio. In ogni caso con tutti voi e con tutti coloro che lo ricordano con affetto e riconoscenza, lo affidiamo ora al Signore: alla fine ciò che conta è come Lui interpreta la nostra vita, anche quella di don Sergio, ed è l’interpretazione – ne siamo certi – di un Padre pieno di amore e di misericordia.
+ vescovo Carlo
