Nella serata di lunedì 8 settembre l’arcivescovo Carlo ha presieduto la tradizionale celebrazione mariana alla chiesa della Beata Vergine Marcelliana di Monfalcone, seguita dalla processione lungo le vie del rione Panzano. Riportiamo il testo dell’omelia.
Il lungo elenco di nomi che il brano di Vangelo ci presenta, nomi quasi tutti lontani da quelli che sono oggi in uso, può apparire noioso e inutile. Per sé la stessa liturgia prevede una forma breve del Vangelo, che tralascia la sequenza di nomi della genealogia e va direttamente alla nascita di Gesù dalla vergine Maria.
Vorrei, però, soffermarmi proprio sulla successione dei nomi per una prima considerazione, in apparenza ovvia, ma che non lo è. Dietro ogni nome c’è una persona concreta, ossia qualcuno o qualcuna simile a ciascuno di noi. Un uomo o una donna cioè che ha avuto sogni, attese, ideali, sofferenze, fatiche, affetti, relazioni, peccati, delusioni, paure, gioie, ecc. Insomma tutto ciò che costituisce la realtà di ogni persona. Se è così, allora i nomi che abbiamo ascoltato cessano di essere elementi di una qualunque elencazione, come se fosse per esempio l’enumerazione di cose, ma acquistano vita e dignità. Sì, perché ogni uomo e ogni donna ha una sua dignità, una sua individualità, un suo valore, quello di essere persona. Spesso ce ne dimentichiamo, soprattutto quando non conosciamo, direttamente o indirettamente, l’uomo e la donna in concreto, ma lo consideriamo un nome in un elenco o, peggio, un numero dentro una somma complessiva. Considera un uomo o una donna una persona o un numero cambia tutto, perché modifica il nostro modo di porsi e anche di agire nei suoi confronti.
Faccio un esempio. Nei giorni scorsi qualche giornale ha ricordato che dieci anni fa, il 2 settembre 2015, è stato trovato morto riverso su una spiaggia in Turchia un bambino di tre anni Alan Kurdi, coinvolto in un naufragio di migranti siriani dove morirono anche il fratellino di 5 anni, la mamma, e altre nove persone. Quella foto, forse lo ricordate, fece il giro del mondo e suscito un’ondata di commozione e di indignazione. Quasi ogni giorno altri bambini e altri adulti muoiono oggi nel mediterraneo, ma di loro non sappiamo neppure il nome, e spesso la notizia che li riguarda, una tra le tante del giorno, si riduce a dare il numero complessivo dei morti. E nessuno, o quasi, si commuove o s indigna. Si tratta di un esempio, ma può essere moltiplicato per tutte le situazioni, soprattutto di guerra – e purtroppo i conflitti oggi sono moltissimi e non c’è solo la guerra in Ucraina e a Gaza – dove ormai si danno solo dei numeri di morti. Lo sappiamo, ci si commuove, ci si indigna, ci si attiva per uno, due, tre, dieci morti, ma quando diventano mille, diecimila, centomila o un milione spesso la cosa ci lascia indifferente.
Pensare a ogni uomo e a ogni donna, a ogni bambino e a ogni bambina come persone, con un nome e tutto ciò che costituisce una persona, cambierebbe il mondo e, certamente, renderebbe meno facili le guerre e tante forme di violenza e di disprezzo della vita. Facciamolo almeno noi cristiani, che sappiamo che ogni uomo e ogni donna è figlio e figlia di Dio, di un Padre che ama tutti. Tra l’altro – e anche questo spesso lo dimentichiamo – Dio ama davvero tutti e non solo le vittime, ma anche chi uccide, non solo Abele, ma anche Caino (andate a vedere nelle prime pagine della Bibbia la cura che Dio per Caino, l’omicida del fratello).
Una seconda considerazione che possiamo fare stasera è che dentro quell’elenco, che abbiamo compreso essere in realtà l‘intreccio di una storia di persone e non solo di nomi, si è inserito il Figlio di Dio, Gesù, nato da Maria. Il Figlio di Dio è diventato uomo come noi e non ha avuto paura di essere simile a noi e soprattutto di inserirsi in questa tragica realtà della storia umana. Gesù è uno di noi, con la sua umanità, che è come la nostra: eccetto che nel peccato, Gesù nella sua vita terrena è stato esattamente come noi con i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre delusioni, le nostre fatiche, le nostre emozioni, tutto ciò che costituisce la nostra umanità. Questo è stato il suo modo di salvarci, che ha raggiunto il culmine con il dono della sua vita sulla croce, con il suo mettersi dalla parte delle vittime, dei condannati, dei disprezzati. Così ci ha rivelato quanto ogni uomo e ogni donna sono preziosi agli occhi di Dio. E così ci ha dato speranza. Dobbiamo conoscere sempre di più l’umanità di Gesù, evitando di ridurlo a un’immaginetta o a una figura più o meno ideale o leggendaria. No, Gesù ha la nostra carne e il nostro sangue.
Carne e sangue che ha preso da Maria. Una donna vera, reale, di cui oggi celebriamo la nascita come quella di tutti i bambini e le bambine del mondo. L’essere stata preservata dal peccato non l’ha resa meno persona, meno bambina, meno donna. Anzi, lei con Gesù, è proprio la persona come era stata voluta da Dio, ma che il peccato ha rovinato. In questo senso siamo noi a essere per così dire meno persone e non certo Gesù e Maria. Anche nel caso di Maria, dovremmo impegnarci ancora di più a vederla nella sua umanità. Certo, noi qui veneriamo una statua, ma è solo un simbolo, un richiamo a Maria, che ora vive nella gloria di Dio, ma con un corpo reale, con una mente che pensa a noi, un cuore che ci ama. Per questo possiamo rivolgerci a Lei, sentendola molto vicina. Rivolgerci a Lei in particolare in questo tempo di grazia, che è il giubileo. Un anno di perdono, di conversione, di speranza.
Venendo qui in questo santuario, che ora è chiesa giubilare, dovremmo chiedere all’intercessione di Maria di essere realmente pellegrini di speranza, persone cioè che camminano dentro la non facile realtà di questo mondo sapendo di non essere soli. Persone che sono chiamate a considerare gli altri come altrettante persone e a ricordare a ogni uomo e donna che incontrano, che tutti siamo amati, che a tutti è proposta la salvezza, che per tutti il Figlio di Dio è divenuto uomo e ha dato la sua vita, che tutti sono per Maria figli e figlie carissimi. Per questo, stasera, vogliamo affidare a Maria noi stessi, le persone che ci sono care – soprattutto chi vive situazioni di fatica, di malattia e di difficoltà –, coloro che qui vengono a chiedere la sua intercessione, come pure l’intera città di Monfalcone che la venera in modo speciale, ma anche ogni uomo e ogni donna di cui nessuno si ricorda, spesso ridotti a un numero, ma non certo per Lei, Madre di misericordia, Vergine della speranza.
+ vescovo Carlo
