Nell’udienza generale di mercoledì scorso, papa Francesco ha ricordato un’usanza tipicamente pasquale presente nella sua patria e in altri paesi: «c’è l’abitudine – sono le sue parole – che quando il giorno di Pasqua si sentono, si ascoltano le campane, le mamme, le nonne, portano i bambini a lavarsi gli occhi con l’acqua, con l’acqua della vita, come segno per poter vedere le cose di Gesù, le cose nuove». E ha aggiunto: «In questa Pasqua lasciamoci lavare l’anima, lavare gli occhi dell’anima, per vedere le cose belle, e fare delle cose belle. E questo è meraviglioso! Questa è proprio la Risurrezione di Gesù dopo la sua morte, che è stato il prezzo per salvare tutti noi».
Lavarci gli occhi per vedere le cose nuove della Pasqua di Cristo. Lavarci con l’acqua del nostro Battesimo, perché tutto è cominciato lì. Lì siamo rinati, ci siamo immersi nella morte di Cristo, scesi nella tomba con Lui, per risorgere con Lui a una vita nuova. In passato si sottolineava del Battesimo soprattutto l’effetto della cancellazione del peccato originale e meno quello della nuova vita in Cristo, ma è questo ciò che conta, come anche la ricca Parola di Dio di questa notte ha più volte sottolineato.
Così il racconto della creazione è stato proclamato per dirci che con la partecipazione battesimale alla Pasqua di Cristo siamo come ricreati. La promessa ad Abramo di essere padre di una moltitudine di popoli si realizza con il dono della figliolanza divina sempre per mezzo del Battesimo. L’esperienza salvifica dell’esodo, con il passaggio prodigioso del mare, si compie ora nelle acque del Battesimo. La nuova alleanza è quella che si è compiuta nella Pasqua di Cristo che ci dona realmente un cuore nuovo. E l’apostolo Paolo nel brano della lettera ai Romani ha affermato con chiarezza che con il Battesimo siamo stati immersi nella morte di Cristo per renderci viventi in Lui. Rileggo le sue parole: «non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione».
Siamo allora chiamati a prendere consapevolezza della novità pasquale che il Battesimo ha portato nella nostra vita. Una novità che dobbiamo avere la capacità di vedere. Mi confidava recentemente un uomo diventato un anno e mezzo fa papà di due gemelli il fascino di vedere come per questi bambini tutto è una scoperta e una meraviglia gioiosa, come spesso restano incantati con i loro occhioni spalancati alla scoperta del mondo che c’è attorno a loro. E concludeva con un tono che denotava una nostalgia per un’età dorata che non c’è più: “noi adulti non sappiamo più meravigliarci di niente”.
Anche noi cristiani adulti, aggiungo io. La Pasqua, la veglia in questa notte santa ha lo scopo di risvegliare in noi questa meraviglia. Il Signore è morto e risorto: alleluia. Ci ha redento, ci ha fatti rinascere: alleluia. Che faccia riaprire i nostri occhi per vedere la sua azione in mezzo a noi. Il suo amore, la sua tenerezza, la sua misericordia. Il suo accompagnarci nei momenti gioiosi, il suo chinarsi su di noi nei momenti difficili. Il suo incoraggiamento quando camminiamo sulla via giusta, il suo paterno rimprovero quando ci stiamo smarrendo.
Che il Signore ci aiuti poi ad accorgerci dei fratelli e delle sorelle che ci ha donato. Se il Battesimo ci rende figli, non ci fa di certo figli unici, ma ci inserisce nella famiglia di Dio. Occorre allora vedere con occhi nuovi pieni di riconoscenza l’immagine di Dio riflessa sul volto di ogni uomo e di ogni donna, in particolare di ogni credente che ci è fratello e sorella dentro la Chiesa e di ogni povero.
Questa Chiesa spesso, e non sempre a torto, criticata, contestata, fonte di delusione… eppure sposa amata da Cristo e per questo continuamente redenta e purificata. Una comunità ecclesiale, che con i suoi limiti, è capace ancora oggi di annunciare il Vangelo, di testimoniarlo anche con il sangue dei martiri, di farsi vicina ai poveri e agli abbandonati. E non è questo qualcosa di nuovo e di sempre sorprendente?
Nel libro del profeta Isaia c’è un dialogo tra Dio e il suo popolo in cui il Signore a un certo punto, quasi restando stupito e un po’ amareggiato dell’incapacità degli uomini di vedere la sua azione, dice: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Isaia 43,19). Si tratta di una domanda che il Signore rivolge anche a noi stanotte. Mi auguro che non succeda anche nei nostri riguardi che si meravigli troppo della nostra poca… meraviglia, della nostra incapacità di accorgerci della novità della sua risurrezione e del nostro Battesimo. E che ci doni occhi nuovi capaci finalmente di vedere.
+ vescovo Carlo