Maria regina della pace
L’omelia di mons. Redaelli in occasione del pellegrinaggio diocesano al santuario mariano di Barbana
07-09-2014

Quando ho suggerito di utilizzare come formulario per la celebrazione odierna quello di “Maria Vergine Regina della pace” non avevo ancora verificato quali letture proponesse la liturgia. Ieri, preparando questa celebrazione, ho visto che il Vangelo previsto ero quello dell’annunciazione e mi è venuto spontaneo essere un po’ perplesso: quante volte avrò predicato ormai in 34 anni di sacerdozio su questo Vangelo? Che cosa posso dire di nuovo? E che cosa c’entra con la pace?

Penso che una risposta può esserci data dalla prima lettura, la profezia di Isaia, che parla del bambino che nasce come del “principe della pace” e che afferma, piena di speranza: «la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre».

L’annunciazione è il momento dell’incarnazione del Verbo di Dio, il momento in cui la profezia di Isaia finalmente si realizza. Il bambino che nascerà da Maria, afferma l’angelo, «sarà – infatti – grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Non sarà però solo Colui che finalmente porterà ad attuazione le promesse date alla casa di Davide, perché non sarò solo un discendente di Davide, ma il «Figlio dell’Altissimo», Colui che sarà chiamato – sono sempre parole dell’angelo – «Figlio di Dio». Il suo regno quindi non si limiterà a essere quello di Davide, ma abbraccerà tutto il mondo e la pace sarà donata all’intera umanità. Maria è dunque regina della pace, perché è madre di Gesù, il re della pace.

Sappiamo che quando la Bibbia parla di “pace” non dà solo una connotazione in negativo di questo termine – l’assenza di guerre -, ma lo carica di una grande forza positiva: la pace è la situazione di pienezza di benessere, di felicità, di giustizia, di gioia, di bellezza. In altre parole, è lo stato di grazia che Dio fin dall’inizio ha pensato per gli uomini e le donne, creandoli a sua immagine e somiglianza e rendendoli partecipi della sua stessa vita.

Dopo il peccato di Adamo ed Eva, tutto ciò è sembrato una realtà impossibile. La prima ripetizione del peccato originale – perché ogni nostro peccato non è se non una ripresa del peccato delle origini – è stata infatti l’assassinio di un uomo, Abele, da parte di un fratello, Caino.

Da allora i “Caini” si sono moltiplicati all’infinito non solo come singoli, ma come interi popoli. E la cosa più tragica è che quasi non ci sono stati più degli “Abele”: Abele, infatti, ha spesso reagito alla violenza e alla ingiustizia di Caino, diventando lui stesso un Caino, l’agnello minacciato dal lupo si è fatto a sua volta lupo. Solo un Abele che non diventasse Caino, un agnello che si lasciasse uccidere senza diventare lupo poteva interrompere questa catena di odio, di ingiustizia, di violenza.

L’Abele, l’Agnello sacrificato è il Verbo che ha preso carne nel seno della Vergine Maria, è il Signore Gesù, Colui che è stato appeso al legno come maledetto, per riscattarci dalla maledizione del peccato e della morte (cf Gal 3,13-14). Solo Lui può portare la pace, perché solo Lui è andato fino alla motivazione profonda della guerra: il peccato. E da esso ci ha salvato.

Nella lettera che ho redatto in preparazione alla imminente visita di Papa Francesco a Redipuglia, a un certo punto ho cercato di elencare le motivazioni per cui è scoppiata la prima guerra mondiale: «l’imporsi del concetto di nazione fino a giungere a esasperati nazionalismi, il desiderio di rivincita dopo precedenti conflitti, la crisi sociale degli imperi centrali, l’accumulo di armi con i relativi interessi, la visione romantico-cavalleresca della guerra come “purificazione” eroica dell’umanità». Ho però dimenticato la causa più importante: il peccato. Sì, proprio il peccato che è dentro ciascuno e porta a cercare il potere, il denaro, l’onore, la gloria, i propri interessi. Il peccato che agisce non solo nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, ma all’interno di ogni società e diventa una catena da cui non si sfugge e che ci avviluppa sempre più.

Anche i cristiani – lo dimostrano duemila anni di storia – non sono stati indenni da questo, nonostante avessero il dono grande del Vangelo della pace. Come mai la maggior parte delle nazioni coinvolte tragicamente nella prima guerra mondiale si sono affrontate ritenendo ciascuna di essere nel giusto e che Dio benedicesse il proprio esercito e non quello degli altri? Come mai, a parte il papa – prima Pio X e poi e soprattutto Benedetto XV – e pochi spiriti illuminati, vescovi, preti, religiosi, cristiani ferventi e devoti si sono schierati a favore della guerra o, comunque, se ne sono lasciati coinvolgere?

Nella lettera citata scrivo: «se emergesse ora una situazione di possibile conflitto, quale sarebbe il nostro atteggiamento come cristiani, ma anche come cittadini?». Non sono così sicuro che sarebbe quello giusto. Qualche avvisaglia c’è già ora di fronte alle guerre e guerriglie che la televisione ci porta in casa ogni giorno (ma ce ne sono molte altre di cui nessuno parla, che sono altrettanto gravi e pericolose per la pace dell’umanità). Certo che se in situazioni di tensioni la risposta più immediata è quella di decidere di aumentare le spese per le armi…, non si va molto lontano. E se noi cristiani cominciamo a dire che – sì, siamo d’accordo – bisogna amare i nemici, ma qualcuno proprio no, perché è più nemico degli altri e fa il suo mestiere di nemico e quindi non ci garantisce la reciprocità…

Dobbiamo quindi pregare la Regina della pace, perché con la sua intercessione i nostri cuori possano aprirsi al perdono che viene da Dio e abbiano sentimenti di pace, di misericordia, di riconciliazione, di accoglienza; le nostre menti siano colme di pensieri di pace; le nostre mani diventino operose a favore della giustizia; i nostri piedi ci conducano in cammini di riconciliazione. Maria Vergine, Regina della pace, prega per noi.

† Vescovo Carlo