La Parola di Dio di oggi ci offre una pista precisa per comprendere la festa del Corpus Domini. Questa pista è il sangue.
Diversamente che per la cultura del tempo della Bibbia, nella nostra cultura il sangue non ha una grande importanza. Certo, c’è chi sviene di fronte a una goccia di sangue e o se deve fare un prelievo… Ci sono persone invece indifferenti o a cui piacciono i film con molto sangue e con effetti speciali… Purtroppo il sangue che vediamo con abbondanza scorrere in televisione non sempre è un effetto speciale, ma è molto vero e corrisponde a incidenti, catastrofi, violenze e guerre. Un modo positivo di vedere il sangue è quello proposto dalle associazioni che invitano alla donazione per le persone che hanno bisogno di trasfusioni di sangue per vivere. Quest’ultima modalità ci avvicina al modo di sentire proprio dell’antichità, testimoniato dalla Bibbia: il sangue come ciò che è necessario per vivere, il sangue come sede della vita. Il sangue, quindi, collegato direttamente con Dio, fonte della vita.
Da qui tutta una serie di conseguenze e di precetti, che solo appunto il legame tra sangue, vita e Dio possono spiegare. Anzitutto il divieto dell’omicidio visto come versare il sangue di una persona: solo Dio può togliere la vita e solo Lui, per altro, può vendicare il sangue innocente che grida vendetta contro l’uccisore (cf Gn 4, 10). Nella legge biblica esisteva poi quello strano divieto di nutrirsi di sangue degli animali o di mangiare carne non ben dissanguata (niente bistecche al sangue…): il sangue, infatti appartiene a Dio e l’uomo non può servirsene. Notate che era una proibizione così fortemente sentita nella mentalità giudaica, da venire inizialmente imposta anche ai cristiani provenienti dal paganesimo per non creare scandalo ai giudei diventati prima di loro cristiani (cf Atti 15,20-29).
Il collegamento tra il sangue, la vita e Dio spiega l’importanza di questo elemento nel culto. Anche in questo caso diverse erano le modalità e vari i significati dell’uso del sangue.
Un primo, ricordatoci dalla prima lettura, è l’alleanza. Per dire che Dio e il popolo sono alleati, uniti dalla stessa vita, Mosè compie infatti un rito speciale: il sangue delle vittime per metà è sparso sull’altare, simbolo di Dio, e con l’altra metà viene asperso il popolo. Così Dio e il popolo sono dello stesso sangue, hanno la stessa vita in comune.
Una seconda modalità di utilizzo del sangue nel culto avveniva nei sacrifici: il sangue era versato sull’altare, dedicato a Dio. C’era però in particolare un rito speciale, quello dell’espiazione, dove il sangue delle vittime serviva a purificare il popolo dai peccati.
Infine il sangue degli animali sacrificati indicava protezione (quello dell’agnello pasquale era posto sugli stipiti delle porte a custodia della casa: cf Es 12) o consacrazione (i sacerdoti e anche l’altare erano consacrati con il sangue: cf Es 29,20; Ez 43,20).
Vi ho raccontato tutto questo non per fare un po’ di istruzione biblica – cosa che per altro non guasta… –, ma per ricordarci a che cosa pensavano gli apostoli, quella sera, nell’ultima cena, quando Gesù aveva loro consegnato il calice del vino, invitandoli a bere e dicendo quelle parole in apparenza misteriose, ma molto chiare per chi conosceva la Bibbia: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti».
Che cosa avevano capito o per lo meno intuito Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo e tutti gli altri? Lo riassumo schematicamente:
qui nel cenacolo siamo come sul monte Sinai, al momento dell’alleanza tra Dio e il suo popolo;
il nuovo Mosè è il nostro maestro, Gesù: Lui sta compiendo la nuova alleanza tra Dio e noi;
l’agnello sacrificato, da cui ricavare il sangue, non è quello che in questi giorni di Pasqua viene immolato nel tempio, ma è Gesù stesso che ci ha preannunciato che andrà a morire in croce per noi;-
il suo sangue è versato per gli altri: è quello che purifica i nostri peccati e quelli di tutti;
non c’è più la proibizione di nutrirsi del sangue perché è di Dio, perché Gesù ci ha invitati a bere il suo sangue, di Lui Figlio di Dio; la nostra unione con Dio pertanto non è più solo esterna, come al Sinai quando il sangue era stato solo sparso sul popolo, ma interiore: abbiamo la stessa vita di Dio. Ovviamente gli apostoli non hanno compreso subito tutto questo, lo hanno probabilmente solo intuito e via via capito, come ci attesta, ad esempio, la riflessione sul sangue della purificazione presentataci nella seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei.
Noi, però, abbiamo la possibilità di riflettere su questo per vivere in maniera più consapevole l’Eucaristia. La solennità di oggi, del Corpo e Sangue del Signore, ha proprio questo scopo. Non è solo un’occasione per fare una processione e un po’ di preghiera particolare.
Vorrei che pensassimo a quello che vi ho detto, circa il Sangue di Cristo, in particolare durante la processione. Certo saremmo più aiutati in questo se facessimo la Comunione anche con il vino consacrato: mi piacerebbe che fosse normale fare così – ovviamente con un po’ di preparazione, di attenzione e con il dovuto rispetto – nella Messa di Prima Comunione, in quella della Cresima, del Matrimonio e in altre circostanze.
Saremmo inoltre più richiamati al tema del Sangue di Gesù sparso per noi, se la processione fosse con il calice del vino, ma per evidenti motivi pratici non è possibile farlo. Del resto sappiamo che Gesù non è a pezzi: è presente tutto intero sia sotto le specie del pane, sia sotto quelle del vino.
Guardando però all’Ostia consacrata vi invito a pensare stasera, durante la processione, al Sangue di Gesù, formulando nel vostro cuore una preghiera di questo tipo: “Ti ringraziamo, Signore, perché con il tuo sangue sparso sulla croce e donato a noi come bevanda nell’Eucaristia, ci hai resi partecipi della vita stessa di Dio: siamo tuoi consaguinei, tuoi fratelli e sorelle. Il tuo sangue sparso, segno concreto del tuo amore che dona la vita, cancella i nostri peccati, i nostri egoismi, redime il sangue che noi – umanità di ogni terra e di ogni epoca – abbiamo sparso privando della vita e della dignità tantissimi nostri fratelli e nostre sorelle. Il tuo sangue ci rende amici di Dio e ci fa essere il tuo popolo: fa’ che ce lo ricordiamo sempre, ogni giorno, in ogni momento della nostra vita. Amen”.
† Vescovo Carlo