Celebriamo la notte santa della risurrezione. Più volte il preconio, che abbiamo proclamato all’inizio, ha parlato di questa notte, presentandola come la sintesi di tutte le notti:
«Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell’Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso. Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro».
In questa notte, quindi, trova senso e viene sintetizzata tutto il percorso dell’umanità, tutte le notti della storia. Alcune di queste ci vengono presentate dalla stessa Parola di Dio che abbiamo ascoltato.
La notte della creazione, anzitutto, quando lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque primordiali mentre le tenebre ricoprivano l’abisso. La notte del mistero dell’esistenza, del passaggio dal nulla all’essere, o meglio dall’Essere all’esistente, dalle tenebre alla luce. E ci sentiamo così piccoli nonostante la nostra scienza e la nostra filosofia, davanti all’enormità spazio-temporale dell’universo.
La notte poi dell’Esodo: quella che diventa paradigmatica di tutte le altre notti perché notte di liberazione, notte di veglia per il Signore (così viene definita nel libro dell’Esodo: Es 12, 42), notte della creazione di un popolo.
Ma anche le altre notti della storia della salvezza sono qui presenti, anche se non esplicitamente citate, sia quelle corali, che quelle personali: la notte in cui Dio si rivela ad Abramo e in cui lotta con Giacobbe, la notte in cui il popolo piange per l’intero spazio del buio notturno quando si spaventa di fronte al racconto degli esploratori della terra promessa (cf Nm 14, 1), la notte in cui Dio si rivela a Gedeone e gli dà ordine di demolire l’altare di Baal (cf Gdc 6, 25), la notte in cui Dio appare a Salomone in Gabaon (cf 1 Re 3, 5), la notte in cui Dio si rivela ad Elia (cf ! Re 19, 9), le notti della sposa del Cantico alla ricerca dell’amato del suo cuore (cf Ct 3, 1). E così via: si contano a centinaia le volte in cui il termine notte ricorre nell’Antico Testamento.
Ma anche nei Vangeli si citano diverse notti: le notti in cui Giuseppe ha in sogno la rivelazione della volontà di Dio su suo figlio, le notti che Gesù passa in preghiera, la notte del colloquio con Nicodemo, la tragica notte del Getsemani e infine il buio e l’abisso della notte del venerdì santo.
Ma in questa notte santa si raccolgono anche tutte le notti della storia dell’umanità: notti spesso di dolore, di malattia, di agonia, di morte, di paura, di guerra, di omicidio, di tradimento.
Ma anche notti di speranza, di contemplazione, di profondo incontro con Dio: la veglia d’armi alla Vergine di Monserrat di Ignazio di Loyola, le notti di preghiere e di lacrime di san Carlo, la notte oscura di Giovanni della Croce, la notte nel sepolcro di Angela da Foligno in cui lei bacia e abbraccia il Cristo morto.
Ma anche le nostre notti personali sono presenti in questa santa notte: notti serene e piene di sogni, notti di paura e di smarrimento, notti agitate dal rimorso e dalla preoccupazione, notti di veglia accanto a qualche persona cara che stava male o era in agonia, notti di veglia con amici attorno alla Parola o all’Eucaristia, notti in preghiera da soli, notti in cui Dio ci ha rivelato il nostro cammino.
In questa notte santa davvero tutte le notti, nostre e dell’intera umanità, sono raccolte qualsiasi esse siano: angosciose, agitate o piene di speranza e di attesa.
Ma questa è una notte – l’abbiamo sentito dal Vangelo – che finisce quando al mattino presto le donne vanno al sepolcro e, con l’annuncio della risurrezione di Gesù – «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risorto!» – si apre l’alba di un nuovo primo giorno non solo della settimana, ma dell’intera creazione. Per questo è santa.
Questo suo aprirsi alla luce del nuovo giorno offre la risposta definitiva all’ambiguità che è insita in ogni notte: sarà quella della liberazione e dell’esodo o la notte della strage e della morte? Questa notte santa ci assicura che tutte le nostre notti, raccolte nella notte di Cristo nel sepolcro, avranno alla fine un esito di luce: sì Cristo è risorto, sì la luce ci è data, sì il sole nuovo sorge. Alleluia.
† Vescovo Carlo