Quando l’altro giorno l’incaricato del TG Regionale è venuto a registrare il messaggio per il Natale, mi ha detto: “veda lei cosa dire, però penso che la gente si aspetti qualcosa sulla misericordia. Non avete aperto anche voi la porta santa?”. Sì, la porta della misericordia è lì in fondo: forse siete tutti entrati da lì. Ed è giusto oggi parlare della misericordia in collegamento al Natale e alle letture che abbiamo ascoltato. Riflettendoci mi sono domandato: la misericordia è una delle tante caratteristiche di Dio o è molto di più? E’ azzardato considerarla l’essenza stessa di Dio, quasi sinonimo di Dio? Ho fatto una prova. Ho ripreso il brano di Vangelo che è stato ora proclamato e ho provato a mettere la parola “Misericordia” al posto del termine “Verbo”. Sentite che cosa si ricava… Ve ne leggo solo alcuni passi:
«In principio era la Misericordia, e la Misericordia era presso Dio e la Misericordia era Dio. Ella era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lei e senza di lei nulla è stato fatto di ciò che esiste. […] Veniva nel mondo la Misericordia vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lei; eppure il mondo non l’ha riconosciuta. Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolta. A quanti però l’hanno accolta ha dato potere di diventare figli di Dio. […] E la Misericordia si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. […] Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia».
Non so cosa ne pensate, se il mio è un azzardo eccessivo. Eppure così la pagina evangelica ci dice molto di Dio e della sua misericordia. Cerco di riassumerne alcuni aspetti. Anzitutto c’è un collegamento tra misericordia e creazione. Si potrebbe pensare che la misericordia venga dopo la creazione, venga solo quando i primi uomini fanno la scelta contraria a Dio, compiono il peccato originale. C’è però un grande padre della Chiesa, Ambrogio, che non la pensa così. Lo ha citato una decina di giorni fa anche papa Francesco. Ambrogio commenta in un suo libro le prime pagine della Bibbia, proprio i giorni della creazione, ed è interessante che cosa dice quando arriva al settimo. Nella Bibbia si afferma che nel settimo giorno Dio smette il suo lavoro, perché finalmente ha creato tutto, compreso l’uomo e la donna. Ma sentite il commento di sant’Ambrogio: «Dio aveva creato il cielo ma io non leggo che si fosse riposato; aveva creato il sole, la luna, le stelle, gli animali, gli alberi, ma non leggo che si fosse riposato. Leggo invece che Dio, creato l’uomo, si riposò, perché c’era finalmente qualcuno al quale potesse perdonare». Bellissime e sconvolgenti parole: quando Dio ha qualcuno cui perdonare, di cui avere misericordia, allora è contento e può dire di essere arrivato alla fine del suo lavoro di Creatore.
C’è poi una seconda sottolineatura che accomuna il Verbo di Dio e la misericordia: la non accoglienza da parte del mondo, non solo, ma anche da parte dei “suoi”: «Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lei; eppure il mondo non l’ha riconosciuta. Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolta».
Se si legge il Vangelo, in particolare quello di Luca, si vede che la più grande sofferenza di Gesù è quella di constatare che le persone più vicine alla religione non riescono ad accogliere il suo messaggio di misericordia. Così succede a Nazareth, quando proclama il suo programma usando una profezia di Isaia, ma fermandosi all’annuncio dell’anno di grazia e non proseguendo nel leggere la profezia che parlava anche di un giorno di vendetta. I suoi non capiscono e anzi lo cacciano fuori dalla città e vogliono ucciderlo. Quando poi Gesù accoglie i pubblicani, come Levi/Matteo e Zaccheo, mangia con i peccatori, si fa lavare e profumare i piedi da una peccatrice, ecco l’irritazione degli scribi e dei farisei e le loro dure parole di condanna.
E’ proprio strano: si accetta più facilmente un Dio Giudice, un Dio con cui bisogna fare i conti, piuttosto che un Dio misericordioso, un Pastore che va in cerca della pecora smarrita, un Padre che attende il ritorno del figlio perduto… Perché? Forse perché un Dio Giudice si tenta di liquidarlo pareggiando i conti e poi di fare a meno di Lui, mentre con un Dio Padre di misericordia non c’è spazio per i conteggi. L’amore non è una formula matematica, l’amore è gratuità, è rapporto continuo e vita condivisa: non si può fare a meno di chi si ama.
Il Vangelo del Verbo applicato alla Misericordia dice che però c’è, per grazia, anche la possibilità di accoglierla: «A quanti però l’hanno accolta ha dato potere di diventare figli di Dio. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia». Accogliere la misericordia, cambia la vita. Perché la misericordia non è una semplice cancellazione del peccato, ottenuta la quale si ritorna sulla propria strada e al proprio modo di vita sperando di non averne più bisogno. E’ invece l’incontro con l’amore. La misericordia è il bacio che Dio ci dà e che ci fa innamorare di Lui: e quando si è innamorati e si resta innamorati, allora cambia tutto. Nella nostra mentalità, prima c’è la conversione e poi c’è il perdono, prima c’è il pentimento e poi il condono. Per Dio non è così: prima c’è il perdono e poi la conversione, il cambio della vita.
Sorge allora il dubbio, la domanda: non è che finora abbiamo impostato il nostro cristianesimo al contrario? Abbiamo cercato di conquistare il paradiso tentando di fare i bravi cristiani e non ci siamo invece lasciamo lasciati conquistare dalla misericordia di Dio? Sono queste mie fantasie, sono strane fissazioni di papa Francesco che torna continuamente sulla misericordia? Nella seconda lettura di oggi si dice che «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio».
Ascoltiamo che cosa dice a noi questo Figlio. Leggiamo e meditiamo il Vangelo, in particolare quello di Luca, e ci sarà data la grazia di comprendere la misericordia, quella Misericordia di Dio che si è fatta carne nel Bambino di Betlemme. E allora cambierà tutto. Buon Natale.
† Vescovo Carlo