Immergersi nella notte di Pasqua
Omelia nella Veglia pasquale 2015
04-04-2015

E se avessimo sbagliato notte? Un errore clamoroso non di due o tre giorni, ma di 50 giorni. Sì, perché che cosa c’entra la cresima di questi giovani adulti con la Pasqua: non si dovrebbe celebrarla a Pentecoste? Che il vescovo si sia sbagliato? Forse uno scherzo dell’ora legale che scombussola i nostri ritmi vitali… O forse qualcuno dei cresimandi ha fretta di ricevere la cresima, perché già da tempo ha fissato la data del matrimonio e, si sa, senza la cresima mancherebbe un documento e il parroco non sarebbe contento… Certo, è già una celebrazione lunga e aggiungerci anche la cresima è forse un’esagerazione…

Abbiamo sbagliato notte? E’ proprio così? Ma che notte è questa, quella di Pasqua? Una notte qualsiasi certamente no, però sembra una delle tante notti significative della storia della salvezza. Le abbiamo sentite raccontare nelle letture: la notte in cui Dio ha detto “sia la luce!” e il buio primordiale si è aperto all’alba della creazione; la notte in cui Dio ha promesso ad Abramo una discendenza numerosa come le stelle del cielo; la notte del passaggio del Mar Rosso, notte di liberazione per Israele e di rovina per il faraone, i suoi soldati e i suoi carri.

Che cosa ha di speciale questa notte rispetto alle altre? E’ il fatto che è la notte decisiva per il mondo, in cui la cortina di tenebre della morte è stata finalmente strappata ed è esplosa la luce del Risorto, la luce della vita. A che cosa serve essere creati, se poi il destino inevitabile è la tomba? A che pro una lunga e numerosa discendenza, se non la si potrà vedere? A quale scopo essere liberati dalla furia del mare e dal terrore dei nemici, se poi si finirà morti per sempre tra le sabbie del deserto?

La morte è la grande e tremenda realtà che trasforma i punti esclamativi delle nostre attese, delle nostre speranze, dei nostri sogni in oscuri punti interrogativi senza risposta. E’ l’abisso senza fondo, il buco nero che inghiotte ogni possibilità di vita. E’ sembrata aver ingoiato nelle viscere della terra anche il Figlio dell’uomo e con Lui ogni nostra attesa: alla sua croce è stato appeso non solo il suo corpo sfigurato, ma anche ogni nostra speranza di salvezza. Non gli avevano forse ripetuto più volte, lì sul calvario: “se sei il messia, il salvatore, scendi dalla croce e salvaci”?

Non è sceso, vi è morto sopra. Solo le braccia vigorose dei soldati, dalla faccia indurita e avvezzi a tutto, lo hanno staccato da quel legno e lo hanno consegnato in braccio dell’unico amico rimasto, sotto gli occhi della Madre e di poche donne piangenti che dopo due giorni sarebbero venute a cercare di dare un po’ di onore alla sua sepoltura con oli aromatici che cancellassero l’odore del sangue rappreso.

Ma le donne, quel mattino, non l’hanno trovato. La grande pietra era rotolata via e hanno sentito l’annuncio: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui». E allora tutto è cambiato in quella notte. La vita ha vinto per sempre, la luce non verrà più oscurata, la speranza non troverà più delusione, il fuoco dell’amore – anche una sua piccola scintilla – non si spegnerà mai.

In quella notte, che quella di stasera misteriosamente celebra, siamo chiamati a immergerci per vivere finalmente una vita nuova. Ci si immerge attraverso il battesimo, lo ha detto con forza e convinzione l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani: «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?» e più avanti: «Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione», perché «se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui».

La cresima non è che la confermazione di questa partecipazione alla vita del risorto, attraverso una vita nuova in cui siamo chiamati a camminare, guidata dallo Spirito Santo. Per voi, carissimi cresimandi, oggi viene confermato il dono che vi è stato dato nel Battesimo, il dono di partecipare profondamente alla morte e risurrezione di Cristo. Un dono che talvolta è stato almeno in parte dimenticato. Ho letto quanto mi avete scritto, gli accenni al vostro percorso di vita a volte non lineare – ma quale nostra vita non ha alti e bassi? – e il desiderio di ciascuno e di ciascuna di voi di vivere una fede più intensa, maggiormente inseriti nella Chiesa e di confermare le promesse del Battesimo, che tra poco tutti rinnoveremo.

Ma la cresima prima che una vostra conferma, la conferma della vostra fede – cosa che è pure importante – è la conferma che il Padre vi considera suoi figli e sue figlie, il Figlio Gesù vi unisce strettamente a sé come fratelli e sorelle, lo Spirito Santo viene donato ai vostri cuori per guidarvi per tutta la vita sulle strade del Vangelo.

Anche per tutti noi, che da anni siamo cresimati, questa notte è la notte della nostra origine ed è la notte della meta del nostro itinerario di vita, perché tutti vivremo per sempre da risorti in Cristo. La gioia di veder partecipare, voi cresimandi, in modo speciale al mistero della Pasqua ricevendo il sacramento della confermazione, rafforza allora in tutti noi il ringraziamento al Signore per la vita che in questa notte ci ha donato e ci impegna tutti, cresimati da lunga data e neo-cresimati, a vivere e a testimoniare in ogni giorno l’alleluia del Signore risorto.

† Vescovo Carlo