Il senso della settimana santa: tutto viene salvato
L'omelia di mons. Redaelli nella Domenica delle Palme in cattedrale
29-03-2015

Perché alla domenica delle palme ascoltiamo tutto il Vangelo della Passione, perché non ci fermiamo al racconto dell’ingresso a Gerusalemme? Una risposta facile è che questa domenica introduce la Settimana santa e allora può essere utile, per così dire, anticipare quello che vivremo nei prossimi giorni. Il racconto di oggi avrebbe quindi la stessa funzione della trama di un romanzo presentata nel risvolto di copertina di un libro o di un trailer che ci presenta un film e vuole invitarci aa andare a vederlo.

Ma se il racconto ascoltato deve anticipare tutta la settimana santa, come mai si ferma alla sepoltura, quindi al venerdì santo sera e non dice niente del sabato santo e soprattutto della domenica di Pasqua?

Riprendendo l’esempio della trama di un romanzo o di un trailer di un film è facile dare una risposta. Dal momento che la Pasqua è una sorpresa – e non c’entra qui l’uovo di Pasqua… – perché il fatto che Gesù risorga è qualcosa di assolutamente inaspettato persino per chi era suo amico come gli apostoli, allora è meglio non svelarla fin dall’inizio, come appunto avviene nella presentazione di un romanzo o di un film: altrimenti non c’è più gusto a leggerlo o ad andare a vederlo.

Noi però sappiamo già la conclusione della settimana santa, sappiamo già che domenica prossima ci troveremo qui a festeggiare la Pasqua. Manca allora la sorpresa perché conosciamo già il lieto fine. Ma la Pasqua è un “lieto fine”, una conclusione del tipo “e vissero felici e contenti…”? Per cui la passione che si svolge nella settimana santa sarebbe solo una parentesi, difficile e dolorosa, ma superata e da dimenticare? Un po’ come avviene appunto in certi romanzi, tipo “promessi sposi”, dove i due dovevano sposarsi fin dall’inizio, poi ci sono una serie di difficoltà, di ostacoli, di peripezie, ma alla fine si torna all’inizio e il progetto iniziale si realizza. O in certi film dove i protagonisti passano da una serie di guai e di avventure, ma alla fine tutto si risolve per il meglio. Oggi quindi festeggiamo Gesù che entra a Gerusalemme, domenica sappiamo già che lo festeggeremo risorto e dimenticheremo presto quello che c’è in mezzo. Sarebbe come quando – e questa volta l’esempio è della vita reale e non di un romanzo o di un film – si supera una malattia e si torna sani come prima o si passa un momento di crisi sul lavoro o in famiglia, ma alla fine tutto si risolve.

E’ proprio così? No, la Pasqua che festeggeremo tra sette giorni, non è il lieto fine di una vicenda brutta da dimenticare o il ristabilire una situazione serena e positiva che c’era all’inizio, è stata messa in crisi e per fortuna è stata recuperata. Tra l’altro Gesù risorto non torna a fare la vita di prima, a riprendere la sua missione, a girare per la Palestina, a predicare il Regno di Dio e a compiere miracoli: Gesù risorto sale presto al cielo. Anche questo ci fa capire che la passione non è un incidente di percorso presto risolto e, appunto, da dimenticare.

Che cosa è allora la passione e che cosa è la risurrezione? Partiamo da questa: non è un tornare in vita come prima da parte di Gesù, ma è un vita nuova che dice il senso della croce. Gesù risorto apparirà con i segni della passione, con le mani, i piedi e il costato piagati, per dire che la risurrezione non cancella la croce. Non cancellando la croce, non cancella nemmeno la sofferenza, il peccato, la malvagità e tutto quanto di negativo c’è attorno alla croce di Gesù. Perché?

La risposta è importante: perché il Signore ci salva non buttando via niente di noi, ma trasformando tutto con il suo amore. Non cancella la sofferenza, ma le dà un senso; non cancella il peccato, ma lo rende occasione di perdono; non cancella la morte, ma la apre alla vita. Per questo allora la passione non è cancellata, non è messa tra parentesi dalla risurrezione. E questo ci dice che anche le nostre fatiche, le nostre sofferenze, persino i nostri peccati non sono realtà che il Signore cancella, ma che il Signore salva. Dobbiamo allora celebrare tutta intera la settimana santa, non dobbiamo saltarla per arrivare subito a Pasqua, perché ci dice che non solo i giorni belli, i gesti di amore, le realtà positive sono salvate, ma tutta la nostra vita è salvata.

Nella croce, che contempleremo il venerdì santo, c’è la sintesi di tutto questo, di ogni sofferenza, di ogni male, di ogni peccato: tutto viene redento, e non semplicemente cancellato, e viene aperto a una vita nuova, quella della risurrezione, una vita che darà senso a tutto, perché tutto è stato salvato dal sangue di Cristo.

† Vescovo Carlo