I doni dell'ultimo minuto
Omelia nella solennità dell'Epifania 2017
06-01-2017

Nella solennità dell’Epifania, 6 gennaio 2017, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la solenne liturgia eucaristica in cattedrale. Pubblichiamo di seguito la sua omelia.

 

Ieri sera ho finito di rispondere agli auguri che mi sono arrivati in questi giorni di Natale. Rispondo scrivendo a mano a ciascuno; ho scritti a mano anche gli auguri che ho mandato. Mi sembra un piccolo segno di attenzione, rispetto al mandare degli auguri o dei ringraziamenti stampati, tutti uguali. Ci vuole un po’ di tempo – non so se ci riuscirò anche in futuro… –, ma è anche un modo per ricordare singolarmente le persone e per ringraziare quelli che ti tengono nel cuore e te lo dicono almeno a Natale. Mi sono segnato anche le persone che dovrei io per primo ricordare e anche quelle cui sarebbe bello fare un piccolo dono o che mi hanno mandato un segno concreto di affetto.

Mentre facevo questo mi è venuto da chiedermi: ho mandato in questi giorni gli auguri a Gesù?, ho risposto ai suoi?, gli ho fatto un regalo? Lui mi ha fatto un regalo? Devo confessare di essermi sentito un po’ imbarazzato: vuoi vedere che preso da tanti impegni e da tante cose anche belle ho un po’ trascurato il festeggiato principale del Natale?

Ma poi ho pensato: c’è ancora l’epifania per rimediare, ho ancora un giorno di tempo per cercare di ovviare alla mia maleducazione verso Gesù. Del resto – lo abbiamo ascoltato nel Vangelo – i doni mica glieli hanno portati i pastori a Natale, ma i magi all’epifania: sono ancora in tempo… Certo che alla sera tardi è un po’ difficile trovare un regalo: i centri commerciali sono chiusi, le bancarelle dei mercatini hanno ormai spento le luci,… comprare via internet e fartelo mandare con il corriere non sei più in tempo. Lo so, è antipatico, ma sono sicuro che sarà capitato anche a voi quando vi siete trovati a mal partito avendo dimenticato qualcuno cui fare un regalo: in questi casi si ricicla qualcosa che ti è stato donato, avendo cura di non lasciar dentro la confezione il bigliettino originario. Ho deciso quindi di riciclare al Signore qualche regalo ricevuto in questi giorni di Natale, sperando che non se ne accorga o che almeno apprezzi il tentativo di rimediare all’ultimo minuto.

Vorrei regalargli anzitutto l’amore paziente, fedele e affettuoso dei genitori, di mariti e delle mogli e dei figli che ho incontrato nel reparto “Nucleo Gravi Celebrolesioni Acquisite” del nostro ospedale di Gorizia. Persone che con grande amore  tutti i giorni sono vicini a figli, mogli, mariti, genitori spesso privi o quasi in modo permanente di coscienza.

Gli porterei poi in dono l’affetto verso i familiari, in particolare i figli, che ho trovato in alcuni detenuti il giorno di Natale in carcere. Mi ha colpito in particolare un signore che ha una figlia piccola, che non può vedere, a cui però diceva, con uno sguardo triste, pensava continuamente.

Vorrei poi donargli la disponibilità sincera ed entusiasta dei giovani scout che la vigilia di Natale hanno servito la cena ai poveri e ai rifugiati organizzata dalla caritas. Ma anche i gesti di generosità che tante persone hanno fatto in questi giorni verso i bisognosi.

Non mancherei di presentare a Gesù anche la gioia e il desiderio di camminare più sciolti nella via del Vangelo di tante persone che si sono avvicinate al sacramento della riconciliazione in vista del Natale.

Vorrei poi offrirgli la testimonianza di tanti missionari e missionarie che annunciano il Vangelo in realtà a volte molto difficili, come due nostre consacrate che lavorano in Algeria e che mi hanno scritto raccontandomi il loro impegno, insieme difficile e gioioso.

Non trascurerei neppure l’affetto che tante persone si sono dimostrate in occasione del Natale: persone tornate in famiglia da lontano – ne ho viste molte in treno la sera di Natale quando andavo a Milano a trovare mia mamma –, familiari e amici che si sono visti insieme, persone che si sono scambiati auguri sinceri e partecipati.

Penso di non far brutta figura con questi regali “riciclati” e con altri simili che potrei portare al Bambino Gesù. Ma forse Lui è un po’ esigente e vuole proprio un mio regalo personale. Ci ho pensato: gli regalerei un desiderio, un sogno. Quello che la nostra Chiesa di Gorizia fosse fatta di persone e comunità più gioiose e consapevoli della bellezza del dono di essere cristiani e proprio per questo più capaci di trasmettere questa gioia agli altri. Una cosa bella puoi tenerla solo per te? Non ti viene spontaneo farne partecipi le persone che ti sono vicine? Ma il cristianesimo è qualcosa di bello e di prezioso per noi, per me?

Finora ho parlato di doni da portare a Gesù. Ma è giusto anche ringraziare per i regali che Lui ci ha fatto. E l’essere cristiano non è forse il più grande dono? Un dono che nasce dal fatto che nel Natale il figlio di Dio si è fatto uomo per renderci figli di Dio. Una volta si usava una preghiera con due versioni, una per il mattino e una per la sera, il “Ti adoro mio Dio” con cui si ringraziava Dio “per avermi creato, fatto cristiano”… Cosa ottima.

Occorre essere riconoscenti al Signore per il dono della fede, essere contenti per questo e gioire anche del fatto che il Signore è il Salvatore di tutti, credenti e non credenti. Noi abbiamo la gioia di saperlo, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda lettura chiamando tutto ciò “mistero”, non nel senso di qualcosa di nascosto ed esoterico, ma di una realtà profonda che viene dal cuore di Dio: «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo».

Questa dimensione universale della salvezza – tipica dell’Epifania – ci aiuta a ricordare, anche in un momento difficile come questo caratterizzato da cambiamenti e di tensioni a livello mondiale, che ogni uomo e ogni donna ha la dignità di figlio e figlia di Dio, e che tutti, nessuno escluso, siamo chiamati alla salvezza. I magi, gente straniera che però seguiva la stella della ricerca di un senso per la vita e ha trovato Gesù, ci aiutino a ricordare la dimensione universale della nostra fede e a gioire per questo.

Un dono grande per cui ringraziare.

 

† Vescovo Carlo