Quando ascolto il Vangelo di oggi, in cui Gesù ammonisce dall’evitare ogni ostentazione nel praticare elemosina, preghiera, digiuno, ciò che mi colpisce è il fatto che il Signore dia per ovvio che appunto si pratichino elemosina, preghiera e digiuno e che il pericolo sia compiere tutto ciò senza purezza di intenzione, ma per farsi vedere e lodare. Viene da domandarsi: oggi è così ovvio che nella vita del cristiano ci siano quei tre elementi: elemosina, preghiera, digiuno? O il pericolo è anzitutto che queste tre realtà siano scarse o manchino del tutto?
La Quaresima è allora un tempo favorevole per inserire nella nostra vita qualche segno almeno di elemosina, preghiera, digiuno. Lascio a ciascuno pensare che cosa è possibile fare in queste settimane che ci preparano alla Pasqua circa l’elemosina e la preghiera. Vorrei invece dare un suggerimento circa il digiuno, forse un po’ particolare, ma importante in questo anno santo della misericordia.
Vorrei cioè invitare a digiunare da se stessi, soprattutto dalle proprie convinzioni, dal proprio modo di pensare, dagli schemi che guidano il nostro sentire, volere e agire.
In che cosa consiste questo digiuno e perché è importante? Occorre fare una premessa. Ognuno di noi agisce, a volte anche inconsapevolmente, a partire da un quadro di convinzioni, di valori, di interessi che ritiene buoni e validi. Mi riferisco qui a ciò che pensiamo, sentiamo, decidiamo e facciamo in buona fede. Naturalmente si può agire anche in cattiva fede, sapendo cioè di cercare qualcosa di sbagliato e per motivi cattivi. Questo è peccato e va superato.
Ma prescindo qui da questi comportamenti sbagliati, perché anche se a volte è molto difficile vincerli, sappiamo però che sono appunto sbagliati e questo è già un primo passo per superarli.
Mi riferisco, invece, alle nostre convinzioni in buona fede. Da dove ci vengono? Certamente dall’educazione, dal nostro ambiente familiare, dal nostro gruppo sociale, dalla mentalità diffusa, dalla cultura dominante, dalle nostre esperienze di vita. Ma è anche determinante il carattere di ciascuno, che può essere a volte rigido e bloccato, e la personalità di ognuno più o meno aperta.
Faccio alcuni esempi di queste convinzioni che si possono esprimere con brevi frasi: “l’amicizia è ciò che conta”, “occorre andare a dormire con il cuore in pace”, “se non ci si aiuta tra fratelli…”,“l’importante è la salute”, “nella vita non si deve mai andare indietro”, “mai fidarsi dei vicini”, “occorre diffidare del foresto”, ecc. Talvolta queste convinzioni si esprimono anche in proverbi, in qualche caso molto graffianti: per esempio in Toscana – spero non ci sia presente nessuno originario di quelle parti… – si dice: “meglio un morto in casa, che un Pisano all’uscio”.
Gli esempi evidenziano che alcune di queste convinzioni sono positive, mentre altre sono per lo meno ambigue e possono rendere il nostro comportamento meno umano e meno evangelico.
Ci sono poi delle convinzioni anche a livello esplicitamente religioso, anche queste dovute all’educazione, alla nostra sensibilità, alla nostra esperienza. Per esempio, si è convinti che la religiosità si possa esprimere solo in certe modalità tradizionali che abbiamo appreso da piccoli e che tutte le altre siano sbagliate. O, al contrario, che occorra rifiutare tutto quanto viene dal passato per cercare sempre qualcosa di nuovo e di estemporaneo.
Si può essere poi attaccati a certe devozioni, anche belle e giuste, ma solo se espresse in un certo modo che piace a noi o che abbiamo acquisito per abitudine: può capitare così che si voglia più bene a una certa statua della Madonna che alla Madonna stessa, di cui la statua o il dipinto è solo un segno.
Ancora, si può essere convinti che la volontà di Dio può essere pericolosa per noi e che bisogna in qualche modo difendersi o, se non si può fare a meno, solo rassegnarsi a essa. Si può ancora pensare che siamo noi con il nostro impegno a meritarci la salvezza e che si deve ricorrere al Signore solo quando proprio non se ne può fare a meno. Un ultimo esempio: siamo magari convinti che il Signore dovrebbe essere più deciso nel dirigere il mondo, sistemare meglio le cose, essere meno misericordioso…
Non mi dilungo oltre sugli esempi, ma spero di aver fatto intuire che cosa intendo per convinzioni che in buona fede guidano la nostra vita umana e cristiana.
Perché è importante un po’ di digiuno in questo campo? Perché come dicevo alcune convinzioni sono giuste, altre lo sono solo parzialmente o non sempre, altre sono ambigue, altre sono sbagliate. Ci può servire allora un po’ di distacco, di verifica, appunto di digiuno.
Anzitutto a livello umano. E’ importante non essere troppo sicuri che noi capiamo tutto, sappiamo tutto e che se fossimo noi in certi posti risolveremmo le questioni. Si rischia per altro di essere ridicoli. Nelle chiacchiere da bar può anche andar bene dire che se fossimo noi allenatori di una certa squadra allora questa vincerebbe sempre o che se fossimo noi capo di governo allora sì che l’Italia andrebbe bene… Ma fuori dal bar, è meglio lasciar perdere… E’ poi decisivo saper ascoltare, aver la disponibilità a imparare, a correggersi, sapersi confrontare, sapere accogliere le critiche e le osservazioni, mantenere la mente aperta, leggere, riflettere, ecc.
A livello religioso è fondamentale anzitutto l’ascolto e la riflessione sulla Parola di Dio, sul Vangelo. Un ascolto privo di pregiudizi, libero dai nostri schemi, da quello che sappiamo già. Il metodo che ho suggerito nella lettera pastorale circa il Vangelo di Luca – quello molto semplice di incominciare chiedendosi chi sono i soggetti, che cosa fanno e che cosa dicono – non è un giochino banale, ma è un aiuto a far parlare il Vangelo senza andare troppo velocemente a quello che abbiamo in mente noi.
Un altro aiuto è la preghiera allo Spirito Santo che ci illumini, corregga le nostre storture, sciolga le nostre durezze, vinca le nostre pigrizie, ci dia forza e coraggio.
Un altro grande sostegno può venire dal sacramento della confessione, in particolare in questo giubileo dove si può sperimentare profondamente la misericordia di Dio solo se apriamo non tanto la porta santa, ma la porta del nostro cuore.
Perché non provare a fare l’esame di coscienza più che sulle cose fatte o non fatte, proprio sulle nostre convinzioni per chiedere al Signore che rafforzi quelle giuste, purifichi quelle ambigue, vinca quelle sbagliate?
Perché alla fine la vera conversione da chiedere con insistenza nella preghiera non è anzitutto quella di non fare più peccati, ma è che le nostre convinzioni, quelle che guidano il nostro sentire e agire, siano quelle di Gesù.
Buona Quaresima.
† Vescovo Carlo