Credere nel Signore risorto
La celebrazione della Pasqua nella chiesa metropolitana di Gorizia
31-03-2013

In un intervento molto interessante sulla figura di Gesù fatto alcuni fa dal Card. Giacomo Biffi – già arcivescovo di Bologna – viene raccontato un episodio curioso, che vorrei proporvi in questa domenica di Pasqua, con le parole stesse del Cardinale:

«Quando facevo scuola all’Istituto di Pastorale ho fatto una lezione sulla Risurrezione di Cristo. Finita la lezione, una signora si avvicina e fa: “Ma lei vuol proprio dire che Gesù è vivo?”. “Sì, signora, che il suo cuore batte proprio come il suo e il mio”. “Ma allora bisogna proprio che vada a casa a dirlo a mio marito”. “Brava, signora, provi ad andare a casa a dirlo a suo marito”. Il giorno dopo la signora torna da me e mi dice: “Sa, l’ho detto a mio marito”. “E lui?”. “Mi ha risposto: Ma va’, avrai capito male…”. Notate che quella era una catechista. Eppure era sconcertata. Io le faccio avere la registrazione della lezione. Lei la fa sentire a suo marito. E lui, alla fine, crolla: “Ma se è così, cambia tutto”». E il Cardinal Biffi concludeva rivolgendosi al suo uditorio: «Pensateci, e ditemi se non è vero; se quell’uomo bello, buono, eccezionale, è davvero Dio, e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto».

Cambia davvero tutto, se il Signore è risorto. E Lui è davvero risorto: lo cantiamo con gioia con il nostro alleluia. Lui come uomo, come persona, è risorto! Non un’idea, un’ideale o una bella immagine è risorta, ma un uomo è risorto. Quante volte nelle commemorazioni funebri di personaggi pubblici si dice: lui è morto, ma continua a vivere nel nostro ricordo; oppure: lui è morto, ma resta nei nostri cuori, o ancora: lui è morto, ma le sue idee continuano, o anche: lui è morto, ma quello che ha fatto rimane…

Con Gesù è davvero diverso: Lui è morto, ma ora è risorto, è vivo. Si tratta di un annuncio sconvolgente, che le persone più vicine a Gesù – come gli Apostoli, i discepoli, la Maddalena e le donne – hanno fatto fatica ad accogliere.

Ciò ci viene attestato daivari racconti della risurrezione presenti nei Vangeli, anche quello di oggi. Solo al discepolo che Gesù amava,per credere è stato sufficiente aver visto il sepolcro vuoto, a Pietro – come pure agli altri apostoli e discepoli – no. Sarà per loro necessario l’incontro personale con il Risorto, mangiare e bere con Lui. Così afferma lo stesso Pietro, lo abbiamo ascoltato nella prima lettura: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti».

Ed è la loro esperienza di testimoni che viene trasmessa alla Chiesa, secondo il comando di Gesù. Lo dice sempre Pietro: «E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Noi crediamo nel Risorto perché gli apostoli, i discepoli, le donne lo hanno incontrato e da duemila anni la loro testimonianza viene trasmessa da una generazione di cristiani all’altra.

Ma torniamo all’affermazione del Card. Biffi: se Gesù è davvero risorto, allora tutto cambia. Ma che cosa cambia? Possiamo farci la domanda al contrario: se Gesù non fosse risorto, che cosa non sarebbe cambiato, che cosa sarebbe stato di Lui? La risposta è abbastanza facile: sarebbe stato solo un grande uomo, un grande maestro dell’umanità, un taumaturgo, ma anche uno dei tanti morti per un ideale, per coerenza con le proprie idee, o – se volete – uno dei tanti innocenti uccisi e rifiutati, che dimostrano ancora una volta che niente cambia in questo mondo, perché l’ultima parola è quella della malvagità, dell’ingiustizia, della morte. Ecco che cosa alla fine non sarebbe cambiato: l’ultima parola sull’umanità, che sarebbe stata la morte.

E invece con la risurrezione di Gesù, la morte sarà solo l’ultimo nemico ad essere annientato dalla vittoria di Cristo. La risurrezione di Gesù ci dice che l’ultima parola sull’umanità è la vita, la vita stessa di Dio, il suo amore che fa vivere e non si lascia sconfiggere dal peccato e dalla morte.

Certo – lo ricordavo anche l’altra sera alla celebrazione della via crucis -, restano anche le penultime parole: finché siamo in cammino su questa terra dobbiamo fare i conti con il peccato, la malvagità, la sofferenza, la morte, ma con una prospettiva nuova, con una speranza nuova: la risurrezione.

Una speranza che è certezza in Gesù risorto, perché, come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura, «la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio».

Ora tocca a noi credere nel Signore risorto, ora tocca a noi raccogliere la testimonianza degli Apostoli e della donne, ora tocca a noi credere come il discepolo che Gesù amava e dire agli uomini di questa generazione che tutto cambia, che c’è un senso, c’è una speranza, c’è un amore più grande della morte…

Essere testimoni gioiosi del Risorto, magari incominciando proprio in famiglia come la signora dell’episodio raccontato dal card. Biffi.Sia questo il nostro impegno pasquale. Auguri.

† Vescovo Carlo