Sono tornato due giorni fa da Roma dove si è tenuta l’assemblea dei vescovi italiani, a cui, tra l’altro, ha partecipato come rappresentante dei vescovi sloveni mons. Metod, potete quindi chiedere informazioni anche a lui.
E’ stata un’esperienza molto interessante, soprattutto il bellissimo incontro con il Papa, il suo intervento e il lungo e interessante dialogo con lui.
Uno dei temi più significativi che abbiamo affrontato è stato quello del rinnovamento della catechesi, con l’approvazione di un lungo e articolato documento, dopo un’ampia discussione. Mi ha colpito il fatto che un paio di vescovi, pur apprezzando nel suo insieme il testo, abbiano fatto osservare che in decine e decine di pagine, si nomina solo due volte lo Spirito Santo.
La cosa a mio parere è molto grave. Ignorare lo Spirito Santo in generale, ma soprattutto quando si tratta dell’annuncio della Parola di Dio, della catechesi e del cammino di iniziazione cristiana, non è una distrazione trascurabile, ma è segno di una non piena comprensione della fede e della vita della Chiesa.
Nonostante che tutti siamo battezzati e cresimati è come restare al primo stadio della fede della Chiesa, quello della prima accoglienza del messaggio di Gesù. Un’accoglienza che è destinata a restare teoria, perché senza l’azione dello Spirito la fede non diventa vita.
Per altro l’azione dello Spirito è già necessaria all’inizio del cammino di fede: si può accogliere il Vangelo come parola di vita e di gioia (la gioia del Vangelo di cui parla papa Francesco) solo se dentro il nostro cuore lo Spirito Santo è all’opera, ci rende attenti e disponibili, scioglie il nostro cuore di pietra trasformandolo in cuore di carne, sostiene il nostro sì a Dio, guida la nostra vita sui passi di Gesù, ci rende capaci di essere testimoni della fede e in grado di rendere ragione agli altri della speranza che è in noi, come afferma la seconda lettura.
Rischiamo quindi di essere come i cristiani di Samaria prima dell’arrivo degli Apostoli: dei cristiani e una Chiesa priva dello Spirito Santo e comunque poco aperta a Lui e alla sua azione.
Se manca lo Spirito Santo, se non si è disponibili al suo operare, va in crisi anche il rapporto tra Chiese sorelle che questa celebrazione vuole significare. Come minimo, infatti, questa relazione resta affidata solo alla buona volontà di qualcuno, ai rapporti di conoscenza e di simpatia, alla ripetizione più o meno convinta di modi sperimentati da tempo. Più seriamente essa rischia di essere esposta al progressivo logoramento, alla pratica insignificanza, al ripiegamento sulle posizioni e tradizioni identitarie di ciascuno.
Lo Spirito Santo è invece fuoco e vento, capace di riaccendere ogni volta la fiamma del Vangelo, di consolare nei momenti faticosi e oscuri, di ridare gioia e scioltezza, di richiamare alla essenzialità e alla semplicità, di spingere su vie nuove.
Solo lo Spirito rende la fedeltà alla propria lingua, cultura, storia e tradizione, non motivo di chiusura e rivendicazione, ma opportunità di dialogo, di crescita nella stima reciproca, di arricchimento vicendevole, di sostegno nella comune missione di annunciare il Vangelo nella società di oggi, di confronto costruttivo sui temi che ci stanno a cuore.
Dobbiamo allora invocare lo Spirito Santo, chiederlo come dono al Risorto, sapendo che Lui ce lo dona in abbondanza. Dobbiamo poi saper riconoscere la sua presenza e la sua azione. Anche questa celebrazione che ricorre ormai da molti anni, è frutto del suo agire e oggi avviene perché Lui ci ha portato a questa santa montagna dove ci ha accolto Maria, di cui tutti siamo figli.
A proposito della Madonna, non dobbiamo dimenticare che all’inizio del mistero dell’incarnazione troviamo lo Spirito Santo e lei, giovane donna di Galilea: per opera dello Spirito Santo, infatti, in Lei il Verbo si è fatto carne. Ma sempre lo Spirito Santo e Maria sono all’inizio del mistero della Chiesa, a Pentecoste. Ed infine Lei è l’immagine della Chiesa, la Sposa, che con lo Spirito invoca il compimento, il mistero della venuta definitiva di Gesù: “lo Spirito e la Sposa dicono vieni” (Ap 22,17).
«Maria, ti supplichiamo affinché le nostre Chiese e la Chiesa intera si aprano con fede e con gioia alla presenza e all’azione del Paraclito che Gesù ci ha promesso come dono suo e del Padre. Che lo Spirito ci faccia crescere nella fede, nella comunione tra noi, nella testimonianza e soprattutto nella gioia del Vangelo. Amen».
† Vescovo Carlo
