"Eppure tu vedi..."
L'omelia di mons. Redaelli ai funerali di Živa a San Floriano del Collio
31-08-2013

C’è una frase che mi è risuonata nel cuore in questi giorni ogni volta che pensavo a Živa – e come non pensare continuamente a lei, ai suoi genitori (Manuela e Martin), ai suoi fratelli (Aljaž, Veronika, Mojca), ai suoi parenti, ai suoi amici,… -.

La frase è un’espressione contenuta nel salmo 10, che in italiano suona così (la traduzione slovena è leggermente diversa): «Eppure tu vedi l’affanno e il dolore». Quello che mi colpisce è quella parola “eppure”, che in italiano significa contrapposizione con quello che viene prima, come i sinonimi: tuttavia, nonostante ciò, anche se,…

Quello che viene prima di quell’eppure è ciò che è evidente: una giovane vita stroncata come un fiore reciso mentre sta ancora sbocciando, una famiglia, una comunità ammutoliti dal dolore, tanti amici e amiche sconvolti,… E sorge la domanda: ma il Signore dov’è?

Quello che viene prima – lo abbiamo sentito dalla prima lettura – è ciò che constatiamo ogni giorno: il mondo sembra una distesa di ossa aride, senza vita, così come vede il profeta nella sua visione, aride come è arido il nostro cuore dove non sembra esserci più posto per la speranza. Anche tu, Signore, ti sei perso in questo deserto?

Quello che viene prima – ce lo ha descritto il Vangelo – è un uomo morto, appeso a una croce, pietosamente deposto nel sepolcro da mani amiche, o, al più un sepolcro misteriosamente vuoto, dove – così era la convinzione della Maddalena la mattina di Pasqua – sembra che ci sia stato sottratto persino un cadavere su cui piangere.

Come può essere che il Padre si sia dimenticato del proprio Figlio, non abbia ascoltato quel grido che è risuonato sul Calvario: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Anche il salmo 10, poco prima del versetto citato all’inizio, contiene questa affermazione: «Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla». Dio non vede più nulla, non vede l’indicibile dolore di oggi, non ha visto prima l’abisso che c’era dentro il cuore di una ragazza,… Dio dimentica…

Ma il salmo dice: no, non è così, non può essere così. C’è un “eppure” che contrasta con la crudele evidenza: «Eppure tu vedi l’affanno e il dolore».

Sì, tu sei un Dio misterioso, talvolta in apparenza lontano e dimentico di noi, ma sei un padre. Tu hai sofferto con noi in questi giorni quando si cercava con affanno questa ragazza, quando la si è trovata e ora che te l’abbiamo portata qui in chiesa.

No, il mondo non è una distesa di ossa aride e senza vita: il tuo Spirito può ridare vita, ridare speranza.

No, tuo Figlio non è rimasto chiuso nel sepolcro, ma è risorto, è apparso portando la gioia del mattino di Pasqua, è poi salito al Cielo assicurandoci che lì c’è la nostra casa, che c’è posto per noi, che c’è un Padre che ci aspetta, pronto ad asciugare le nostre lacrime, desideroso di fare festa con noi per sempre.

“Eppure…”: possiamo dire così solo attraverso la fede. Una fede fragile come la nostra, che però può attaccarsi a piccoli segni, come è avvenuto per il discepolo amato che crede vedendo le bende restate a terra nel sepolcro. Piccoli segni come la solidarietà della gente, la vicinanza di questa comunità, il dolore condiviso da questi amici. Aiuta Signore la nostra fragile fede. Aiutaci a leggere nella fede la vicenda di Živa.

Spesso, nel Vangelo, Tu, Signore, ci inviti a stare pronti per quando verrà il momento di fare il nostro definitivo passo verso di Te. Ci inviti a stare sempre pronti perché nessuno di noi conosce davvero il tempo e l’ora… E stare pronti significa cercare di fare in modo che il nostro camminare nella vita lasci tracce d’amore e di luce.

Questo è stato il vivere di Živa: l’impegno, lo studio, il sorriso, l’amicizia. Ma è pur vero che ognuno di noi si porta dentro, fino all’ultimo – e Tu lo sai – anche l’immensità del proprio mistero.

Il mistero della vita, innanzitutto, che tutti noi cerchiamo di scrutare e ci illudiamo di comprendere. Il mistero delle nostre relazioni umane. Ma anche il mistero della sofferenza, spesso vissuta nella più stretta e sacra intimità.

Non è con gioia che si decide di lasciare la vita. Non è senza tormento e, soprattutto, non è d’un colpo che si giunge a una determinazione così estrema. Sappiamo che quasi sempre gli eventi hanno delle cause, ma quando, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo proprio a coglierle, le lacrime fanno ancor più male.

Forse un giorno riusciremo a intuire ciò che può essere passato nel cuore di Živa nelle settimane e negli istanti che hanno preceduto quel passo. Forse… Ma non riusciremo mai, comunque, a decifrarlo pienamente. Perché è così… La nostra vita appartiene a noi, ma soprattutto a Dio, a Te, Signore.. E quanta gioia e sofferenza ci portiamo dentro lo sappiamo davvero solo noi e Tu, Signore…

Živa ha deciso di andare avanti prima… Molto prima di quanto Tu Signore, forse, avresti voluto. Ha deciso di correre con la sua bicicletta verso il Cielo, ad abbracciare Te, quel Signore nel quale fin da bambina aveva confidato.

Pur vedendola arrivare così presto, stringila forte e proteggila per sempre nella tenerezza del tuo abbraccio, dove anche noi un giorno arriveremo. Tu che non dimentichi, che oggi vedi il nostro affanno e il nostro dolore.

Nasvidenje v nebesih, draga Živa.

† Vescovo Carlo