Zaccheo

Thursday 27 October 2016

Lc 19, 1-10

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

A Gerico, città nell’oasi nel deserto di Giuda, a non molta distanza da Gerusalemme, Gesù fa due incontri: il cieco e Zaccheo. Essi, senza cessare di essere persone concrete, sono il simbolo di chi è il cristiano, sintesi viventi di tutto l’insegnamento di Gesù.
Zaccheo è come Levi, il pubblicano, il peccatore. Ma questa volta non c’è la chiamata a seguire Gesù, cui Levi risponde invitandolo a far festa nella sua casa (5,27-32), ma l’autoinvito di Gesù che rende Zaccheo da semplice curioso (che sale sul sicomoro) a suo ospite e protagonista. Si sottolinea infatti la gioia di Zaccheo e il suo impegno concreto di conversione. Di fronte allo sconcerto e alla obiezione dei presenti – «è entrato in casa di un peccatore » -, Gesù ribadisce il senso della sua missione: «Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

† Vescovo Carlo