Secondo voi, Gesù è davvero esistito?
2 novembre: commemorazione dei fedeli defunti
02-11-2020

Lunedì 2 novembre 2020, il vescovo Carlo ha presieduto in cattedrale la liturgia eucaristica nel giorno in cui la Chiesa propone la commemorazione di tutti i defunti.

Secondo voi, Gesù è davvero esistito? Può sembrare una domanda strana, fuori luogo, ma è importante rispondervi. Sono convinto di sì e penso lo siate anche voi. Del resto nessun storico o studioso, anche non credente, è in grado di negare l’esistenza di Gesù. Come è un dato storico la sua morte. Quindi Gesù è esistito ed è morto.

Chiediamoci però: qual è stato il senso della sua morte? Un tragico incidente giudiziario? Una cattiveria da parte dei suoi nemici, farisei, dottori della legge ed erodiani? Una lucida decisione dei Romani di eliminare qualcuno che poteva essere una minaccia per il loro dominio? San Paolo nella seconda lettura offre la sua risposta dicendo che Gesù è morto per noi, per riconciliarci, per salvarci. Un’affermazione che non è un dato storico, ma una professione di fede. Quindi che Gesù sia esistito e sia morto è un fatto storicamente accertato, che la sua morte sia salvifica è invece un dato che si può comprendere solo nella fede.

Facciamoci un’altra domanda: ma Gesù è anche risorto? Qui è più difficile trovare una risposta condivisa. Certo anche dal punto di vista storico ci sono dati che costituiscono un contesto in cui può inserirsi la risurrezione di Gesù. Ma che Gesù sia davvero risorto può ritenerlo vero solo chi crede. Una fede basata sulla testimonianza di chi non solo ha visto la tomba vuota, ma ha incontrato Gesù risorto, anzi, ha mangiato e bevuto con Lui, come afferma Pietro annunciando il risorto al centurione Cornelio, «noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (Atti 10,41). Solo con la fede, che si fonda sulla testimonianza di chi afferma di avere incontrato il Risorto, possiamo quindi affermare pienamente che Gesù è risorto dai morti.

Un’ultima domanda: questo Gesù che è esistito, è morto e che i credenti credono morto per la salvezza dell’umanità e di cui affermano la risurrezione, è il figlio di Dio? Anche in questo caso ci possono essere degli indizi nella storia di Gesù che rendono plausibile la risposta positiva, ma solo la fede può dire che Gesù, esistito, morto e risorto è davvero il Figlio di Dio.

Perché ho formulato questi interrogativi? Che cosa c’entrano con la celebrazione di stasera in cui ricordiamo i nostri cari defunti e preghiamo per loro considerandoli vivi nel Signore? C’entrano, eccome. Perché se Gesù non è morto per la nostra salvezza e non è risorto, se non è il Figlio di Dio, allora le sue parole riportate dal Vangelo sono false o comunque promettono qualcosa che non è fattibile. In particolare l’affermazione centrale: «questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno». Solo chi è Figlio di Dio può rivelare la volontà di Dio Padre, solo colui che è risorto può far risorgere i morti. Comprendiamo allora che la nostra celebrazione di stasera, se non vuole essere un semplice ricordo di chi ci ha lasciato e nulla più, non può che essere una celebrazione di fede. Crediamo in Gesù morto e risorto, crediamo nel figlio di Dio che si è fatto uomo, crediamo nelle sue parole di vita. Parole che hanno la novità costituita dall’essere pronunciate da Colui che è la Parola fatta carne, Colui che è via, verità e vita, ma che sono insieme in continuità con la rivelazione biblica, come ci attesta quanto affermato da Giobbe: «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Mi permetto insistere sul tema della fede. Certo anche chi non crede in Gesù ricorda i propri morti, magari è convinto anche circa una loro sopravvivenza al di là della morte, si sente unito a loro e li senti vicini, ecc. e tutto questo lo proviamo anche noi. Ma che essi siano presso il Signore e che siano destinati alla risurrezione (e anche noi un giorno con loro), lo crediamo solo per fede. La fede è dono, non è frutto del nostro sforzo e del nostro impegno. E’ un dono di cui essere grati e da accogliere. Ma è un dono davvero grande. Vorrei che tutti ne fossimo consapevoli. Certo la fede non toglie la fatica di vivere, non elimina le paure e le angosce, non annulla il dolore, non blocca il pianto, non fa risparmiare le sofferenze,… però…

Ecco è importante quel “però”: però sa che non siamo al mondo per caso e non finiamo in niente; sa che all’inizio della nostra esistenza c’è un amore misterioso, che ci accompagna un questa vita e che sarà rivelato in pienezza un giorno; sa che siamo nati per vivere e per vivere per sempre; sa che tutto ciò che di bello, di vero, di buono che sperimentiamo durerà per sempre; sa che gli affetti che ci legano alle persone, l’amore ricevuto e dato non finirà mai. Tutto questo nel “però” della fede. Con quella fede, del resto, sono vissute le persone che ci hanno preceduto, i nostri cari che ci hanno lasciato. Una fede che, pur con i loro limiti e peccati, hanno contribuito a trasmettere a noi. E’ giusto, quindi, stasera che ricordiamo anzitutto la loro fede e che ringraziamo per questo: se siamo qui a pregare e a celebrare l’Eucaristia è perché prima di noi loro hanno creduto.

La fede. Sembra poco cosa, appare molto fragile, viene messa subito in discussione appena c’è qualche difficoltà e figurarsi se c’è una pandemia. Eppure un granello di fede può spostare le montagne. Lo ha detto Gesù: «se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spostati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile» (Mt 17,20).

Chiediamo al Signore in questa celebrazione che ci doni questo granello. Ci permetterà non tanto di spostare le montagne, ma di credere nella vita eterna dei nostri cari, riempiendoci di speranza e di consolazione nonostante il dolore del distacco e la mancanza di una presenza. Un granello di fede che ci aiuterà a vivere bene i giorni che il Signore ci ha donato, ci dona e ci donerà. Con tanta fiducia perché siamo nelle sue mani e nulla e nessuno andrà perduto.

+ vescovo Carlo