Nascita della Chiesa, nascita di Cristo
Omelia nella solennità di Pentecoste 2020
31-05-2020

Domenica 31 maggio 2020, solennità di Pentecoste, il vescovo Carlo ha celebrato in cattedrale l’Eucarestia nella solennità di Pentecoste pronunciando la seguente omelia. 

Che cosa celebriamo a Pentecoste? Una nascita. Sì proprio una nascita. La nascita della Chiesa, del Corpo di Cristo. Una nascita che può essere vista in parallelo con la nascita di Gesù. Ci autorizza a fare questo confronto il fatto che colui che ci racconta la nascita di Gesù nel Vangelo e la nascita della Chiesa negli Atti degli apostoli è lo stesso autore, l’evangelista Luca. Nel suo intento il Vangelo e gli Atti degli apostoli sono due libri, due parti di un’unica opera. E’ stato solo nei secoli seguenti, con l’utilizzo dei lezionari nelle celebrazioni, che i due testi sono stati separati, ma all’inizio erano nati come un’opera unitaria. Ciò ci autorizza a leggerli in parallelo. E ciò che vorrei fare proprio in riferimento al Natale e alla Pentecoste, alla nascita di Gesù uomo e a quella della Chiesa come Corpo di Cristo.    

All’origine delle due nascite c’è l’azione dello Spirito Santo. L’angelo risponde a Maria, che lo interroga su come può avvenire quanto le ha annunciato dal momento che non conosce uomo, dicendo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». E la Chiesa, lo abbiamo sentito nella prima lettura, nasce a opera dello Spirito che scende sulla prima comunità dei discepoli. Sarà quello stesso Spirito – questo non lo abbiamo ascoltato, ma potete vederlo proseguendo la lettura del 2 capitolo degli Atti – che ispirerà il discorso di Pietro che porterà in quel giorno di Pentecoste 3000 persone a divenire cristiane accogliendo l’annuncio di salvezza di Cristo morto e risorto e ricevendo il battesimo.  

In ambedue la nascite, quella di Gesù e quella della Chiesa, l’azione dello Spirito Santo è sorprendente e imprevedibile. Maria non attendeva di diventare la madre del Salvatore: l’annuncio per lei è qualcosa di assolutamente inaspettato. La prima piccola comunità dei discepoli, chiusa in preghiera nel cenacolo, attendeva invece lo Spirito Santo, ma senza conoscere quale sarebbe stata la sua azione. Un’azione che tutto il libro degli Atti degli apostoli, che presenta i primi decenni di vita della Chiesa, dimostra essere totalmente libera e fuori dai nostri schemi. Si comprende la verità delle immagini con cui lo Spirito Santo viene presentato: vento, fuoco, acqua sorgiva. Tutte realtà libere, in movimento, non imbrigliabili.

Continuando il parallelo tra le due nascite, dobbiamo constatare l’importanza del tema della fede. Maria accoglie l’annuncio dell’angelo con il suo sì e questo le permette di diventare madre del Figlio di Dio. Senza la sua adesione di fede, lo Spirito Santo non avrebbe potuto agire in lei. Ma anche alla prima Chiesa viene chiesta la fede. Come ho appena ricordato, il racconto di ciò che è successo a Pentecoste non si ferma a quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura, ma continua con il discorso di Pietro e la sua accoglienza da parte di molti dei suoi ascoltatori che divengono cristiani aderendo al Signore con la loro fede. Non è il prodigio delle lingue di fuoco e neppure delle diverse lingue parlate ciò che rende cristiani, ma l’accogliere nella fede l’annuncio di salvezza. San Paolo, però, giustamente nella seconda lettura ci ricorda che la professione di fede può avvenire solo per l’azione dello Spirito Santo: «nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo». E’ necessaria quindi la fede perché possa avvenire la nascita di Gesù e la nascita della Chiesa, come pure la nascita di ogni cristiano. Una fede che è nostra libera scelta, ma che può esprimersi solo per l’azione dello Spirito.

Tornando al Natale, da Maria nasce Gesù: il figlio di Dio, ma uomo limitato nel tempo e nello spazio. Gesù nasce a Betlemme, crescerà a Nazaret, vivrà e lavorerà in quel villaggio, girerà poi la Galilea, la Giudea, la Samaria per annunciare il regno di Dio e morirà poco più che trentenne a Gerusalemme per poi risorgere. A Pentecoste nasce la Chiesa, come Corpo di Cristo, che si estende invece a tutta l’umanità e che raggiungerà la sua pienezza alla fine dei tempi. Dopo la Pasqua, grazie allo Spirito Santo, possiamo diventare membra del Corpo di Cristo, del Cristo che ricapitolerà ogni cosa per riconsegnarla al Padre, affinché – come scrive san Paolo nella prima lettera ai Corinti – «Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28). Lo Spirito Santo non si limita a far nascere la Chiesa come Corpo di Cristo, ma la anima con i suoi doni, dati a ciascuno in modo diverso, ma finalizzati tutti all’utilità comune. Così scrive Paolo ai Corinti: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo». Lo Spirito è capace di mettere insieme le diversità, superando le barriere politiche, sociali, economiche, culturali. Afferma sempre san Paolo: «Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito».

Un ultimo parallelo può essere evidenziato tra la nascita di Gesù e quella della Chiesa. Il Bambino che nasce a Betlemme, secondo quanto l’angelo Gabriele annuncia a Maria, è il “Figlio dell’Altissimo”, è il “Figlio di Dio”, è il “santo”. Anche la Chiesa, composta da coloro che grazie al battesimo diventano figli e figlie di Dio, è santa. Ma la sua santità, per la fragilità di chi la compone, è mescolata con il peccato, la sua fede è spesso messa in ombra dal dubbio, la sua speranza è spesso offuscata dalla delusione, la sua carità è spesso bloccata dall’egoismo. Si comprende quindi che per la Chiesa lo Spirito Santo debba diventare anche fonte di perdono e di riconciliazione. Lo abbiamo ascoltato dal Vangelo dove il Risorto collega il dono dello Spirito al perdono dei peccati. Un perdono affidato al ministero della Chiesa: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Un ministero che non si svolge a capriccio perdonando ad alcuni e non ad altri e neppure sulla base di un stretto rigore giudiziario, ma che offre a tutti il perdono e la misericordia di Dio.  

   Ho cercato di presentare fin qui un parallelo tra la nascita di Cristo e quella della Chiesa, un parallelo che mi sembra non forzato, ma suggerito dalla duplice opera di Luca. La riflessione potrebbe continuare, ma la affido a ciascuno di voi, perché la possiate fare in riferimento alla vostra nascita e alla vostra vita come cristiani. Una nascita che viene dal dono imprevedibile dello Spirito, che chiede l’adesione di fede suscitata dallo Spirito; una vita guidata dal soffio libero del vento dello Spirito; un servizio agli altri che valorizza i doni ricevuti da ciascuno per opera dello Spirito; un cammino che sa di essere spesso contrassegnato da cadute, ma che si affida continuamente alla misericordia del Padre donataci dallo Spirito. Tutto quindi è guidato e animato dallo Spirito.   

Maria, che ha generato Gesù e che era nel cenacolo al momento della generazione della Chiesa, ci assista con la sua intercessione e ci aiuti a nascere e rinascere anche noi con il dono dello Spirito, come singoli e come comunità. Oggi ne abbiamo particolarmente bisogno.

+ vescovo Carlo