Lavande da contemplare e da comprendere
Omelia nel Giovedì Santo 2023
06-04-2023

La sera del Giovedì Santo – 6 aprile 2023 – l’arcivescovo Carlo ha presieduto la messa in Coena Domini in cattedrale pronunciando la seguente omelia.
I gesti nella liturgia non sono mai posti a caso, hanno sempre un grande significato simbolico, che si intreccia con la Parola. Stasera ha un particolare rilievo la lavanda dei piedi. La Parola di Dio, in questo caso il Vangelo di Giovanni, ne dà una
importanza così particolare dà farle prendere il posto persino del racconto della stessa istituzione dell’Eucaristia. Racconto che ci è invece presentato dalla seconda lettura, tratta dalla prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto.

Tra poco compiremo anche noi il gesto della lavanda dei piedi: questa sera sono coinvolti, a nome dell’intera comunità, alcuni rappresentanti dei vari ambiti sinodali che la nostra diocesi, in particolare la comunità cristiana della città di Gorizia, vuole sottolineare per essere una Chiesa che cammina insieme in modo sinodale con l’umanità: la carità, il carcere, la scuola, l’università, le famiglie con presenza bilingue.

Vorrei pertanto soffermarmi in questa riflessione sulla lavanda dei piedi, ma penso di ampliare la considerazione di questo episodio facendo riferimento ad altre lavande presenti nel Vangelo.

Una prima lavanda, ricordata nel Vangelo di Giovanni, è quella compiuta da Maria, nella cena che avviene dopo la risurrezione del fratello Lazzaro: lava i piedi di Gesù versandovi sopra del profumo preziosissimo e asciugandoli con i suoi capelli. Gesto che scandalizza Giuda, sottolinea l’evangelista: per lui quello è uno spreco e un’offesa ai poveri. In quella cena viene detto che Marta, l’altra sorella, serviva i commensali. Sembrerebbe, quello di Marta, l’atteggiamento più vicino all’azione di Gesù che lava i piedi durante l’ultima cena. Ma, se le parole, hanno un senso, Gesù nella spiegazione che dà di quel gesto non parla di servizio, anche se questo aspetto resta implicita. Ce lo conferma il racconto dell’ultima cena contenuto nel Vangelo di Luca, quando, a fronte del litigio dei discepoli su chi tra di loro fosse il più grande, Gesù afferma: «Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve»: (Lc 22,27).

In che senso, invece, il collegamento più profondo con il gesto di Gesù è dato dall’azione di Maria? Lo manifesta lo stesso Gesù, che interpreta quello spreco di profumo come un anticipo della sua passione, del suo essere sepolto dopo aver dato la vita. Un profumo sprecato per amore, come Gesù spreca la sua vita per noi per amore. Il gesto della lavanda dei piedi è allora più un gesto di amore che di servizio? Mi azzardo a dire di sì. Per altro il servizio che Gesù ci propone è un servizio che manifesta l’amore: si può lavare i piedi agli altri per lavoro e non per amore, pagati per quel servizio o, come avveniva ai tempi di Gesù, costretti perché spettante agli schiavi. Oppure lo si può fare per amore.

C’è un altro episodio simile a quello avvenuto a Betania, in casa di Marta e Maria, che può aiutarci a capire il gesto che stasera contempliamo. Si trova nel Vangelo di Luca al cap. 7. In questo caso è una donna anonima, ma definita dai commensali di Gesù e dallo stesso evangelista come “peccatrice”, a lavare i piedi del Signore. Lo fa con le lacrime, li asciuga con i capelli e poi li cosparge di profumo. Un gesto di amore e insieme di pentimento.Un atto che Gesù non ha riguardo di sottolineare contrapponendolo alle mancanze del suo ospite, il fariseo Simone, che critica in cuor suo quella donna: «Vedi questa donna? – gli dice Gesù – Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,44-47).

Il gesto della donna, della peccatrice, è quindi un gesto di amore e insieme di pentimento e per questo di accoglienza delperdono che le viene dato dal Signore. Lavare i piedi agli altri è un segno di amore e insieme di richiesta di perdono, ma anche di perdono donato. Nell’ultima cena Pietro inizialmente non lo capisce e rifiuta il gesto di Gesù, che però gli fa capire che dall’accoglienza di quel gesto, di quel perdono, dipende la sua salvezza. Non capisce, come non l’ha capito il fariseo Simone: il suo atteggiamento poco attento a Gesù non è solo una mancanza di educazione verso Colui che ha invitato a cena, ma è un non comprendere nulla di chi è il suo ospite.

Come è bello pensare, che quando chiedo perdono dei miei peccati è come se lavassi i piedi di Gesù con le mie lacrime e che quando ricevo il suo perdono è Lui che mi sta lavando i piedi. Forse bisogna mettere un catino pieno di acqua nei confessionali ed entrarvi a piedi nudi…

Vorrei, però, ricordare un altro episodio di lavanda. In questo caso non c’entrano i piedi, ma le mani. Avete sicuramente intuito a chi mi riferisco: a Pilato. Il suo gesto – ricordato nel Vangelo di Matteo – è un tentativo per non essere implicato nella condanna di Gesù. In realtà vi è pienamente coinvolto: dopo essersi lavato le mani e aver detto: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!» (Mt 27,24), libera Barabba e consegna Gesù perché sia crocifisso.

Pilato non lava i piedi degli altri, ma le sue mani, e lo fa per disinteressarsi degli altri. Sta pensando solo a sé e a come cavarsela nei migliori dei modi, restando puro. È tutto centrato su se stesso e sulla propria salvezza, che cerca di garantirsi tirandosi fuori da una situazione in cui è chiamato a decidere del destino di un uomo, una decisione che dovrebbe essere, se non ispirata dall’amore e dalla compassione, almeno guidata dalla giustizia. Ma non c’è neppure questa.

Varie lavande dobbiamo pertanto contemplare stasera. Quella di Gesù, segno di servizio, ma anzitutto segno del suo donarsi per amore per la nostra salvezza.

Quella profumata di Maria di Betania, che ha capito il senso del gesto di Gesù, non tanto la lavanda dei piedi, ma il suo andare a morire per amore.

Quella simile, altrettanto profumata, della peccatrice, che intuisce l’amore di Gesù che perdona e che suscita un amore pieno di riconoscenza.

E poi la mancata lavanda da parte del fariseo che non capisce chi è Gesù e lo ama poco. E anche quella che inizialmente Pietro rifiuta non comprendendo il significato profondo del gesto di Gesù. Infine quella di Pilato, rivolta a se stesso, alle sue mani, nel tentativo di giustificare il suo non amore, la sua non giustizia.

Lavande da contemplare, da comprendere per entrare profondamente nel mistero della passione: un mistero di salvezza, di perdono, di servizio, di amore.

+ vescovo Carlo