In vista del prossimo appuntamento elettorale ricordiamo il documento firmato giovedì 25 gennaio 2018 dall’arcivescovo Carlo circa l’ “Utilizzo di strutture parrocchiali o di altri soggetti ecclesiali da parte di partiti, movimenti, organizzazioni di natura politica e sindacale”
La Chiesa ha in alta considerazione l’impegno dei cittadini, come singoli e come associati, in vista del bene comune e con l’utilizzo dei diversi strumenti offerti da uno Stato democratico.
Il dibattito politico, quindi, non è un qualcosa di estraneo alla vita quotidiana della Chiesa proprio perché, come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (1). Ma lo stesso concilio ricorda anche che “la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d’ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è d’ordine religioso […] Inoltre, siccome in forza della sua missione e della sua natura non è legata ad alcuna particolare forma di cultura umana o sistema politico, economico, o sociale, la Chiesa per questa sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse comunità umane e nazioni, purché queste abbiano fiducia in lei e le riconoscano di fatto una vera libertà per il compimento della sua missione” (2).
Da parte sua papa Benedetto XVI, nell’Enciclica “Deus Caritas Est”, evidenziava che “la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica” (3).
Papa Francesco ha sollecitato più volte i credenti a valorizzare “la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politrico – mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale (4)”. Una responsabilità da attuare ricordando con le parole di papa Benedetto XVI al Convegno nazionale di Verona, che “il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo” (5).
Coloro che decidono di impegnarsi direttamente nella vita politica sanno però, di assumersene la responsabilità come singoli e come associati, senza poter pretendere di essere espressione diretta della Chiesa: “Essi operano non a nome della Chiesa, ma con responsabilità propria, nella complessità delle situazioni concrete, sapendo che la fede stessa li obbliga ad assumersi compiti temporali e ad attuarli con coerenza evangelica (6)”, ricorda il Catechismo degli adulti.
Dinanzi alla richiesta di utilizzo di sedi e strutture parrocchiali o diocesane per riunioni ed incontri organizzati da partiti, movimenti , organizzazioni di natura politica o sindacale si rende necessario, quindi, regolamentarne l’uso per evitare strumentalizzazioni che possano creare confusioni nei fedeli.
Con riferimento alle prossime scadenze elettorali, su scala nazionale e regionale, le parrocchie, i santuari, le scuole cattoliche o di ispirazione cristiana, i centri culturali, le associazioni e i movimenti ecclesiali non possono mettere a disposizione ambienti per iniziative organizzate o gestite da partiti, movimenti od organizzazioni politiche e sindacali o comunque a favore degli stessi. Considerata inoltre l’ampia frammentarietà del quadro politico nazionale e regionale e il fatto che non è compito delle parrocchie e di altri soggetti ecclesiali presentare o confrontare programmi o persone, le parrocchie e altri soggetti ecclesiali sono tenuti a non organizzare direttamente, nei locali di proprietà o in altre strutture, “tavole rotonde”, “confronti”, “dibattiti” in riferimento alle prossime due scadenze elettorali.
I Parroci, gli Amministratori parrocchiali ed i Vicari parrocchiali vigileranno con cura in modo che le attività pastorali non vengano strumentalizzate a fini elettorali con iniziative che coinvolgano a qualsiasi titolo persone candidate o già impegnate a livello politico.
Al di fuori del periodo elettorale, ferma restando la proibizione di mettere a disposizione strutture parrocchiali o di altri soggetti ecclesiali per attività promosse o gestite da partiti, movimenti e organizzazioni di natura politica e sindacale o a favore degli stessi, sono invece da incoraggiare iniziative utili a far conoscere la dottrina sociale della Chiesa, a preparare e formare i fedeli, soprattutto giovani, all’impegno sociale e politico, a offrire momenti di formazione culturale e soprattutto spirituale per i cristiani impegnati in ruoli politici, amministrativi e sindacali.
Il presente decreto entra in vigore in data odierna.
+ Vescovo Carlo
Gorizia, 25 gennaio 2018
____________________
1. Gaudium et Spes, 1.
2. Gaudium et Spes , 42.
3. Deus Caritas est, 28.
4. Papa Francesco, Discorso all’Azione Cattolica italiana, 30 aprile 2017.
5. Papa Benedetto XVI, Discorso al IV Convegno nazionale della Chiesa italiana, Verona 19 ottobre 2006.
6. CEI, La verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, 1093.