Un luogo dove riscoprire la bellezza del Vangelo

Tuesday 5 December 2023

Domenica 3 dicembre 2023 l’arcivescovo Carlo ha presieduto nella chiesa di Sant’Andrea a Gorizia in occasione dell’avvio delle celebrazioni per i 100 anni della riapertura della parrocchiale dopo i danni provocato alla struttura nel corso del primo conflitto mondiale.

Il Signore regala oggi a questa comunità una duplice grazia, una duplice gioia. La prima è comune a tutta la Chiesa ed è quella di incominciare il tempo liturgico dell’Avvento – lo abbiamo ricordato con l’accensione della prima candela della corona dell’Avvento –; la seconda è propria di questa comunità, che vede in sant’Andrea il suo patrono, e oggi l’inizio del grande giubileo per il centenario di questa chiesa, casa di Dio e casa della comunità.

L’avvento è un tempo che ci fa rimettere in attesa del Signore, per celebrare la sua venuta tra noi nel Natale e quella definitiva al compimento della storia. In realtà san Bernardo di Chiaravalle, monaco e teologo che ha approfondito il tema dell’avvento, afferma che c’è un terzo avvento: quello misterioso, ma non meno vero nel cuore di ognuno di noi. Il tempo liturgico dell’Avvento, pertanto, non può essere semplicemente la preparazione al ricordo di una venuta lontana nel tempo del Signore con la sua nascita a Betlemme, venuta che celebreremo a Natale, e neppure un generico prepararci all’incontro definitivo di ciascuno di noi al termine della vita e dell’intera umanità alla fine di questo mondo. No, non può limitarsi a qualcosa di esterno, ma deve essere l’incontro personale con il Signore, un rafforzare ancora di più, per grazia, il nostro rapporto con Colui che è il tutto della nostra vita. Dobbiamo chiederlo al Signore, con la stessa forza e convinzione del profeta: «Ritorna per amore dei tuoi servi […]. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! […] Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani». E dobbiamo vivere quell’atteggiamento di vigile attesa che Gesù ci ha raccomandato insistentemente nel Vangelo: «Vegliate! Kar pravim vam, pravim vsem: Čujte!».

L’incontro profondo e vero con il Signore, se è qualcosa di molto personale, e anche una realtà comunitaria: la fede è personale e non individualistica, la fede ci porta a vivere una profonda comunione con Dio e tra di noi. Questo diventa qualcosa di molto importante per voi, per la vostra comunità in questo giubileo. Un anno che deve essere un fare spazio con ancora più intensità alla presenza del Signore, al rimettere al centro del vostro cammino – perché non si è fermi, ma si è sempre in cammino verso il Regno di Dio – la Parola di Dio, l’Eucaristia, i Sacramenti, la Carità. Diventano allora molto significative per voi le parole con cui l’apostolo Paolo descrive i doni e le caratteristiche della comunità cristiana nella seconda lettura: «Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo». Anche la vostra comunità deve anzitutto ringraziare il Signore per i tanti doni ricevuti, in particolare in questi 100 anni e con il Signore ricordare con grande riconoscenza coloro che in questi decenni, pur con i loro difetti e gli inevitabili limiti, hanno mantenuto qui la fedeltà al Signore, sapendo vivere con originalità e con la propria lingua e cultura, ma pienamente inseriti nell’unità multiforme che caratterizza la nostra Chiesa di Gorizia, la fedeltà al Signore e al suo Vangelo.

La vostra chiesa e quindi la vostra comunità è dedicata a sant’Andrea. La dedicazione a un santo non è mai casuale. Anche quando magari non si sa neppure con precisione il perché della scelta di un santo piuttosto che di un altro, resta vero che il riferimento a un santo, a un patrono non è qualcosa di puramente formale. Al contrario: è chiedere l’intercessione e la preghiera di un uomo che ha seguito il Signore nella sua vita, in questo caso addirittura uno degli apostoli tra i primi chiamati, con l’impegno di imitarne la fede e il suo essere discepolo del Signore.

Conoscete bene la vicenda di sant’Andrea sia per ciò che di lui ci dicono i Vangeli, sia per quanto ci attesta la tradizione della Chiesa. Una figura, la sua, molto importante per la Chiesa, se non altro per essere, lui, fratello di Simon Pietro, il riferimento luminoso per la Chiesa di oriente. Ma vorrei riprendere e proporre a voi in particolare una caratteristica che emerge con chiarezza nei passi del Vangelo di Giovanni che parlano di Andrea. Si tratta del fatto di essere una persona che porta gli altri da Gesù, che favorisce l’incontro tra le varie persone e il Signore. Andrea non si sostituisce al Signore, ovviamente, ma fa da ponte tra la persona e Gesù, facilita quella relazione che poi spetta al Signore donare e alla persona accogliere nella propria libertà.

Così è per il fratello Simone – il Vangelo dice: «Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1,40-42).

E più avanti è Andrea che presenta il ragazzo che mette a disposizione i pani e i pesci per il miracolo di Gesù: «Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”» (Gv 6,8-9).

Infine è sempre Andrea con Filippo che presenta a Gesù i Greci che vogliono incontrarlo: «Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù» (Gv 12,20-22).

Un adulto, un ragazzo, dei lontani: ecco coloro che Andrea porta a Gesù. Vorrei vedere in questo anche un mandato da affidare alla vostra comunità in questo anno giubilare: siate persone, siate una comunità impegnata a portare a Gesù gli adulti, i giovani, i lontani.

Una comunità che sia luogo dove ogni adulto possa scoprire o riscoprire, con l’aiuto della grazia di Dio, la bellezza del Vangelo come parola che ancora oggi svela il senso della vita e può donarle pienezza. Una comunità poi sempre più attenta al cammino di iniziazione e di crescita nella vita cristiana dei bambini, dei ragazzi, dei giovani: un cammino che porti a incontrare il Signore e a scoprire la vita come chiamata a seguirlo, qualunque sia la propria vocazione. Infine una comunità non chiusa o ripiegata in se stessa, ma casa accogliente a nome del Signore verso tutti, anche verso chi proviene da altri paesi e altre culture o anche verso chi, pure nato qui, ha smarrito il riferimento al Vangelo o vive comunque situazioni non facili.

Tre impegni importanti, realmente missionari, da vivere con l’esempio e l’intercessione di sant’Andrea, con il desiderio di attendere insieme il compimento del Regno di Dio. Un’attesa piena di fede, ricca di speranza e concreta nell’amore. Auguri e buon giubileo! Vesel jubilej!

+ vescovo Carlo

 

(foto Sergio Marini)