Tre modi di porsi dinanzi al Mistero della Passione

Sunday 24 March 2024

L’arcivescovo Carlo ha presieduto nella mattinata di domenica 24 marzo 2024 la liturgia eucaristica nella Domenica delle Palme.

Ho letto e riletto in questi giorni la passione secondo Marco, che abbiamo ora ascoltato. Confesso che, avendola meditata a lungo, ciò che ha suscitato in me è lo scandalo. Perché è vero, se si legge e si ascolta la passione di Gesù senza la precomprensione di conoscerla già, la reazione più autentica è scandalizzarsi. Nel vocabolario c’è questa definizione di “scandalizzarsi”: “provare sdegno e risentimento per parole o fatti contrari alla morale, alla giustizia, o comunque ritenuti troppo spregiudicati e inopportuni”. E non ci si può che scandalizzare davanti alla passione di Gesù, perché è totalmente al di fuori da ciò che riteniamo giusto.  Lo scandalizzarsi, del resto, è la reazione che Gesù stesso ha previsto nei suoi apostoli: «Tutti rimarrete scandalizzati». Certo, san Pietro reagisce e afferma che non si scandalizzerà, che non abbandonerà Gesù a costo di morire per Lui e così dicono anche gli altri. Ma non sarà così: tutti scapperanno e Pietro rinnegherà il Signore quella stessa notte.

Veniamo a noi: che cosa ci scandalizza a proposito della passione di Gesù? Anzitutto il fatto che proprio attraverso la passione, attraverso la croce, ci viene data la salvezza. Ma non poteva essere altrimenti? Dio, che può tutto, non poteva salvare il mondo in una maniera diversa? Perché ha mandato suo Figlio a morire sulla croce? Non è scandaloso un Dio che fa morire suo Figlio? E come si fa ad accettare un Dio che lascia che gli uomini soffrano, muoiano, si uccidano? Che non fa niente di fronte al tragico prevalere, anche in questi giorni, dell’odio, della violenza, della guerra, del terrorismo? Queste domande, che manifestano il nostro scandalizzarci di fronte al modo che Dio ha scelto per salvare il mondo, sono interrogativi che Gesù stesso, il Figlio, condivide. Lo abbiamo ascoltato nel racconto dell’episodio del Getsemani. Gesù dice al Padre: “tu puoi tutto, tutto è possibile a te: allontana da me questo calice!”. Come dire: “trova un modo diverso di salvare il mondo che non sia la croce”.  Gesù in quanto uomo riconosce che la sua volontà di salvare il mondo – ed è venuto per questo nel mondo – sarebbe diversa da quella del Padre. Alla fine nell’agonia del Getsemani Gesù la accetta: salverà il mondo morendo sulla croce. Ma resta il mistero del volere di Dio.

Un secondo motivo di scandalo per noi, legato al racconto della passione, è l’episodio del Getsemani in se stesso: come è possibile che il Figlio di Dio provi una situazione di fortissima agonia, di grande disagio, di fatica enorme nell’accogliere la morte e quel tipo di morte? L’evangelista Marco, raccontando quella circostanza, utilizza due parole impressionanti. Dice che Gesù prova paura e angoscia. La paura la conosciamo tutti e forse è un sentimento tutto sommato controllabile, almeno in parte, e anche superabile. Ma l’angoscia no. È qualcosa di molto più tremendo: è più della paura, del timore, dell’ansia, della depressione. È sentirsi come se improvvisamente franasse la terra sotto i piedi, come se mancasse l’aria per respirare, come se ogni certezza venisse meno; è sentirsi totalmente destabilizzati, provare una sofferenza indicibile e senza nome. Questo è ciò che ha sperimentato Gesù, lì, quella sera, nell’orto degli ulivi. E Gesù, dice ancora l’evangelista, si butta per terra mentre prega e invoca il Padre (la lettera agli Ebrei, riferendosi allo stesso episodio, parla di “forti grida e lacrime” che Gesù avrebbe innalzato al Padre: Ebrei 5,7). Un Figlio di Dio così non può che scandalizzarci.

Un’altra realtà che ci può scandalizzare è il fatto che Gesù venga tradito da uno degli apostoli. È impressionante notare che ogni volta che nei Vangeli si nomina Giuda, si ricorda che lui è uno dei Dodici e che ha tradito Gesù. Com’è stato possibile? Perché lo ha fatto? Per denaro? Per qualche altro motivo? E non sarebbe bastato che Giuda indicasse con un dito chi era Gesù, perché dare come segno di riconoscimento il baciarlo? C’è un’amicizia che viene tradita e per di più con un bacio. E questo non ci sembra giusto.

Esiste poi un quarto motivo di scandalo ed è il fatto che chi decide la morte di Gesù più che Pilato sono i capi del popolo: gli scribi, i farisei, i sommi sacerdoti. Si tratta delle persone che più di altri conoscevano la Scrittura, vivevano (o pensavano di vivere) una profonda e autentica religiosità. Eppure quando viene Colui che si proclama Messia e compie i gesti di Dio, loro lo rifiutano.

Ci sarebbero anche altre situazioni per cui scandalizzarsi o per lo meno restare perplessi di fronte alla passione. Per esempio, perché Gesù si proclama Figlio di Dio quando ormai è arrestato ed è davanti al sinedrio? Perché non l’ha affermato solennemente prima, magari dentro il tempio dopo qualche miracolo strepitoso? Invece si proclama Figlio di Dio e lo sostiene con chiarezza – ed è la prima volta che succede nel Vangelo di Marco – quando è troppo tardi e sta per essere condannato.

Tutti questi motivi di scandalo, che nascono ascoltando senza precomprensioni il racconto della passione, ci rendono spettatori perplessi del dramma della passione. Il Vangelo di Marco non ci offre proprio nulla per superare questa perplessità, questo scandalo? In realtà non ci presenta delle facili risposte ai nostri interrogativi, ma ci suggerisce alcune piste da percorrere, alcuni atteggiamenti da assumere che ci possono aiutare ad accogliere il mistero della croce superando lo scandalo.

Il primo ci viene proposto da Gesù ed è la preghiera. Il Signore nel Getsemani non esorta soltanto gli apostoli, ma anche noi a pregare per non entrare in tentazione, per fare in modo che lo scandalo della passione e della croce non ci allontani, quanto piuttosto ci avvicini a Dio e alla sua misteriosa volontà.

Un secondo importante atteggiamento ci è suggerito da Pietro ed è il pianto, quelle lacrime che sgorgano dagli occhi dell’apostolo al canto del gallo. Un pianto di pentimento, di dolore ma anche un pianto liberatorio di chi sente che c’è Qualcuno capace di asciugare le lacrime perché non si scandalizza dei nostri peccati e sa perdonare ogni tradimento.

C’è poi un terzo modo di porsi davanti al mistero scandaloso della passione che ci viene suggerito dall’azione concreta di alcune persone: la donna anonima che versa il profumo prezioso sul capo di Gesù, le donne che hanno seguito e servito Gesù fin sotto la croce, Giuseppe di Arimatea che provvede alla sepoltura di Gesù. Tutti gesti di amore e di affetto. L’amore supera lo scandalo.

Infine un ultimo atteggiamento ci viene indicato dalla passione secondo Marco per accogliere lo scandalo della croce. Si tratta dell’affermazione di fede del centurione pagano. Proprio vedendo morire Gesù quel soldato che non condivideva la fede di Israele, che non conosceva le Scritture, che non aveva una formazione religiosa, riconosce nel Crocifisso il Figlio di Dio: «davvero quest’uomo era il Figlio di Dio!».

Siamo chiamati in questa settimana santa a lasciarci scandalizzare dalla passione di Gesù, a lasciar sorgere in noi gli interrogativi più profondi e gravi. Ma la preghiera, il pianto, l’amore possono portare anche noi a riconoscere che quel Crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani – come afferma Paolo in una sua lettera (1Cor 1,23) – è veramente il Figlio di Dio, è veramente il nostro Salvatore.

+ vescovo Carlo

 

(foto Sergio Marini)