Riconciliamoci con l’amore di Dio!

Sunday 18 February 2024

Nel mercoledì delle ceneri, 14 febbraio 2024, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la concelebrazione eucaristica in cattedrale.

L’apostolo Paolo nella seconda lettura di stasera ci invita a non perdere questo momento favorevole, questo tempo di grazia: «vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso”. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!». Ovviamente san Paolo non sta tenendo un quaresimale ai fedeli di Corinto e la sua esortazione riguarda tutto il tempo della vita cristiana e non solo la Quaresima. Ma è significativo che la Chiesa abbia scelto questo brano di una sua lettera per farci cogliere il senso di questi quaranta giorni che ci porteranno a Pasqua.

Nello stesso passo l’apostolo parla anche di riconciliazione con Dio: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». Potremmo pertanto dire che la Quaresima è un tempo favorevole per riconciliarci con Dio. Ma in che cosa consiste questa riconciliazione? Non si tratta tanto di fare pace con Dio o che lui la faccia con noi come se avessimo litigato. In realtà la questione è molto più profonda.

Mi ha aiutato a capirla un libretto che ho letto sull’aereo tornando dalla visita al limina qualche giorno fa, quella visita a Papa Francesco e ai vari uffici della curia romana che collaborano con lui compiuta insieme agli altri quattordici vescovi del Triveneto. Un incontro dove papa Francesco ci ha anzitutto raccomandato di non avere paura nell’affrontare la complessità di questo cambio d’epoca in cui tutti siamo coinvolti.

Il volumetto, scritto da un domenicano che vive al Cairo, p. Adrien Candiard, è proprio pensato per questo tempo che stiamo vivendo. Si intitola infatti: “Qualche parola prima dell’Apocalisse. Leggere il Vangelo in tempi di crisi”. L’autore interpreta le parole di Gesù, contenute nel Vangelo, con le quali descrive una situazione di violenza, di conflitti, di terremoti, di carestie, di un pullulare di falsi profeti, non come il preannuncio della fine del mondo, ma come la descrizione della reazione all’annuncio della buona notizia del Vangelo. Questa buona notizia è semplicemente il fatto che Dio ci ama. E scrive: «L’annuncio dell’amore di Dio al mondo non dovrebbe renderlo migliore? In realtà, questo annuncio agisce come una rivelazione – o se si preferisce, un’apocalisse – di ciò che avviene nel cuore di ciascuno. Non sempre l’amore suscita amore; può addirittura provocare il rifiuto, il disprezzo, l’odio. […] L’amore ci obbliga a scegliere. Ci costringe a rispondere, con la gratitudine o con il rifiuto, e accettare di essere amati non è così facile come si crederebbe. Desideriamo esserlo tutti, naturalmente, eppure niente è più destabilizzante che sapersi amati. Tutte le nostre relazioni personali – ne facciamo quotidianamente esperienza – vengono a essere complicate da questo fatto così semplice, che è in noi esattamente il segno di quello che i teologi chiamano “peccato originale”, il peccato presente in noi: accettare di essere amati è difficile».

Oggi è anche san Valentino e so che sono presenti qui in chiesa diverse coppie, uomini e donne che si amano. Non so se siano d’accordo con le affermazioni di questo padre domenicano. Ma per quanto capisco è più facile amare che lasciarsi amare. In ogni caso sono convinto che questo avviene nel nostro rapporto con Dio. Afferma ancora p. Candiard: «l’amore di cui siamo amati ci mette in crisi, nel senso che ci pone di fronte una scelta imprevista e necessaria che ci fa perdere l’equilibrio per un momento. Le cose non sono granché diverse quando si tratta dell’amore di Dio […]. Quando, per grazia, intravedo quello che può essere l’amore di Dio per me, l’amore di Dio per il mondo, le cose non diventano più facili: questo amore incondizionato, totale, è letteralmente sconvolgente. Può riempirmi di gioia, ma anche di confusione, di quell’imbarazzo che si prova davanti a un regalo per la vergogna di non averlo meritato, di apprensione davanti all’inaspettato, anche di gelosia quanto si tratta di condividerlo, talvolta di ira e di odio».

Proviamo a pensare se è davvero così nella nostra esperienza di fede, di rapporto con il Signore. Oso dire che se non è così, significa che non abbiamo ancora incontrato per davvero l’amore di Dio, non ci siamo ancora avvicinati – per nostra colpa, distrazione, superficialità o anche solo perché non ce ne è stata data ancora la grazia – a quella fiamma che brucia che è il suo amore appassionato per ciascuno di noi.

Che cosa ci viene chiesto di fronte a questo amore? Cedo ancora la parola al nostro autore: «La nostra vita spirituale altro non è che l’accoglienza paziente di questo amore che un giorno si autoinvita nella nostra esistenza. Bisogna non averne una benché minima esperienza per pensare che esso non troverà noi alcuna resistenza ed è precisamente questa resistenza che si chiama peccato e il paziente logoramento di questa resistenza che si chiama virtù».

A questo punto possiamo domandarci: qual è allora l’invito che ci viene rivolto per questa Quaresima? Quello di riconciliarci con l’amore di Dio, quello di lasciarci amare da Dio, di avvicinarci – come ha fatto Mosè nel deserto, lo ricordate, quando è stato chiamato da Dio – al roveto ardente del suo amore.

Come farlo? Indico tre strade. Anzitutto riflettere sul nostro rapporto con Dio partendo dalla nostra concreta esperienza d’amore. In questo sono avvantaggiate le coppie qui presenti, sia che stiano vivendo la stagione dell’innamoramento, sia quella di un rapporto di amore sempre più intenso e maturo. Ma tutti, in un modo o nell’altro, amiamo e siamo amati e quindi abbiamo qualche esperienza per comprendere il nostro rapporto con Colui che è l’Amore con la “a” maiuscola.

Un secondo percorso è quello dell’ascolto della Parola di Dio: si può amare se si comunica, se si riceve dall’altro le sue idee, i suoi progetti, i suoi sogni, le sue emozioni. Nel Vangelo e nella Bibbia Dio ci parla così.

Infine vorrei invitarvi a preparare lungo tutta la Quaresima il momento della confessione IN preparazione della Pasqua. Non con un puntiglioso e logorante esame di coscienza, ma semplicemente rispondendo a questa domanda, che, abbiamo visto, è tutt’altro che facile, ma è essenziale: mi lascio amare dal Signore?

Vi auguro già ora una Pasqua che sia una festa d’amore con il Signore.

+ vescovo Carlo