“Quello che io faccio… lo capirai dopo”

Friday 29 March 2024

La sera del Giovedì Santo – 28 marzo 2024 – l’arcivescovo Carlo ha presieduto la Messa in Coena Domini in cattedrale.

«Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Questo è ciò che Gesù dice a Pietro che protesta di fronte al gesto che il Maestro sta per compiere: lavargli i piedi.Sappiamo perché Pietro protesta: Gesù sta compiendo un gesto da schiavo. Occorre riferirci al contesto di allora: i piedi, nudi o al più con dei sandali, erano sporchi e impolverati per chi camminava su strade fangose, inoltre si mangiava non seduti ma sdraiati. Si comprende allora il gesto di ospitalità necessario per chi entrava ospite in una casa: lavargli i piedi. Un compito, però, che non toccava certo al padrone di casa, ma era un segno di accoglienza fatto fare da uno schiavo. Ma Gesù non è uno schiavo, anzi è Colui che ha organizzato quella cena pasquale in una sala messa a disposizione da un amico. Lui è il Maestro e il Signore e non è uno schiavo. Lo dice Lui stesso: «Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono». Eppure compie quel gesto da schiavo.

Pietro non capisce perché Gesù si comporta così. Gesù però dice che Pietro lo capirà dopo. Quando sarà questodopo? Non è così facile rispondervi. Sembra un dopo che diventa,nell’impulsività di Pietro, un subito. Perché appena Gesù gli dice che se non si lascia lavare i piedi non avrà parte con Lui, ossia non sarà più uno dei suoi, Pietro vuol farsi lavare anche le mani e la testa. Ma Pietro ha davvero capito? Ha capito quello che l’evangelista esplicita con una scena quasi al rallentatore per dare grande rilievo a quanto Gesù compie? Giovanni così descrive la scena: «Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto». E l’evangelista collega questo fare di Gesù al fatto che Lui vuole amare i suoi sino alla fine. Pietro capisce davvero questo, quando si lascia lavare i piedi? No, tra forse meno di due ore, rinnegherà di essere discepolo di Gesù, non starà con Lui sino alla fine.

Ci possiamo domandare: il “dopo” sarà per Pietro il canto del gallo quando scoppierà a piangere (almeno così raccontano gli altri tre Vangeli), pentito del rinnegamento? Forse, ma è più esatto dire che in quel momento capirà … di non aver capito, di aver fatto una cosa sbagliata, ma anche di aver risposto in modo corretto a chi lo interrogava sul suo essere discepolo di Gesù. in effetti è vero che non si sente di essere discepolo di quel Gesù che sta per essere condannato, flagellato e ucciso.

Allora Pietro capirà finalmente al momento della morte di Gesù? Ma l’apostolo non sarà lì sul Calvario. Altri saranno lì sotto la croce e capiranno: Maria, Giovanni e le donne che sentiranno affermare da Gesù morente che “tutto è finito”, che l’amore “sino alla fine” si realizza in quella morte in croce, una morte da schiavo e non da cittadino (un cittadino romano non finiva certo in croce anche nel caso fosse stato condannato a morte). Ma Gesù aveva scelto di essere schiavo già lavando i piedi ai suoi discepoli.

Pietro capirà dopo la risurrezione? Stando al vangelo di Giovanni si può dire in un certo senso di sì, ma non ancora in modo compiuto. Vi ricordate la scena della pesca miracolosa sul lago, con Pietro che si butta a nuoto per arrivare prima degli altri da Gesù risorto? E immediatamente dopo aver mangiato il pesce con Gesù, Pietro si sente rivolgere per tre volte la domanda sull’amore: «Simone di Giovanni, mi ami tu?» (cf Giovanni 21,15-17). E Gesù aggiunge: «In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». E l’evangelista commenta: «Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: Seguimi» (Giovanni 21,18-19). Proprio dando la vita e morendo in croce come il suo Maestro, Pietro finalmente capirà il gesto della lavanda dei piedi nel suo significato più profondo.

Come vedete, il “dopo” annunciato da Gesù, quel capirai dopo, dura per Pietro tutta la vita. E per noi? Noi che stasera ripeteremo il gesto di Gesù: lo farò io, ma a nome di tutti, perché Gesù dice a tutti e non solo al vescovo e ai preti: «anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». È ovviamente un gesto simbolico, diverso per esempio da quello che compiono molte persone curando un anziano malato, un disabile, qualcuno che anche nelle cose più semplici relative alla cura della persona dipende dagli altri.

Ed ecco allora un “dopo” per il nostro capire: il servire gli altri anche nelle cose più semplici ci fa comprendere un po’ di più il gesto di Gesù. Ma aggiungo, perché tutti spontaneamente ci mettiamo dalla parte di chi aiuta, di chi serve e non di chi ha bisogno, anche lasciarsi servire dagli altri, magari da chi non ce lo aspettiamo, ci aiuta a capire qualcosa in più del gesto di Gesù.

Basta tutto questo per noi? No, ci vuole tutta la vita per imparare ad amare. Non bastano dei gesti, a volte, anzi sempre, occorrono degli atteggiamenti del cuore, che poi si manifestanonell’agire, e non sono facili: la pazienza, l’ascolto, il cercare di capire il punto di vista dell’altro, il dare fiducia, il perdono, il dimenticare i torti, il non bloccarsi con l’invidia e la gelosia, il superare le tensioni, … Ci vuole una vita, lo sappiamo.

 C’è qualcosa che ci può aiutare in modo speciale in questo cammino progressivo di comprensione dell’amore? Sì, e lo stiamo vivendo ed è un peccato che molti cristiani lo stiano trascurando(forse anche come una reazione a una presentazione riduttiva e moralistica). Sì, è proprio la celebrazione eucaristica, la Messa. L’evangelista Giovanni, lo sappiamo, non presenta il racconto dell’Eucaristia, lo sostituisce con l’episodio della lavanda dei piedi. Si dice spesso perché così spiega il significato profondo dell’Eucaristia, come amore che si fa servizio. È vero, ma può esserci anche un altro motivo, cioè non ci racconta l’Eucaristia, che sa che la comunità cristiana conosce e celebra, perché vuole che siano i cristiani a interrogarsi, come noi stiamo facendo stasera, sul come si fa a capire il gesto di Gesù, per poi viverlo.

Lo si può capire proprio celebrando la Messa, che non è un racconto o un gesto simbolico, ma è ciò che ci dona realmente la Parola di Gesù, che scende nel nostro cuore, e ancora di più ci fa entrare in comunione piena con Lui, cibandoci di Lui. È quella Parola, quel Corpo e Sangue che ci sono donati, ciò che ci possono far capire a poco, a poco, l’amore di Gesù nella nostra vita. Ecco che per noi quel dopo di cui Gesù parla a Pietro, diventa l’adessodell’Eucaristia, che deve poi diventare l’adesso della vita di ogni giorno vissuta per amore. Prima di diventare quella vita che non avrà più giorni e dove, speriamo, di essere per sempre con il Signore, riempiti dal suo amore. Solo lì finalmente capiremo, perché per l’eternità vivremo amati e amando a nostra volta il Dio amore.

+ vescovo Carlo