Domenica 5 aprile l’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale (a porte chiuse e con diretta streaming sui canali social diocesani) la messa nella domenica delle Palme. Pubblichiamo di seguito la sua omelia.
Quest’anno ci siamo trovati gettati dentro la passione di Cristo senza preavviso. Non c’è stato neppure il tempo per un po’ di festa con le palme e gli ulivi ricordando il Messia che entra a Gerusalemme. Tranne che ai sacerdoti, è stata tolta anche la possibilità di condividere con il Maestro la cena pasquale, l’Eucaristia. Siamo dentro la passione di Cristo, che questa domenica ci presenta in tutta la sua drammaticità. E dobbiamo starci dentro, sapendo che la passione di Cristo è oggi la passione dell’intera umanità.
Abbiamo ascoltato dal vivo o, molti di voi, via social il racconto secondo Matteo, un racconto che non ha bisogno di molte parole di commento, ma di silenzio e di contemplazione. Un racconto che faremo bene a riprendere in questi giorni in una lettura personale. Proprio per aiutare questa contemplazione, mi permetto di suggerire due piste, una nella linea del cuore, del sentimento, dell’empatia; l’altra della testa, della riflessione, della comprensione profonda.
La prima pista che propongo è quella di calarsi in ogni personaggio della passione, anche dei personaggi minori come i soldati, la donna che interroga Pietro, la moglie di Pilato, ecc. Il racconto è ricchissimo di presenze. Se non ho contato male e tralasciando le persone indicate collettivamente come i Dodici, i discepoli, la folla, i capi dei sacerdoti, i soldati, ecc. ci sono una ventina di persone coinvolte nella passione di Gesù. Suggerisco allora di identificarsi in ogni persona e domandarsi: chi è? che cosa dice? che cosa fa? perché agisce così? che cosa pensa di Gesù? e poi la domanda fondamentale: e se fossi stato, fossi stata al suo posto?
La seconda pista viene suggerita da una caratteristica che contraddistingue il Vangelo di Matteo in generale e in particolare anche nel suo modo di raccontare la passione e cioè il collegamento con la Sacra Scrittura. Per Matteo e per la sua comunità non si tratta di un semplice riferimento letterario o storico, ma il ritrovare nella Parola di Dio il senso di ciò che avviene. La Passione di Gesù è infatti frutto dell’intreccio di volontà umane, buone e cattive, e di libertà sempre di uomini e donne, altrettanto buone e cattive. Non è un evento casuale, né qualcosa di deciso da un oscuro destino. C’è la libertà di Gesù che nel momento drammatico del Getsemani sceglie la volontà del Padre; e c’è anche la libertà dei capi dei sacerdoti, di Pilato, di Giuda, della folla che decidono di condannare Gesù. Ma il tutto, ce lo rivela la Scrittura, è collegato dal filo rosso della volontà di salvezza del Padre, che ci ama e vuole che tutti siano salvi (cf 1Tm 2,4). Ecco allora in concreto quale potrebbe essere la seconda pista da percorrere: domandarsi alla luce della Parola di Dio – oggi, in concreto, della profezia di Isaia e del passo della lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato – quale sia il senso della passione di Gesù. Una riflessione che potrebbe poi aiutarci a rispondere a un’altra grande domanda che è nel cuore di tutti noi e cioè il senso di ciò che noi e l’intera umanità stiamo vivendo.
Una domanda drammatica, che la nostra fede non può eludere, mentre contemplando il volto del Crocifisso si innalza la nostra accorata preghiera per chi soffre e per chi muore a causa di questa epidemia. Signore Gesù, abbi pietà di noi.
+ vescovo Carlo