Sabato 27 gennaio 2024 l’arcivescovo Carlo ha presieduto nel duomo di S. Ambrogio a Monfalcone l’Eucarestia in occasione dell’incontro organizzato nel centenario dalla nascita dello scoutismo monfalconese. Pubblichiamo di seguito la sua omelia.
Immaginiamo il popolo di Israele nel deserto. Mosè sta per concludere la sua missione ed è consapevole che non entrerà nella terra promessa e chiede al popolo che cosa vuole. La risposta è: “un profeta”.
Lungo l’Esodo altre erano state le richieste formulate al Signore: l’acqua, così decisiva per la sopravvivenza nel deserto; il cibo: la manna e poi la carne: le quaglie. Ma ora in un momento di passaggio importante, il popolo chiede un profeta come Mosè e Dio ascolta questa richiesta. «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio»: così dice Mosè al popolo.
“Hai chiesto un profeta”: è la richiesta fondamentale per l’umanità di ogni tempo e di ogni luogo. Sembra che siano più importanti altre cose: la salute, il lavoro, i soldi, il successo, il divertimento, … O anche valori più grandi come la pace, la giustizia, la dignità. Tutte realtà significative e necessarie, ma nei momenti di passaggio della storia – papa Francesco afferma da anni che non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in cambio d’epoca – sono più necessari i profeti.
Chi è il profeta? Colui che interpreta a nome di Dio la storia, ne spiega il senso, ne indica la direzione e offre piste concrete per assumersi le responsabilità che il tempo in cui si vive richiede. Se questo è vero, non ho incertezza nel dire che le persone che esattamente 100 anni fa hanno dato avvio allo scoutismo a Monfalcone e poi nella vicina Staranzano sono stati dei “profeti”. Non è una parola esagerata o retorica. No, è la realtà. Sono persone che nei drammi degli anni del primo dopoguerra e della nascente dittatura fascista hanno intuito che era necessario offrire ai ragazzi e ai giovani una proposta seria di vita, un percorso educativo esigente e bello, esattamente quello nato dall’intuizione di Baden Powell e che la comunità cristiana ha assunto arricchendolo dei valori del Vangelo.
Quanto bene abbia fatto il movimento scoutistico a Monfalcone è possibile solo descriverlo sommariamente, come vi state impegnando nel percorso di questo anno centenario. Dicevo sommariamente, perché ciò che l’educazione scout ha operato nel cuore e nella vita di tanti ragazzi e giovani poi diventati adulti (e più avanti anche di tante ragazze e giovani donne) non è possibile misurarlo. Ma gli effetti nella comunità di Monfalcone e del territorio circostante, nella nostra arcidiocesi e nei luoghi dove gli ex-scout hanno vissuto e operato (ma non si può dire ex perché si resta tali per tutta la vita), sono evidenti. È pertanto necessario oggi ringraziare il Signore per aver suscitato allora quei profeti e per tutti coloro che nel corso di un secolo li hanno seguiti.
Lo stiamo facendo con la realtà più grande che abbiamo a disposizione per dire “grazie”, che è la celebrazione eucaristica. Ma oltre a dire grazie, occorre anche pregare il Signore, perché ben radicati nel passato, gli scout di oggi mettano in gioco tutto loro stessi, cuore, mente e azione per vivere questo cambio d’epoca ed educare i più piccoli a viverlo guardando con fiducia e speranza, nonostante tutto, il futuro.
Questo all’interno di una complessa, come quella di oggi, ricca di opportunità positive, ma anche di diversi aspetti problematici o anche del tutto negativi. Potremmo chiamare questi ultimi dei veri e propri “demoni” che iniettano in molti modi nell’umanità, anche in questa nostra realtà, il veleno del male.
Quali sono? Ne elenco solo alcuni, forse non i più rilevanti, ma certo tra i più insidiosi anche perché collegati tra loro.
Il primo demonio è quello della superficialità, che porta a lasciarsi prendere da cose stupide ed effimere, a sprecare la vita dietro ai social, ad accontentarsi di emozioni faciali, a prendere per buono quanto ti raccontano. Le dittature politiche, ideologiche, che condizionano l’opinione pubblica – e, oggi, giorno della memoria, sappiamo bene dove portano – sfruttano spesso abilmente la superficialità della gente. E invece occorre usare la testa, ragionare, capire: l’educazione scout è decisiva in questo e così educa alla libertà gli uomini e le donne di domani.
Contiguo a questo primo demonio c’è quello del pregiudizio. Un pregiudizio favorito dalla superficialità, alimentato da fake news, sostenuto da chi ha interesse a creare divisioni, odi, contrapposizioni. Un pregiudizio che ti impedisce di conoscere l’altro, i suoi valori, la sua cultura, la sua religione ed evidenzia solo i suoi limiti, le sue mancanze, i suoi torti veri, ma anche inventati. Ma così non si va molto lontano e una società complessa e multiforme come la nostra si spacca sempre di più invece di intraprendere percorsi di dialogo, di comprensione, di integrazione come insegna lo scoutismo.
Un terzo diavolo è quello dell’individualismo: ci sono solo io, sono al centro e tutto il resto ruota attorno a me. Io con i miei diritti (dimenticando i doveri…), le mie idee, i miei desideri, i miei capricci, … senza alcuna appartenenza, senza alcun impegno di relazione e di solidarietà con gli altri. Una società di individui soli e chiusi in se stessi e non una società di persone in relazione: questo il ritratto purtroppo reale della nostra società. Da qui l’importanza dell’esperienza della vita di gruppo dove si impara a stare insieme, a prendersi cura dell’altro, a servire.
Infine accenno a un ultimo demonio, quello dell’irresponsabilità. È la conseguenza diretta dell’individualismo. Non voglio assumermi alcuna responsabilità, cerco di evitare fastidi, mi attengo al minimo richiesto, non ho alcuna considerazione del bene comune. Quanto invece è decisivo essere educati alla responsabilità, a prendere sul serio i propri impegni nella società e nella Chiesa.
Come potete intuire, questi quattro demoni sono fortemente collegati nei loro effetti: chi è superficiale è più facilmente preda dei pregiudizi, si chiude nel proprio individualismo e fugge ogni responsabilità.
Per quel poco che so dello scoutismo, mi sembra che la sua azione educativa sia un’ottima difesa da questi demoni e dal loro veleno, come ho brevemente accennato a proposito di ogni demonio. La sua presenza nella società e, in particolare, in questa città è un vero dono.
Il Vangelo di oggi ci assicura che Gesù è più forte del demonio, Lui che è il Salvatore che ci aiuta a riconoscere il male e a sconfiggerlo. Per questo occorre allora pregare il Signore perché anche oggi ci siano profeti che ci aiutino a comprendere la storia e ad assumere, come 100 anni fa, ognuno le proprie responsabilità e perché questo compito possa essere portato avanti da chi continua oggi l’impegno di un secolo fa.
Concludo ringraziando da parte mia tutti coloro che tramite l’impegno nello scoutismo hanno offerto in questi 100 anni un grande contributo alla Chiesa e alla società di questo territorio e augurando a tutti, adulti, ragazzi e giovani, che la promessa, rinnovata poco fa, vi impegni oggi e nel futuro a portare in questa città, e dovunque sarete, una profezia di responsabilità, di solidarietà, di giustizia, di pace e di fraternità universale.
+ vescovo Carlo