L’oratorio è luogo di evangelizzazione? Quali sono le condizioni per cui l’oratorio sia un ambiente educativo nella fede?

Tuesday 24 July 2018

Molto spesso quando si pensa all’oratorio ci si immagina bambini e ragazzi che giocano e non viene immediatamente in mente l’evangelizzazione… tuttavia l’oratorio, in quanto espressione educativa della comunità ecclesiale, ha a cuore l’annuncio del Vangelo, in modo che sia comprensibile e vivibile dai bambini e dai ragazzi.
L’oratorio può essere un laboratorio di interazione tra fede e vita, dove si può davvero incontrare in modo vivo il Signore Gesù e dove si riceve il Vangelo come parola significativa e trasformatrice. Certo nell’oratorio i percorsi sono differenziati, in modo da essere adeguati alle esigenze di ciascuno. Nell’oratorio pertanto trovano spazio i cammini di iniziazione cristiana, i percorsi formativi per giovani, ma anche si possono immaginare iniziative di primo annuncio, soprattutto nell’incontro con giovani provenienti da altre culture e religioni oppure di giovani battezzati non praticanti. Anche le occasioni di aggregazione e di formazione di come sport, esperienze comunitarie, animazione, teatro, volontariato sociale e missionario, laboratori artistici, pellegrinaggi, cinema, web possono diventare il momento in cui i giovani sono accompagnati verso una vita più piena e profonda.
Lo stile è quello della progressività e integrazione dei diversi aspetti della vita.

Per una parrocchia non basta aprire una stanza, mettere due calcetti, o avere un campo con un canestro o una porta perché ci sia un oratorio e perché quello sia un ambiente educativo nella fede. A volte in un modo un po’ ingenuo ci illudiamo che se un’attività si svolge negli ambienti della parrocchia automaticamente sia educativa e sicura. In realtà servono molte condizioni perché un oratorio sia effettivamente un luogo educativo nella fede.
Serve prima di tutto la testimonianza di fede di una comunità cristiana concreta che dà il mandato ecclesiale ad alcune persone di occuparsi di educazione: uno che prende l’iniziativa per conto proprio non sta ancora facendo oratorio.
Serve poi che venga proposto un cammino personale e comunitario allo stesso tempo per i ragazzi e per i giovani. L’ambiente in cui questo cammino avviene, nel suo insieme di relazioni, attività ed esperienze, sostiene il percorso personale. Tuttavia bisogna cominciare a rivalutare il fatto che solamente nell’incontro personale con una guida che introduce anche ad una vita di preghiera, avviene la vera crescita e si diventa capaci di fare una sintesi di vita e di scelte di futuro.
Serve che i giovani siano accolti a partire dal punto dove si trovano, coi loro interessi e capacità, ma allo stesso tempo siano provocati e sollecitati a proseguire il cammino educativo e di fede. Non è detto che persone che hanno la stessa età abbiano anche lo stesso livello di maturità e le stesse esigenze educative.
L’intenzionalità educativa di chi anima la vita dell’oratorio dovrebbe essere in grado di pensare anche le attività di animazione e di aggregazione come parte di un progetto più grande di evangelizzazione.

Don Nicola Ban