L’importante è seminare

Wednesday 12 July 2017

Mt 13, 1-23

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti”.
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore.
Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo  cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”.

La parabola del seminare all’inizio descrive le condizioni sfavorevoli per la crescita del grano: alcuni semi cadono sulla via e vengono divorati dagli uccelli, altri su un terreno pietroso e si seccano, altri tra le spine e soffocano. Ma nonostante la perdita di tanto grano, i semi caduti in terreno buono compensano largamente la fatica del seminatore con un raccolto al di sopra di ogni aspettativa «dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi ascolti».
Gesù invita i suoi discepoli e noi a non perdersi di coraggio, l’importante è seminare avendo fiducia nell’azione potente di Dio, in apparenza insignificante e infruttuosa, ma che sarà vittoriosa se letta attraverso la resurrezione.
Il seme è la Parola e i terreni sono coloro che ascoltano la Parola: ma l’ascolto non basta, bisogna comprenderla, assimilarla e tradurla in pratica nella vita di ogni giorno. I diversi tipi di terreno corrispondono alle diverse risposte date alla Parola. La via simboleggia l’uomo che ascolta la Parola e non la comprende, è il neo convertito o colui che si sente autosufficiente. I terreni pietrosi descrivono l’uomo che accoglie con gioia la Parola, ma soccombe alle prime difficoltà, perché la sua fede è superficiale e provvisoria. Le spine rappresentano le preoccupazioni terrene e la seduzione della ricchezza, dell’autosufficienza, che soffocano il germe della vita spirituale rendendo il seme infruttuoso. Il terreno buono rappresenta colui che non soltanto ascolta la Parola, ma la comprende, la mette in pratica, e pone al centro della sua vita la fedeltà al vangelo. Anche noi siamo chiamati a scegliere se cercare di arrivare a conoscere i misteri del Regno, non per le nostre doti intellettuali o culturali, ma attraverso ascolto e la scelta di abbandonarci al mistero di Dio.
Riusciamo a lasciare, nella nostra vita quotidiana, degli spazi per ascoltate la Parola, per aprire il nostro cuore all’amore del Padre?
In tal caso i nostri occhi sapranno vedere il cuore di ogni situazione e non temeremo alcun imprevisto perché avremo non solo ascoltato, ma soprattutto aderito alla Parola con la nostra vita.

(da “Una comunità in ascolto di Matteo” – a cura degli Insegnanti di religione cattolica della diocesi)