La pace, non la guerra deve guidare l’umanità

Monday 29 April 2024

«Saper far diplomazia significa risolvere le cause che portano ai conflitti prima che risolvere i conflitti stessi». Il cardinal Matteo Maria Zuppi, intervenendo lunedì 29 aprile 2024 a Gorizia nell’aula magna della sede universitaria di via Alviano di fronte a una platea di studenti, autorità civili, militari e religiose, e tanti studenti, ha ribadito così la sua idea di servizio. Un servizio che nell’ultimo periodo si è concretizzato con la sua missione a nome e per conto di Papa Francesco a Kiev, Mosca, Pechino e Washington per cercare di mitigare, se non proprio carpire le necessità e tentare una risoluzione definitiva, per il conflitto in Ucraina.

«Coscienti delle nostre capacità, dobbiamo, da esseri umani, prendere atto della nostra umanità e agire nella direzione di dare nuovamente umanità all’idea guerra in modo da poterla decostruire», così Zuppi, introdotto da Georg Meyr, coordinatore Corso di Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche e Corso di Laurea magistrale in Diplomazia e Cooperazione internazionale all’Università di Trieste, sede di Gorizia. «Per varie volte in Europa la pace ha traballato, lo abbiamo visto qui vicino con la guerra civile in Jugoslavia. Ma oggi ci rendiamo conto, specialmente con il conflitto ucraino, che non abbiamo vissuto forse un periodo di pace ma una tregua. È un’idea agghiacciante».

Il Cardinale arcivescovo di Bologna, e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, si è soffermato sul fatto che oggi «non ci sono più frontiere ma viviamo tutti con la consapevolezza del nostro appartenere a un popolo o a un altro. Questo modo di vivere europeo dovrebbe consentirti di collaborare fattivamente per la pace, un concetto che solo tra la metà del XIX e l’inizio del XX secolo è andato formandosi. Pensiamo alla Convenzione di Ginevra che finalmente ha dato avvio a una Diplomazia della Speranza, interrotta dalla Prima Guerra Mondiale ma poi, fortunatamente ripresa».

Tra i temi toccati da Zuppi anche la proposta di rimettere in circolazione, anche se in forma contemporanea, l’idea nata nel 1922 del Passaporto Nansen per i rifugiati e gli apolidi: «La pace, non la guerra, deve guidare l’umanità perché non si può amare con armi d’offesa in pugno», così ancora il presidente Cei. «I conflitti – ha concluso il presule – non vanno anestetizzati ma risolti ed è qui che la diplomazia gioca il suo ruolo fondamentale, per la sopravvivenza di noi stessi e degli altri. La guerra va abolita

Il cardinal Zuppi ha, così, siglato il secondo libro delle firme dell’Università di Trieste, che con il corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche è, per Gorizia, punto di riferimento. La sua firma è, in ordine, subito successiva a quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dell’omologo sloveno Borut Pahor.

Tra i saluti, oltre a quello del sindaco, Rodolfo Ziberna, e del magnifico rettore, Roberto Di Lenarda, anche quello dell’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. Il presule ha ribadito come la lectio sia stata inserita all’interno del cinquantesimo anniversario dall’istituzione dell’attuale Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’università di Trieste. «L’intuizione di chi ha voluto proprio qui il primo corso istituito in Italia di scienze Internazionali e Diplomatiche è stata davvero straordinaria. Il luogo – così ancora Redaelli – è infatti un messaggio perché è dentro una geografia e storia eccezionali».

Per Redaelli «la presenza di questa facoltà in questa duplice città, che vuole tornare a essere un’unica realtà di pace e di riconciliazione, potrà dare anche nel prossimo anno un contributo significativo e professionalmente competente per la crescita del nostro territorio, ferito da due guerre, ma desideroso di essere testimone di fraternità», ha concluso Redaelli.