La scomparsa di Mons. Brach

Wednesday 20 December 2017

La comunità di Terzo d’Aquileia – suo paese di origine – insieme a tanta altra gente proveniente soprattutto da Papariano e Fiumicello dove è stato cooperatore e parroco per oltre trentacinque anni, hanno salutato venerdì scorso il sacerdote diocesano don Ottobre Brach, spentosi martedì 19 all’ospedale di Gorizia dove era ricoverato da alcuni giorni.

Classe 1927, aveva da poco oltrepassato i novanta anni; nato a Terzo di Aquileia con la famiglia aveva sperimentato la tragedia del dopoguerra e delle migrazioni; compiuti gli studi al seminario minore di Gorizia, aveva finalmente potuto ricevere, dalle mani del vescovo Antonio Santin l’ordinazione sacerdotale a Trieste il 2 luglio del 1951. Ha iniziato il suo servizio pastorale come vicario cooperatore a Visco; succesivamente è stato cooperatore a Ronchi e Fiumicello; parroco a Sagrado e nel 1978, parroco di S.Valentino a Fiumicello. Un servizio che so è concluso nel 2004 ma che è continuato con la presenza di don Ottone fino a quando la salute gli ha consentito di essere utile per il ministero. L’arcivescovo lo aveva nominato canonico onorario del Capitolo metropolitano di Gorizia.

Friulano tutto d’un pezzo, don Ottone ha sempre parlato la lingua materna con tutti, anche se conosceva e parlava il tedesco e lo sloveno. Con rara sensibilità ha cercato e vissuto intensamente il legame tra trasmissione della fede ed uso della lingua materna nella predicazione, nella liturgia e nel canto, oltre che nella quotidianità delle relazioni. In friulano aveva steso anche gli atti ufficiali della parrocchia, come le annotazioni di cronaca e i registri dei nati e battezzati, del cresimati, dei matrimoni e dei defunti. Una attenzione che volle come esemplare proprio perché niente fosse tralasciato per la trasmissione della fede e della identità friulana.

Il ministero di don Ottone Brache è stato caratterizzato fino dall’età giovanile, nel tempo della fine della cristianità, in una attenzione rinnovata con il mondo dei bambini e dei giovani, dei quali aveva saputo interpretare le intenzioni e le attese ma anche accompagnare con forme nuove ed intense di formazione. Nella sua esperienza di parroco, iniziata con qualche perplessità, aveva avuto modo di esplicitare insieme il suo cuore di uomo, qualche volta con maniere spicce ma sempre cariche di umanità oltre che con una quotidiana ironia scherzosa che lo rendeva amico, amabile e ricercato. Attaccato alle tradizioni ed alla dottrina della chiesa che interpretava sempre con misericordia.

Nella sua esperienza di insegnante di religione e in quella di parroco ha attraversato stagioni intense della vita della chiesa e della gente della Bassa verso la quale aveva una comunione profonda di sentire., ma anche una viva preoccupazione per un futuro non facile. Nella predicazione, come nei rapporti quotidiani, preferiva togliere ogni orpello per presentare anche la fede nella sua concreta realtà di esperienza di vita. Con questo spirito aveva rappresentato la diocesi nell’operazione di traduzione della Bibbia.

Sempre presente agli incontri del clero –pur consentendosi molte prese di distanza- ha conservato, fino a quando la salute gli ha consentito, un rapporto personale intenso e fraterno ma anche una libertà di pensiero e di intenzioni. L’amicizia era intatta ma anche la sincerità. Ha concluso la sua esistenza alla casa dei sacerdoti dove è stato accolto e accompagnato con cura e affetto, soprattutto quando più difficili erano le relazioni a causa della malattia. Anni di spaesamento e poi di silenzio.
Nel corso del rito di commiato, presieduto dall’arcivescovo Redaelli con una ventina di sacerdoti con il coro parrocchiale, hanno salutato con riconoscenza lo scomparso anche l’arcivescovo De Antoni e due rappresentanti di Fiumicello, presenti i sindaci di Terzo e di Fiumicello.