Il punto di vista del Crocifisso

Saturday 8 April 2023

Nella sera del venerdì santo – 7 aprile 2023 – l’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale la liturgia della Passione del Signore. Successivamente ha guidato la Via Crucis cittadina da Sant’Ignazio al castello. Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata in duomo.

Il venerdì santo siamo chiamati a contemplare la croce di Gesù: tra poco l’adoreremo in clima di silenzio e di profondo raccoglimento. Davanti alla morte non si può che tacere, soprattutto se è la morte del Figlio di Dio.

Vorrei, però, in questo venerdì santo, proporvi un cambio di prospettiva e cioè assumere il punto di vista del Crocifisso. E di farlo non in astratto, ma ponendo attenzione su ciò che Gesù vede dalla croce. Lo possiamo fare con realismo partendo dai racconti della passione, quello del Vangelo di Giovanni, che abbiamo appena ora ascoltato, ma anche il racconto di Matteo che è stato proclamato domenica scorsa e quelli di Marco e Luca, che sono stati oggetto della nostra meditazione negli scorsi anni (tra parentesi, mi permetto di suggerire a tutti, se si ha qualche momento di tempo, di prendere in mano i Vangeli e di leggere con calma i quattro racconti della passione).

Dopo essere stato crocifisso con i due malfattori, Gesù, stando al Vangelo di Luca, vede chi lo ha crocifisso – i soldati romani – e dice: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Uno sguardo, dunque, di misericordia verso quegli uomini abituati a obbedire, senza farsi troppi problemi, e a crocifiggere coloro che i loro capi avevano condannato. Uno sguardo di misericordia all’intera umanità, che non è consapevole di quello che fa scegliendo il male.

Dalla croce Gesù vede anche i soldati che si dividono le sue vesti, tirandole a sorte. Una specie di compenso extra dato a chi faceva il brutto mestiere di inchiodare in croce i condannati. Tutti i quattro evangelisti ricordano questo episodio, ma l’evangelista Giovanni lo sottolinea in modo particolare, citando la Sacra Scrittura – il salmo 22 – ed evidenziando la tunica senza cuciture, che non può essere divisa (probabilmente simbolo della Chiesa che deve mantenere la sua unità).

Stando ai tre Vangeli sinottici Matteo, Marco e Luca – Gesù osserva poi passare sotto la sua croce persone che lo insultano, perché Lui, il Salvatore, che si è presentato come re e figlio di Dio, non è capace di salvare se stesso e di scendere dalla croce. Anche i due crocifissi con Lui, così riferiscono Matteo e Marco, lo scherniscono. L’evangelista Luca dice però che solo uno dei due lo insultava dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi». L’altro, invece, riconoscendo l’innocenza di Gesù, lo invoca: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» e Gesù gli risponde: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Il Crocifisso insultato, preso in giro, beffeggiato: eppure non ha fatto niente di male, è innocente. Delude, però, perché non salva il mondo come ci si aspetterebbe dal Messia. Non fa niente per resistere al male che lo uccide, non pare far niente per gli altri. Solo il cosiddetto buon ladrone capisce che Gesù è un re diverso dai soliti e che il suo regno è quello definitivo, l’unico che può dare salvezza, pace, perdono, amore per sempre.

Anche oggi il Crocifisso vede gente che lo insulta e lo rifiuta: quante persone ancora oggi sono perseguitate e uccise senza aver fatto nulla di male, ma solo per essere discepoli di Gesù. Vede anche noi, che crediamo in Lui, ma che spesso andiamo sotto la croce per lamentarci: perché Gesù non interviene per liberarci dalla malattia, dalla sofferenza, dalla miseria, dalla morte, dalla guerra? Dobbiamo solo sperare in un regno futuro? O il Crocifisso, con il suo accettare per amore il nostro rifiuto di Lui, ci dona già oggi, qui nell’aldiquà, la possibilità di vivere in un mondo nuovo da figli e figlie di Dio?

L’evangelista Giovanni ci dice che il Crocifisso intravede alcune persone che gli sono care sotto la sua croce: non gli apostoli, che lo avevano tradito (Giuda), rinnegato (Pietro) o che erano scappati, ma alcune donne con sua madre e il discepolo amato. E nel momento supremo della morte dona sua madre al discepolo, che ci rappresenta tutti perché tutti siamo discepoli amati da Gesù, e dona il discepolo come figlio alla Madre.

Dicevo un attimo fa che spesso siamo sotto la croce di Gesù a lamentarci, a protestare per il male e la sofferenza. Ma lì sotto la croce non siamo soli: c’è Maria con noi, come madre amorosa, piena di misericordia e di compassione per noi. Maria, che a Cana era intervenuta per intercedere per gli sposi presso Gesù e aveva ottenuto il primo miracolo, non si può dimenticare dei suoi figli, che il Crocifisso le ha affidati, soprattutto nei momenti di difficoltà, e ottenere anche per noi il miracolo che sostiene il nostro incerto cammino di fede.

L’ultima persona che Gesù vede è il soldato che gli porge, in cima a una canna, la spugna imbevuta di aceto. Un gesto di misericordia, che Gesù accoglie prima di spirare. Quanti crocifissi di oggi, quanti poveri attendono un gesto di misericordia e di attenzione. Non ci viene chiesto di salvare il mondo, ma di offrire in nome di Gesù quello che possiamo, magari solo un bicchier d’acqua o un sorriso, che sia però segno autentico di amore.

Concludo queste riflessioni che hanno cercato di metterci dalla parte di Gesù e di vedere con Lui dalla croce, ricordando che ci sono tantissime persone, uomini e donne e anche bambini e bambine, che non devono fare uno sforzo di fantasia per collocarsi dal punto di vista del Crocifisso: in croce purtroppo ci sono. A volte per colpa della natura ferita dal peccato, spesso perché l’odio e la cattiveria non sono terminate duemila anni fa in quel venerdì santo. Non lo dicono i Vangeli, ma dall’alto della croce Gesù ha sicuramente visto tutti i crocifissi della storia. E siamo certi che il Crocifisso è con tutte queste persone, identificandosi con loro.

Vogliamo esserlo anche noi, questa sera, almeno con la nostra preghiera e, per quanto ci viene data la possibilità, con la nostra reale vicinanza.

+ vescovo Carlo