Il Cristo che però partirà

Monday 20 June 2016

Lc 9,18-24
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare.
I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è  risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

A questo punto del Vangelo è Gesù che rompe gli indugi e pone la questione della sua identità: chi sono io? Inizialmente la domanda si riferisce a ciò che di Lui pensano le folle (diremmo oggi, l’opinione pubblica), poi però diventa: «Ma voi, chi dite che io sia?».
L’interrogativo è rivolto ovviamente anche al lettore del Vangelo (è significativo che la domanda sorga in un contesto di preghiera: anche la risposta va data nella preghiera?).
Pietro dà una risposta in apparenza giusta: «il Cristo di Dio». Ma in che modo Gesù è il Cristo? Lui stesso lo precisa con il primo annuncio della passione, accompagnato dall’invito a seguirlo sulla stessa strada del rinnegamento di sé, della croce (di «ogni giorno» è una sottolineatura tipica di Luca). L’invito è rivolto a tutti e non solo agli apostoli: il rinnegamento e la croce hanno senso non in astratto, ma solo nel seguire Gesù.

† Vescovo Carlo