La chiesa di San Rocco ha ospitato venerdì scorso l’annuale incontro di quanti in diocesi operano nell’ambito delle comunicazioni sociali. La liturgia eucaristica è stata presieduta dal vescovo Carlo e concelebrata dal parroco, mons. Dipiazza, insieme a don Boscarol e a mons. Centomo. Pubblichiamo i passi centrali dell’omelia del vescovo.
Non solo le persone non vanno dimenticate, ma non si devono trascurare i valori che vengono messi in gioco dalle loro scelte e dalle loro azioni.
Il valore del potere che dovrebbe essere servizio e non tirannia; il valore della fedeltà che non può essere tradita da un sentimento o, peggio, da calcoli spietati di convenienza; il valore della coerenza che può portare a mettere in gioco persino la stessa propria vita.
I fatti, le persone, i valori. I mezzi di comunicazione sociale fanno il loro mestiere se riescono a esprimere questi tre livelli. Se non si fermano cioè ai fatti, descritti più o meno precisamente e spesso tradotti in gossip per attirare lettori o spettatori, ma vanno alle persone, presentate con verità nel rispetto della loro dignità, e arrivano ai valori in gioco, che devono essere evidenziati perché chi legge, vede, ascolta possa fare le proprie valutazioni con conoscenza di causa. Un compito impegnativo, ma decisivo per una società sempre più complessa e variegata come la nostra, dove le notizie si sono moltiplicate e allontanate dal fruitore, che quasi mai può verificarle di prima mano, e insieme paradossalmente si sono avvicinate a lui perché aggiornate ogni istante sullo schermo dello smartphone o di altri aggeggi simili.
Nel messaggio di quest’anno per la giornata delle comunicazioni sociali, che ha avuto come tema: “”Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5).
Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”, papa Francesco ha scritto: “Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione. Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia”.
Molto bella l’immagine del pane fragrante e buono da offrire a chi si rivolge ai mezzi di comunicazione sociale. Un pane fragrante e buono come quello che si deve mettere sul tavolo dell’ospite.
Voglio riprendere qui anche questa immagine usata nella prima lettura con una frase molto incisiva: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”.
In fondo chi cura le notizie entra come ospite nella vita delle persone: un ospite ben accetto o un intruso? Certo, spesso un ospite inatteso, che deve usare tutto il tatto possibile e tutta la discrezione necessaria per entrare in punta di piedi, se vuole riportare le notizie nel rispetto delle persone coinvolte e dei valori in cui credono.
Ma anche i protagonisti dei vari fatti possono essere considerati come ospiti, perché appunto la loro vicenda, spesso le loro parole, talvolta anche la loro immagine vengono “ospitate” nei mezzi della comunicazione. Anche loro devono essere ospiti che rispettano il lavoro di chi li accoglie e devono saper ringraziare per l’attenzione ricevuta.
Questa duplice ospitalità, se non tra angeli, tra persone, può a volte realizzarsi effettivamente e in modo positivo. Ieri sera ero a Fiumicello per ricordare il primo anniversario della morte di Giulio Regeni. Per quanto ho potuto seguire la vicenda sui mezzi di comunicazione sociale, posso dire che – in generale (ci sarà sempre qualche eccezione più o meno deplorevole) – è stato un caso esemplare dove si è raccontato con obiettività la vicenda e ci si è impegnati a tenere aggiornata l’opinione pubblica, si è stati poi attenti alle persone coinvolte e alla loro dignità (a cominciare dallo stesso Giulio), si è dato spazio all’impegno della ricerca della verità da parte dei genitori e di tante persone che con loro si sono mobilitate, tutte persone che si sono sentite ben ospitate e sostenute dai mezzi di comunicazione sociale.
Ci sono sicuramente tanti altri esempi positivi: non bisogna indulgere sempre al negativo ed occorre avere molta stima e riconoscenza verso chi, con impegno e cercando di restare alla pari con la frenesia di oggi, cerca di offrire notizie e spunti di giudizio in modo corretto.
Anch’io vi ringrazio e sono certo che professionisti e fruitori dei mezzi di comunicazione sociale potremmo essere ancora di più ospiti attenti ed educati gli uni degli altri, soprattutto se ci aiuteremo a non limitarci al racconto dei fatti, più o meno riuscito ma sperabilmente corretto e non superficiale, bensì a vedere dietro e dentro di essi le persone reali con i loro valori e le loro convinzioni, in una parola, con la loro vita e dignità.
† Vescovo Carlo