“Davvero quest’uomo era figlio di Dio”

Wednesday 9 August 2023

Mercoledì 9 agosto 2023, l’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale il rito delle esequie di don Alessio Stasi.

«Davvero quest’uomo era Figlio di Dio», così afferma il centurione nel momento della morte di Gesù. Il momento peggiore per riconoscerlo figlio di Dio.

Non siamo sul Tabor, quando Gesù si trasfigura davanti a tre apostoli, che hanno il dono di vedere in Lui, affiancato da Mosè e da Elia, la gloria di Dio. No, siamo sul Calvario, davanti a tre croci, ricorda l’evangelista Luca. A una di esse è appeso un uomo, nudo, pieno di ferite e di sangue, che è appena morto urlando. Un condannato, un reietto dagli uomini e persino da Dio, che non ha ascoltato il suo grido: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni». Papa Francesco, con il suo linguaggio icastico, lo chiamerebbe uno “scarto”.

C’è un disegno sconvolgente di Michelangelo, che rappresenta il crocifisso che sta urlando e un uomo che volge le spalle alla croce e si tura le orecchie con le mani. Non si riesce a sostenere la vista della croce e ad ascoltare l’urlo del condannato.

Non è mai bella la morte, neppure quando è o dovrebbe essere una morte santa. È sempre qualcosa che non dovrebbe esserci, che spaventa, blocca, ammutolisce. Davanti alla quale la prima reazione è fuggire, come anche davanti al dolore, alla malattia, all’angoscia, alla solitudine che la precede. E, qualche volta, è un precedere di sofferenza che accompagna tutta l’esistenza.

Eppure nella morte tragica di Gesù, il centurione, un pagano, il meno adatto a conoscere e riconoscere i misteri Dio, vede in quell’uomo il figlio di Dio. L’evangelista Marco considera le parole del centurione il culmine del suo Vangelo, il Vangelo, dice il primo versetto della sua opera, che è quello «di Gesù Cristo, Figlio di Dio». Il centurione ha capito tutto. Ha compreso che il Figlio di Dio può essere riconosciuto solo in quello “scarto d’uomo”, in quel crocifisso. Così ci ha aperto la strada per riconoscere a nostra volta in ogni uomo il figlio di Dio. Riconoscerlo anche nel momento tragico e pieno di sofferenza della morte.

Sì, don Alessio è figlio di Dio. Questa è la sua grandezza e dignità, che dà valore ai tanti doni che gli sono stati dati, di straordinaria intelligenza, di capacità di ricerca puntigliosa e senza sbavature, di sensibilità artistica e anche di fede autentica.

Ma dà valore e significato anche a quegli aspetti della sua persona, che sembravano meno facili, più faticosi. Una personalità, la sua, molto riservata e gelosa di sé, sempre pronta a sottrarsi davanti a chi varcava quella linea invisibile che don Alessio aveva tracciato attorno a sé a difesa di se stesso (anche se – forse mi sbaglio, ma forse no – chiedeva implicitamente che qualcuno fosse in grado di oltrepassarla, con affetto e delicatezza,e mi dispiace di non averlo sempre capito).

A tutto Dio dà valore, non prende solo la parte bella o quella che noi consideriamo bella, della nostra persona. Per Lui non ci sono scarti, ci vuol bene così come siamo, quando – per dirla con il salmo – procediamo nel giusto cammino e quando ci inoltriamoin una valle oscura, dice il salmo.

La profezia di Isaia, che è stata proclamata come prima lettura, non è un bel sogno, ma la realtà. Dio sta preparando per tutti noi un banchetto sontuoso e pieno di ogni delizia. Dio è pronto ad accoglierci a braccia aperte, ad asciugare le lacrime dai nostri volti, a togliere ogni ignominia, a eliminare la morte per sempre. La croce ci assicura che le parole del profeta sono vere, perché è vera, tremenda mente vera, la partecipazione del Figlio di Dio alla nostra tragica umanità. Ed è commovente pensare che il primo a cui il Padre abbia asciugato le lacrime sia stato proprio suo Figlio, l’uomo Gesù. Ora le ha asciugate anche sul volto di don Alessio, che finalmente in Dio può trovare la sua pace, colmare la sua sete di amore, scoprire la nobile bellezza che ha sempre cercato.

Dio, però, non aspetta la fine per asciugare le nostre lacrime, lo sta già facendo ora con questa celebrazione, piena di commozione e di dolore, ma anche colma paradossalmente della gioia della risurrezione. Asciuga le lacrime delle persone più vicine a don Alessio, a cominciare dalla mamma e dalla sorella e da tutti i parenti e amici, dai confratelli sacerdoti, dai seminaristi, dagli uomini di cultura che hanno apprezzato i suoi lavori e le sue ricerche nel campo della storia e dell’arte, per arrivare alle persone che hanno avuto il dono di incrociarlo in alcune occasioni come studioso, come prete, come uomo.

La nostra preghiera accompagna ora don Alessio all’ultima dimora, che ha scelto vicino al padre a Fiumicello. Una preghiera piena di fede, di riconoscenza, di affetto. Una preghiera che è anzitutto questa celebrazione eucaristica, dove annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione nell’attesa della sua venuta. Una venuta che sarà di risurrezione e di gioia per tutti.

Qui possiamo solo darci l’appuntamento alla festa che il Signore sta preparando per tutti i popoli. Lì ritroveremo don Alessio con tutti coloro che ci sono cari, ma già ora nel Signore sappiamo di poter vivere una profonda comunione con chi non vive più visibilmente tra di noi. Questa è la nostra fede e la nostra speranza e siamo certi che un giorno potremmo dire tutti: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci. Esultiamo per la sua salvezza».

Caro don Alessio, nasvidenje, arrivederci nel Signore.Gospod, naš Bog, daj mu luč in večni mir.

+ vescovo Carlo

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È entrato nella mattina di mercoledì  2 agosto 2023 nella Luce del Risorto, il sacerdote diocesano don Alessio Stasi.

Nato a Gorizia, il 24 giugno 1976, don Alessio era stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo monsignor Dino De Antoni nella basilica di Aquileia il 24 giugno 2006.

Vicario parrocchiale al Centro pastorale per i fedeli di lingua slovena di Gorizia, aveva contemporaneamente condotto gli studi a Roma conclusi con la Licenza in storia ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, risiedendo al Collegio Teutonico in Vaticano.

Nel febbraio 2013 era stato nominato Addetto all’Ufficio della Cancelleria e notaio della Curia arcivescovile.

Il 4 ottobre 2014, l’arcivescovo mons. Redaelli gli aveva affidato l’incarico di Vicario parrocchiale a Lucinico e nel 2017 era stato nominato membro del Consiglio di amministrazione della fondazione “Società per la conservazione della basilica di Aquileia”. Il 1° ottobre 2019 era stato trasferito all’Unità pastorale fra le parrocchie di S. Ignazio – Duomo – S.Rocco – S. Anna a Gorizia dapprima come vicario parrocchiale e poi come aiuto pastorale. Contemporaneamente aveva continuato ad insegnare Storia della Chiesa presso il Seminario interdiocesano “San Cromazio di Aquileia” di Castellerio.

Durante tutto il suo ministero sacerdotale ha affiancato l’impegno pastorale allo studio della storia, in modo particolare quella della Chiesa diocesana e delle Chiese d’Europa che ricevettero il primo Annuncio dalla Chiesa aquileiese, risultando apprezzato conferenziere e curatore di manifestazioni ed eventi culturali. I suoi articoli, i suoi studi e le sue ricerche in italiano, tedesco e sloveno hanno trovato spazio in importanti volumi storici.

La sua memoria resta in benedizione.

Il funerale di don Alessio è stato celebrato mercoledì 9 agosto alle ore 11 in cattedrale a Gorizia.