Dio rispetta la nostra libertà

Saturday 8 April 2023

La sera di sabato 8 aprile 2023 il vescovo Carlo ha presieduto in cattedrale la Veglia pasquale pronunciando la seguente omelia. 

 

In paradiso si festeggerà il compleanno? Penso di sì: ma sarà il giorno della nascita come si fa di solito? O quello del concepimento in cui è iniziata la nostra esistenza? Oppure, come si usa con i santi e le sante, il giorno della morte in quanto giorno di ingresso definitivo nel Regno di Dio?

Io penso che ci saranno due festeggiamenti: quello personale e quello comunitario. Quello personale sarà l’anniversario del Battesimo di ciascuno: in quel giorno siamo diventati figli di Dio, lì la nostra vita è diventata eterna. Quello comunitario sarà invece l’anniversario della Pasqua di Gesù, la ricorrenza che celebriamo stasera in questa veglia pasquale.

In realtà le due feste sono collegate, perché anche se siamo stati battezzati in giorni diversi, tutti in realtà siamo stati battezzati nella Pasqua di Cristo. L’ha affermato con chiarezza l’apostolo Paolo nel brano della lettera ai Romani che abbiamo ascoltato dopo il canto del Gloria: «Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione».

Il Battesimo è la nostra Pasqua personale in cui moriamo alla vita del peccato – muore l’uomo vecchio, dice Paolo – per rinascere a una vita nuova, degna di figli e di figlie di Dio. In un certo senso tutti i battesimi dovrebbero essere celebrati in questa veglia pasquale.

Oggi così avviene per Wali, Valentino, un giovane afghano, che da molto tempo ha chiesto di diventare cristiano e ora finalmente riceve il Battesimo, completato dalla Confermazione, e per la prima volta partecipa all’Eucaristia. Noi non assistiamo semplicemente a quello che avviene per lui e neppure partecipiamo solo dall’esterno alla sua gioia: in realtà stanotte siamo chiamati a rivivere il nostro Battesimo, a sentirci figli e figlie di Dio in tutta la pienezza di questo fatto e con tutta la gioia che ciò comporta. È quindi una grazia speciale quella che ci viene data in questa veglia e dobbiamo accoglierla con riconoscenza mentre circondiamo Valentino con affetto e anche con ammirazione per la sua non facile scelta.

Nella Pasqua trova il suo senso, oltre che il nostro essere figli e figlie di Dio, anche l’intera creazione e tutta la storia. Realmente la Pasqua è al centro del mondo e delle vicende umane. A questa considerazione ci hanno introdotto le letture che sono state proclamate in questa notte: non per niente sono iniziate con il racconto della creazione, per ripercorrere poi tutta la storia della salvezza. Se vogliamo capire il mondo, dobbiamo contemplare la Pasqua di Cristo. Anche il mondo di oggi con le sue contraddizioni, le sue fatiche, i suoi orrori (anzitutto la guerra…), le sue speranze, le sue bellezze.

La Pasqua ci offre la chiave interpretativa di tutto, che è l’intreccio tra la libertà e l’amore. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, quindi liberi, capaci di decidere di noi stessi e degli altri. Una libertà e una decisione che avrebbe dovuto essere di amore, anzitutto verso Dio come risposta al suo amore, e tra di noi. Quindi una scelta di gioia, di felicità, di pienezza. Ma fin dall’inizio è diventata una decisione per il non amore, per l’odio, per la sfiducia, per la tristezza. Ancora oggi la libertà dei singoli e dei popoli viene messa a servizio dell’egoismo, dell’odio, della sopraffazione, della guerra. Nella Pasqua Dio rispetta la nostra libertà fino in fondo e prende su di sé le conseguenze della nostra scelta per il male: ecco la croce, il più grande delitto cioè uccidere il Figlio di Dio. Ma la croce diventa anche la più grande scelta d’amore: il Figlio di Dio nella sua libertà di uomo decide di dare la vita per amore. Il più grande strumento di odio diventa il più grande segno di amore, lo strumento di morte diventa segno e fonte di vita. E per questo, nonostante tutto, anche oggi c’è chi usa la libertà per aprirsi agli altri, per amare, per dare speranza, per dare fiducia, persino nelle situazioni più assurde e difficili.

Penso che tutti siamo stati molto colpiti nei giorni scorsi dal gesto del carabiniere che è rimasto a lungo in pericolo su una trave di un ponte vicino a una ragazza che voleva gettarsi nel vuoto. Le è stato a fianco, ha condiviso le sue paure e le sue fragilità e così è riuscito a salvarla. Un’azione pasquale, potremmo definirla, un mettere a rischio la propria vita per quella di un’altra persona.

Azioni pasquali, forse meno eclatanti e pericolose ma non per questo meno importanti, sono quelle che tutti siamo chiamati, in quanto figli e figlie di Dio, a compiere per annunciare la Pasqua di Cristo. Perché la si annuncia certo con le parole, ma soprattutto con la vita.

È l’augurio che vogliamo fare a Valentino, che tra poco verrà battezzato. È l’augurio e l’impegno per tutti noi che in questa notte ringraziamo per il nostro Battesimo.

+ vescovo Carlo