La mattina del giorno di Tutti i Santi, domenica 1° novembre 2020, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la messa nella chiesa di S. Ignazio.
Pubblichiamo di seguito la sua omelia.
“Tutti nascono originali, molti muoiono come fotocopie”. E’ una frase che forse avete già sentito. Scritta da un ragazzo morto a 15 anni nel 2006 e dichiarato beato ad Assisi lo scorso sabato 10 ottobre. Un santo quindi recentissimo. Vorrei allora parlarvi di lui, Carlo Acutis, in questa festa di tutti i santi. Penso ci possa aiutare a comprendere la santità a cui tutti siamo chiamati.
Vi ricordo brevemente la sua storia. Nasce a Londra il 3 maggio 1991, dove i suoi genitori si erano trasferiti per motivi di lavoro, ma rientrano qualche mese dopo a Milano, perché il papà doveva diventare dirigente della società di assicurazione tuttora di proprietà del nonno del futuro beato, anche lui di nome Carlo. Una famiglia quindi benestante e non particolarmente religiosa: in un’intervista la mamma ha dichiarato che lei era stata in chiesa solo per la prima comunione, la cresima e il matrimonio.
Ma il bambino Carlo mostra molto presto una particolare devozione all’Eucaristia – riceve la Prima Comunione in anticipo a 7 anni di età con un permesso speciale – e alla Madonna. Ricorda la mamma: “A 3 anni e mezzo mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù. Nei parchi di Milano raccoglieva fiori da portare alla Madonna”. Carlo va a Messa e recita il rosario tutti i giorni. Intelligente, sportivo, bravo in informatica, con un profilo Facebook, sente Gesù come suo amico e si dimostra attento agli altri, anzitutto i senza tetto che va ad aiutare di notte. Mette il suo talento a servizio di una mostra sui miracoli eucaristici che ha girato il mondo e che potete trovare anche online. A 15 anni viene colpito da una leucemia fulminante e muore offrendo le sue sofferenze per il papa e per la Chiesa.
Riflettendo sulla vicenda di Carlo mi sono domandato in che cosa consista la sua santità. Ma prima ancora mi sono chiesto se è normale per un ragazzo del nostro tempo avere quell’atteggiamento di fede, quell’impegno di preghiera, quella devozione verso l’Eucaristia, quella generosità verso i poveri che lui possedeva. Mi sono risposto, e penso che anche voi siate d’accordo, che non è per niente normale. Da dove è venuto allora tutto ciò a Carlo? Non certo da se stesso, non dalla sua famiglia, non dalla ricca società borghese di cui faceva parte. La risposta è una sola: da Dio, che gli ha donato quella particolare originalità, per usare le parole di quel ragazzo.
Ma allora in che cosa è consistita la sua santità? Nell’accogliere quel dono venuto da Dio e nel viverlo intensamente con la propria originalità, invece di sciuparlo e rendersi una fotocopia sbiadita. La santità è questa: non fare noi chissà quali cose, non prenderci chissà quali impegni, non pretendere di essere perfetti, ma semplicemente accogliere quel dono originale che ciascuno di noi è. Essere quindi figli e figlie di Dio, perché questo è il dono che l’amore di Dio fa a ognuno. Lo ricorda san Giovanni nel brano della sua prima lettera che abbiamo ascoltato come prima lettura: «Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». E l’evangelista aggiunge che ciò non è il tutto di noi, ma, potremmo dire, è solo la prima tappa del nostro cammino. Afferma infatti: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». E continua: «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro». Se già ora siamo figli di Dio, se diventeremo simili a Lui, già ora dobbiamo cercare di essere quello che siamo, togliendo tutto ciò che oscura e sciupa la nostra vera identità.
Siamo allora figli di Dio: se accogliamo questo dato e se viviamo di conseguenza, allora siamo santi. In ogni circostanza: anche in quelle situazioni che sembrano essere un ostacolo alla realizzazione umana: povertà, pianto, persecuzioni, come ci ricorda il Vangelo delle beatitudini. Anche in questo tempo difficile che tutti ci preoccupa. Lo siamo però con la nostra originalità. Nessuno di quella «moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua», di cui parla la visione dell’Apocalisse, è uguale all’altro, ognuno ha un modo particolare di essere figlio e figlia di Dio.
Allora la domanda che potremmo farci oggi potrebbe essere: che dono particolare il Signore ha dato a me e solo a me perché sia suo figlio, sua figlia in modo originale? E’ una domanda importantissima soprattutto per gli adolescenti e i giovani che devono decidere da che parte orientare la loro vita. Ma è decisiva anche a 40, 50, 60, 70, 80 anni e più. Perché finché abbiamo vita siamo chiamati a vivere da figli di Dio nel nostro modo. Del resto ogni età, ogni stagione della vita ha il suo dono.
Non importa allora quale dono il Signore ci ha dato. Non importa se significativo o molto umile, se appariscente o se conosciuto solo da ciascuno di noi, se destinato a noi e alla nostra cerchia familiare e amicale e dei conoscenti o se rivolto a realtà più ampie. Ciò che conta è viverlo, con la grazia del Signore, in pienezza. Carlo Acutis ha avuto alcuni doni particolari da Dio che di solito non sono dati con quella intensità ai bambini e ai ragazzi. Gli sono stati dati perché fossero per tutta la Chiesa, anche per noi che stiamo parlando di lui per comprendere la nostra santità. Ma, come dicevo, è diventato santo perché li ha accolti.
Che il Signore conceda allora oggi a ciascuno di noi due grazie: la consapevolezza profonda del dono di essere figli e figlie di Dio con l’originalità che il Signore ha voluto per noi, e la capacità di accogliere questo dono e di viverlo ogni giorno, nei momenti facili e anche in quelli – come l’attuale – non certo semplici. Le chiediamo per l’intercessione di Carlo, ma anche di tutti i santi e le sante che ci attendono presso il Signore finché tutti diventeremo simili a Lui in una festa che non finirà mai.
+ vescovo Carlo