Cercare l’acqua, come rabdomanti

Monday 8 January 2024

Domenica 7 gennaio 2024, l’arcivescovo Carlo ha presieduto nella chiesa di Santa Maria Assunta in Gorizia la concelebrazione eucaristica nella festa del Battesimo di Gesù e al termine del XVII Incontro delle Fraternità francescane di Gorizia e Nova Gorica.

Vi è mai capitato di incontrare un rabdomante e di vederlo in azione? Sì, proprio una persona che tiene in mano una bacchetta di legno a forma di ipsilon e con le vibrazioni che percepisce riesce a individuare dove si trova l’acqua. A me, sì e mi è sembrato che la cosa funzionasse (sperando di non essere cascato in un imbroglio ben organizzato…). Comunque, pare che alcune società che gestiscono l’acqua, talvolta utilizzino i rabdomanti per cercare le perdite delle tubature nel terreno, quando tutti gli altri mezzi tecnici sembrano non funzionare. Una volta, invece, e tuttora in certi paesi connotati dalla siccità, i rabdomanti venivano chiamati per cercare l’acqua ed erano ritenuti persone particolarmente preziose.

Questa sera, nella festa del Battesimo di Gesù che mette al centro l’acqua, vorrei invitarvi a essere voi dei rabdomanti e a cercare l’acqua in tre direzioni. Per le prime due vi aiuto io. Anzitutto dobbiamo cercarla nella Parola di Dio di quest’oggi. Sembra fin troppo facile, visto che le letture e anche il salmo sono tutte incentrate sul tema dell’acqua. Ma c’è un particolare su cui vorrei attirare la vostra attenzione ed è che l’acqua in questi brani rinvia sempre a qualcosa d’altro. Se si trova l’acqua e non ci si ferma a essa, si può scoprire qualcosa di prezioso.

Il brano del profeta Isaia parla due volte dell’acqua. Anzitutto all’inizio, quando invita gli assetati a venire all’acqua che Dio dona e che è appunto gratis. La seconda alla fine, quando si riferisce non tanto all’acqua, ma a ciò che è composto d’acqua, cioè la pioggia e la neve, che scendono dal cielo e fanno germogliare la terra. Il profeta utilizza l’immagine della pioggia e della neve che comunque fecondano la terra, per sottolineare l’efficacia della Parola di Dio, che in ogni caso fa effetto. In questo passo di Isaia allora è facile comprendere che l’acqua che è gratuita e che è efficace e dona la vita è la stessa Parola di Dio e che gli assetati non sono tanto coloro che hanno fisicamente sete, quanto piuttosto coloro che cercano la verità, che hanno sete di giustizia, di pace, di riconciliazione. E non siamo forse noi, questi assetati, noi che abbiamo fatto questo percorso perché assetati di pace e desiderosi di scavalcare ogni confine?

Il salmo riprende lo stesso tema nel ritornello, che è un po’ la nostra risposta all’invito di Dio: «Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza».

La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di San Giovanni, parla esplicitamente dell’acqua, ma la collega con il sangue e con lo Spirito. Acqua e sangue fanno pensare alla croce, al costato di Gesù da cui uscì sangue e acqua. Ma anche ai due sacramenti fondamentali per i cristiani: il Battesimo e l’Eucaristia. Sacramenti che sono tali in forza dello Spirito Santo. Senza la sua azione, il Battesimo sarebbe solo un’abluzione con un po’ d’acqua e nell’Eucaristia il pane e il vino non diventerebbero il Corpo e il Sangue del Signore.

La prima lettura ci ha parlato dell’acqua che è simbolo della Parola di Dio; la seconda lettura dell’acqua e del sangue, simbolo dei sacramenti che costituiscono e nutrono, grazie allo Spirito, il cristiano. Abbiamo tutti bisogno di abbeverarci alla Parola e ai Sacramenti.

Il Vangelo ci presenta il Battesimo di Gesù. Anche in questo caso l’acqua rinvia a qualcosa d’altro: proprio uscendo dall’acqua Gesù vede lo Spirito che scende su di Lui e c’è la voce del Padre che lo proclama il Figlio, l’amato. Contemplando il Battesimo di Gesù siamo invitati a vedere il nostro Battesimo come il momento in cui diventiamo figli e figlie di Dio, grazie al dono dello Spirito. Anche noi siamo figli amati dal Padre.

C’è una seconda direzione in cui dobbiamo cercare l’acqua stasera ed è ovviamente nella vita e nell’esperienza di Francesco, che anche questo pomeriggio ci ha accompagnato nel nostro cammino. In diversi punti delle fonti francescane si parla dell’acqua. Cito solo due passi. Il primo è quello notissimo del Cantico di Frate Sole: «Laudato sì, mi’ Signore, per sor’Acqua, la quale è molto utile et humile e preziosa e casta». Bellissimi i quattro aggettivi, che se ci pensate, in realtà descrivono molto bene lo stesso Francesco: utile, perché servo; umile, perché povero; prezioso, perché “altro Gesù” e casto, perché tutto del Signore. Sarebbe bello che fossero, per grazia, gli aggettivi che ci descrivono a nostra volta.

Una seconda presenza dell’acqua nella vita di Francesco è in un episodio ricordato più volte nelle biografie. Si parla del santo, che vuole salire alla Verna e può farlo nonostante sia molto debilitato perché seduto su un asino messo a disposizione da un contadino, che lo segue a piedi. A un certo punto, però, il povero contadino non ce la fa più per la sete e implora l’aiuto del santo, che scende dall’asino, prega con le mani rivolte al cielo finché dalla roccia del monte scaturisce dell’acqua e il contadino si può dissetare. Potremmo dire che Francesco è stato in questo caso un rabdomante, ma non con un bastoncino più o meno magico, quanto piuttosto con la preghiera. La preghiera – anche la nostra povera preghiera – può aiutarci a trovare, a volte in modo davvero miracoloso, ciò che può dissetare la nostra vita.

Come potete osservare, ho fatto per voi il rabdomante nella ricerca dell’acqua e di ciò che simboleggia nei brani biblici di oggi e nella vita di Francesco. Lascio a voi, invece, la terza direzione in cui cercare l’acqua, in cui essere voi, anzitutto come fraternità francescane, i cercatori dell’acqua. Ed è la direzione della pace: siate “rabdomanti della pace”, cercate nella vostra vita, nelle vostre famiglie, nelle vostre comunità, nelle vostre nazioni e anche, almeno con il cuore, in tutto il mondo, ciò che è segno, inizio, seme di pace. È quanto abbiamo compiuto insieme con il percorso di oggi pomeriggio, ma bisogna continuare facendolo con le stesse caratteristiche che Francesco attribuisce all’acqua: con umiltà, con limpidezza, con l’impegno a essere utili e con la preziosità di essere un piccolo, ma importante segno di speranza per tutti.

+ vescovo Carlo