Abbiamo tutti bisogno di nutrirci di Cristo

Tuesday 22 November 2022

L’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale domenica 20 novembre 2022 il rito del mandato ai ministri straordinari della comunione.

Finalmente dopo la pausa non voluta della pandemia, ci troviamo per questa celebrazione nella quale dare il mandato di ministri straordinari della Comunione, sia a coloro che da tempo e con grande dedizione svolgono questo ministero, sia a chi si aggiunge oggi. Anzitutto un grande grazie a voi, a nome dell’intera Chiesa diocesana e mio personale, per la vostra generosità e disponibilità.

Vorrei suddividere la mia riflessione in modo un po’ schematico rispondendo a quattro domande: perché questo ministero, che cosa dice oggi alla Chiesa, come lo si compie, per chi lo si compie.

Anzitutto perché. La risposta è semplice: abbiamo tutti bisogno di nutrirci di Cristo e Lui ci ha detto – lo abbiamo ascoltato nel Vangelo –: «voi stessi date loro da mangiare». Quindi tocca a noi portare il Cibo che salva, in particolare, oltre che nella celebrazione liturgica, anche nelle case di chi non può essere fisicamente presente alla Messa. Noi non possiamo fare l’obiezione degli apostoli, che si sentono imbarazzati e impotenti davanti al comando di Gesù avendo solo cinque pani e due pesci, perché il cibo non è nostro e ce lo mette a disposizione il Signore: è Lui stesso, presente nel pane eucaristico. Quel pane che appunto portate agli anziani, ai malati, a chi è impedito di partecipare all’Eucaristia comunitaria. Ecco il perché del vostro prezioso ministero: attuare al comando del Signore che viene incontro al nostro desiderio, anzi al bisogno di nutrirci di Lui.

Ma c’è una seconda risposta al perché del vostro ministero ed è la dimensione comunitaria della Chiesa. Chi è malato, anziano, impedito di venire in chiesa non è meno parte del popolo di Dio, ma caso mai lo è di più, perché nella comunità cristiana chi è in difficoltà dovrebbe essere sempre al centro di essa. L’Eucaristia non è mai un fatto privato, perché facendoci entrare in comunione con Gesù, ci rende ancora più fratelli e sorelle tra di noi, ci rende ancora di più suo Corpo. In questo senso è molto significativo che almeno per alcuni malati o anziani la Comunione venga portata alla domenica al termine della Messa e che i ministri ricevano direttamente dal celebrante e davanti a tutti, prima della benedizione finale, le particole da portare a chi non è potuto venire in chiesa, ma è parte viva della comunità che ha celebrato nel giorno del Signore.

La seconda domanda: che cosa dice oggi alla Chiesa il vostro ministero? Anche in questo caso la risposta è facile: il vostro servizio è come una primizia di ciò che papa Francesco vuole per tutta la Chiesa, cioè che sia ricca di ministeri, che questi non si limitino a quelli ordinati, ma coinvolgano laici, uomini e donne. E il papa vuole una Chiesa che sia sinodale, che sia in cammino, che sia in uscita. E voi anche fisicamente vi muovete per portare la presenza del Signore nelle case dei malati e degli anziani e lo fate in comunione e a nome della vostra comunità. Nel testo di Mazzolari, che abbiamo ascoltato, si parla del mondo dei sogni, cui sembra essere relegato da molti il mistero dell’Eucaristia. Ma l’autore rivendica la verità dei sogni, quando sono i sogni di Dio. Ebbene uno di questi sogni è proprio quello che papa Francesco ci propone: una Chiesa sinodale, in cammino, in uscita, capace di coniugare comunione e missione. Forse non ne avete piena consapevolezza, ma voi siete già un inizio di realtà di questo sogno. Grazie, quindi, di esserci.

Come si compie questo ministero? È facile rispondere perché lo sapete, anzi lo vivete molto bene. Anzitutto con uno spirito di fede, di profondo rapporto personale con il Signore. Se assumendo questo incarico non cambia il vostro modo di pregare, di partecipare alla Messa, di meditare la Parola di Dio, di testimoniare la fede, ecc. allora c’è qualcosa che non funziona (a proposito, sono certo che le persone cui portate la Comunione, sono anche oggetto della vostra preghiera quotidiana). E poi con uno spirito di servizio, di gentilezza, di attenzione, di discrezione. Cosa quest’ultima dovuta, anche da un punto di vista umano, quando si entra in casa d’altri e si possono anche toccare equilibri molto delicati. Voi però dovete portare il Signore e non altro e soprattutto non voi stessi con quel vizio che abbiamo tutti di sentirci un po’ salvatori dell’universo.

Infine la quarta domanda: per chi compiete questo ministero. Un’ultima risposta facile, anche perché la domanda non è formulata “per che cosa”, ma “per chi”. Ovviamente per il Signore. Quel Signore che oggi celebriamo come re. Un re del tutto particolare. Un re che non toglie la vita agli altri (come fanno i potenti di oggi con le guerre), ma che invece dona la sua vita. Un re che non condanna, ma perdona. Un re che non si salva, ma salva gli altri. Un re che promette un regno, ma non un regno di questa terra che dura solo per un certo tempo, ma il regno dei cieli dove finalmente ci sarà la pace, la giustizia, la fraternità, l’amore. Per questo re voi assumete e svolgete il ministero della Comunione: niente di meno.

Quel re che alla fine della vita vi chiederà se gli avrete dato da mangiare, da bere, da vestire, se lo avrete accolto come straniero, se sarete andati a trovarlo in carcere o a visitarlo perché ammalato. Tutti, cristiani o non cristiani, credenti o non credenti, saremo interrogati così. Il nostro vantaggio, il nostro privilegio, ma anche la nostra responsabilità, è che sappiamo le domande in anticipo e soprattutto sappiamo che nell’affamato, nell’assetato, nell’ignudo, nello straniero, nel carcerato, nel malato c’è il Signore. Capite allora che è per Lui che voi svolgete il vostro ministero, perché sapete che c’è Lui in coloro cui portate la Comunione.

Che il Signore vi benedica.

+ Vescovo Carlo