Celebrare la Santa Pasqua, avere la possibilità di vivere la Santa Pasqua, non è così scontato come a volte può sembrare. A dire la verità molte cose, avvenimenti nella nostra vita li diamo per scontati e ci accorgiamo che non lo sono quando ci rendiamo conto della nostra fragilità, della nostra precarietà, della facilità con la quale le nostre certezze ci sfuggono dalle mani e ci troviamo soli con la necessità di aggrapparci a qualcosa e a qualcuno che ci faccia sentire meglio, o perlomeno più sicuri.
La Pasqua è quel “qualcosa e qualcuno” al quale possiamo aggrapparci in questo momento difficile, per il mondo ma anche per noi stessi quando, affrontando situazioni di malattia, ci troviamo spogliati delle nostre certezze e ci troviamo nudi difronte ad un mistero che, da duemila anni, continua ad interrogarci, lasciandoci dubbi ma anche tanta speranza.
Certo, la Santa Pasqua è la festa della speranza: “Gesù nostra speranza è Risorto” è l’annuncio più importante della nostra vita, anche se molto spesso ce ne dimentichiamo; se Gesù è risorto, anche io risorgerò con Lui. Quanto diventa importante, difronte alle tante illusioni della nostra vita questo accadimento! Tutto quello che è passato è passato, le “cose” perdono tutte il loro valore, rimane importante quello che tu hai saputo dare nella tua vita, l’amore che hai dato e ricevuto che rimane nel tuo cuore, le persone che ti sono care, aver vissuto quello che ti è stato dato come un dono, da ricevere e da restituire agli altri, proprio perché è un dono.
La risurrezione di Gesù come passaggio da questa vita, alla vita dell’Eterno, un evento che è espressione di una speranza di continuità di vita, quella vita che a volte sembra sfuggire veloce dalle mani ma alla quale sei aggrappato e la tieni stretta, perché è anche quella che, in fondo, conosci veramente. Quanta speranza per la vita in un ospedale oncologico, dove tante persone giovani e non più giovani sperano, lottano, soffrono, cercando una luce in un tunnel nero che si sta prospettando davanti, che fa paura ed è pieno di interrogativi.
Vedere questo e vedere come la vita, così preziosa e sacra, venga trattata, in questo nostro momento storico, fa male. Quanta umanità soffre per guerre, bambini con tutta una vita da vivere uccisi dalle bombe, malattie, fame. Abbiamo davanti agli occhi ogni giorno immagini di queste tragedie, che però rischiano di assuefarci perché tanto non ne veniamo toccati direttamente e non ce ne interessiamo finchè la malattia, la povertà, il bisogno non bussano alla nostra porta; solo in quel momento “rientriamo dentro noi stessi” e ci ricordiamo, forse, di aggrapparci ad un Dio che ci ha promesso la vita in Gesù.
In una trasmissione televisiva, il divulgatore Alberto Angela, intervistato, raccontava di aver vissuto la testimonianza di un sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima, al quale veniva chiesto che cosa fosse per lui la pace. La risposta è stata: “Quando il bene del prossimo diventa il mio bene, allora ci sarà la pace”.
L’augurio che desidero fare a tutti in occasione di questa Santa Pasqua, è quello di saper vivere già ora da persone risorte, che sanno dare importanza alle cose che veramente contano – affetto, amicizia, amore -, attente non solo ai propri bisogni ma anche alle necessità degli altri, con spirito di fratellanza e solidarietà. La vita terrena corre via veloce, ciascuno di noi raccoglierà quello che ha seminato per una Speranza viva, per una Speranza che non muore, per una vita posta nelle mani di Gesù risorto per noi.
Buona Pasqua, Vesela velika noč, Buine Pasche!
Diac. Renato Nucera
direttore di Caritas diocesana
dalla rubrica Gocce di Carità – Voce Isontina del 19 aprile 2025