I sogni di Natale
Messaggio natalizio dell'arcivescovo - Natale 2012

Non so se in questi giorni, sostando davanti al presepe, vi sarà capitato di riflettere sulla figura di san Giuseppe. Un personaggio che non attira molto l’attenzione. Certo il centro è Gesù bambino ed è più facile che poi ci interessiamo dell’asino e del bue – hanno persino detto che il Papa nel suo ultimo libro li ha addirittura esclusi dal presepe… – o magari dei pastori e delle pecorelle… non di san Giuseppe.

Anche nei Vangeli dell’infanzia, pur essendo una figura di rilievo molto presente in particolare nel racconto di Matteo, Giuseppe sembra un personaggio un po’ appartato. In particolare colpisce il fatto che non parli mai, persino quando ce lo aspetteremmo come quando Gesù dodicenne viene ritrovato nel tempio a Gerusalemme. Toccherebbe a lui dire al figlio, sparito da qualche giorno, “tua madre e io, angosciati ti cercavamo”. Invece è Maria a rimproverare Gesù dicendo: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.

Giuseppe non parla, però sogna e nel sogno Dio si rivela a lui. Così succede per ben quattro volte: quando gli viene annunciato che la maternità di Maria è opera dello Spirito Santo; quando viene avvertito della necessità di fuggire il più presto possibile in Egitto per sottrarre il Bambino alla furia omicida di Erode; quando poi, passato il pericolo, può rientrare nella Terra Santa e quando, infine, ha paura di tornare a Betlemme per via di Archelao re della Giudea, figlio di Erode e crudele come il padre, e viene perciò avvertito di andare in Galilea a Nazaret. Giuseppe sogna e sogna la Parola di Dio.

Come mai? Me lo sono chiesto da tempo e forse ho trovato una risposta riferendomi alle teorie psicanalitiche del sogno. Esse affermano che il sogno non è se non l’elaborazione di quanto viviamo durante il giorno a livello conscio e soprattutto inconscio: emozioni, pensieri, desideri, sentimenti. Il sogno, quindi, non è cosa diversa da noi, siamo noi e ci rivela aspetti profondi e altrimenti insondabili della nostra personalità.

Ora Giuseppe sogna la Parola di Dio: che cosa può significare? Semplicemente che la vita, la persona di Giuseppe era impregnata della Parola, si identificava con la Parola. Giuseppe sogna la Parola perché i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue gioie, le sue preoccupazioni, insomma tutta la sua persona non è che Parola di Dio.

In questo è molto simile alla sua Sposa, a Maria. In lei la Parola è così presente, è così viva da prendere carne, in lei il Verbo – la Parola di Dio – diventa infatti uomo. In Giuseppe la Parola prende carne nella sua vita di falegname di Nazaret e per questo può essere padre terreno del Verbo incarnato, vivendo in semplicità, dopo i momenti belli e drammatici della nascita e della fuga in Egitto, la vita quotidiana di Nazaret, accanto a Maria e a Gesù. E i nostri sogni? Come sono i nostri sogni? Che cosa sogniamo? Probabilmente corrispondono alla nostra vita così frammentata, così divisa in emozioni, preoccupazioni, immagini, suoni,… Una vita non unificata, ma dispersa… Sogni che a volte diventano incubi.

Eppure altre volte sogniamo qualcosa di indefinito che ci dà pace e serenità, che ci fa sentire riconciliati con noi e con gli altri.

Talvolta sogniamo ad occhi aperti, per noi, per i nostri figli, qualcosa di vero, di certo, persino di tangibile come un posto sicuro di lavoro, una situazione affettiva stabile e benedetta da Dio, una salute recuperata, una vita realizzata. Qualche volta ci proibiamo di sognare: non siamo più bambini, la poesia del Natale non ci incanta più, e poi oggi non è proprio il caso con il mondo che c’è…

E se davanti al presepe riaprissimo la porta al Vangelo? Se ritornasse a essere nutrimento per la nostra vita, fonte di vere emozioni, sorgente di speranza, fuoco che scalda il cuore,… allora forse cambierebbero i nostri sogni e diventerebbero come quelli di Giuseppe.

Sogni di Natale: non quelli falsi, pieni di luci scintillanti, angioletti svolazzanti e melodie un po’ melense, ma quelli veri, concreti, con i piedi per terra, capaci di metterci in azione in tempi di difficoltà come è successo a Giuseppe nel suo andirivieni dall’Egitto guidato dalla Parola di Dio.

Abbiamo bisogno di sogni così, non solo a Natale. E per ciascuno di noi, ne sono certo, è pronto un angelo per portarceli dal cielo.

Auguri a tutti.
Buon Natale!
Vesel Božič!

+ Vescovo Carlo

22-12-2012