“Mandati per che cosa?”

Friday 21 October 2022

Venerdì 21 ottobre 2022 si è svolta la Veglia missionaria diocesana sul tema “Di me sarete testimoni” presso la chiesa della Beata Vergine Marcelliana a Monfalcone.

Nella Veglia è stata esposta la statua della Madonnina di Batnaya, villaggio che si trova nel nord dell’Iraq. Lacerata e profanata, la statua è il simbolo delle persecuzioni contri i cristiani. È stata inoltre presentata una testimonianza sulla realtà della chiesa irachena e in modo particolare sulla figura del sacerdote cattolico caldeo – oggi Servo di Dio – Ragheed Ganni, martirizzato a Mosul dopo aver celebrato la s. Messa della pentecoste del 2007, per essersi rifiutato di tener chiusa la chiesa come da ordini. Inoltre Lorena Cucit ha presentato l’esperienza missionaria di quest’estate in Costa d’Avorio.

In ottica missionaria la Veglia ha vissuto un momento forte anche per le catechiste e i catechisti della diocesi. Infatti, durante la celebrazione è stato conferito da parte dell’arcivescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli il mandato a don Nicaise ed ai catechisti presenti. Presentiamo di seguito la riflessione del vescovo Carlo.

Dopo queste testimonianze di martirio e di gioia, penso non sia certo un modo di esprimersi retorico affermare che la reazione più spontanea sarebbe quella di restare in silenzio. Un silenzio che ci prepara a un terzo momento di questa nostra veglia di preghiera: la preghiera a Maria, regina dei martiri e causa della nostra gioia, che tra poco venereremo attraverso il segno di una statua che viene da una terra di martirio.

Ma dopo questo momento di riflessione ci sono ancora altri due momenti. Anzitutto un invio missionario, anzi un’accoglienza missionaria, di due sacerdoti che vengono da Chiese lontane, ma comunque sorelle, per motivi di studio e anche per essere in mezzo a noi come testimoni di Cristo con il loro servizio pastorale. E poi il mandato ai catechisti.

Vorrei soffermarmi proprio su quest’ultimo gesto, che riguarda chi nelle nostre comunità con grande generosità, competenza e impegno si rende disponibile per introdurre alla fede i bambini, i ragazzi, gli adolescenti. Un compito che svolgono a nome della Chiesa, ma come espressione di essa. Desidererei che stasera, catechiste e catechisti, ma anche i molti giovani che in diverse parrocchie li affiancano come animatori, sentissero di essere mandati, con fiducia, affetto e riconoscenza, da parte del vescovo e con lui da parte dei loro parroci e delle loro comunità.

Mandati per che cosa? Dico una cosa grande e insieme tremenda, che può spaventarci tutti, ma in particolare i genitori dei ragazzi che vi vengono affidati. Mandati per preparare dei possibili martiri e comunque dei testimoni con tutta la loro vita del Signore Gesù. Niente di meno.

Certo anch’io, come tutti i presenti, mi auguro che il nostro Paese non veda il rifiuto della fede o il disprezzo per la religione e persino la persecuzione dei cristiani. E chiediamo che il Signore non permetta che siamo sottoposti a questa prova. Probabilmente, però, lo stesso augurio e la stessa preghiera erano fatti anche in Iraq o in tanti altri paesi dove i cristiani sono stati o sono tuttora perseguitati. La persecuzione e il martirio non sono ipotesi teoriche e impossibili per i cristiani. Anche in situazioni meno drammatiche e più ordinarie, come la nostra, l’essere cristiani esige comunque coraggio, costanza e perseveranza davanti alle incomprensioni, ai dubbi, alle opposizioni dentro e fuori di noi. Non ci si può sottrarre all’impegno di testimonianza, se si è veramente cristiani.

Ho appena detto che i catechisti devono preparare dei possibili martiri per Gesù e non ritiro queste mie parole. Ma le completo, anzi dico qualcosa che è previo a tutto ciò. Si può essere fedeli a Cristo sino alla morte solo se si è innamorati di Lui. Un innamoramento che non è opera umana, ma frutto dello Spirito. Un innamoramento che può essere favorito da chi, con la propria vita, fragile, debole, ma autentica, mostra che Gesù è il suo tutto. Dovrebbe essere così per ogni catechista.

Cari catechisti, siate innamorate, siate innamorati di Gesù. Parlate di Lui, presentate Lui, raccontate di Lui. Questo viene prima di tutto. Partite dal Vangelo, partite da Gesù, fatelo riconoscere nel povero, fatelo incontrare nella preghiera. Che cosa serve se al termine del percorso catechistico gli adolescenti sanno a memoria i comandamenti o il numero dei libri della Bibbia, ma non sono stati almeno affascinati di Gesù?

Certo, è Lui che affascina e che attira con il dono dello Spirito, ma ha bisogno di voi, della vostra testimonianza, della vostra gioia di essere cristiani, del vostro amore verso quei ragazzi che vi sono affidati, un amore umile ma sincero, specchio dell’amore di Cristo verso di loro. Lo sapete, i giovani ma persino i bambini, intuiscono benissimo se chi sta parlando loro di Gesù lo fa per mestiere o da innamorato.

Vi auguro allora di essere innamorati di Gesù e di esserlo fino al punto, se necessario, di poter dare la vita per Lui. E intanto di vivere per Lui, senza presunzione, con tanta umiltà e anche vergogna per i nostri peccati, ma con tanta gioia. La gioia di chi ha trovato un tesoro e non può non metterlo a disposizione di altri. L’intercessione delle Vergine di Batnaya ci ottenga questo dono dal Signore.

+ vescovo Carlo