Mettere ordine nella vita

Wednesday 22 February 2023

Mercoledì 22 febbraio 2023, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la liturgia eucaristica in cattedrale pronunciando la seguente omelia. 

Sant’Ignazio di Loyola propone come scopo degli esercizi spirituali il “mettere ordine nella vita”. Scrive precisamente così: “Esercizi spirituali per vincere se stessi e ordinare la propria vita” (ES n. 21). Possiamo dire che anche la Quaresima ha la stessa finalità: giungere a Pasqua avendo messo ordine nella propria vita, un ordine secondo il Signore.

A proposito di questo “mettere ordine”, un grande discepolo del santo di Loyola, il card. Carlo Maria Martini, raccontava che, avendo l’usanza di regalare ai propri ospiti un libro, lo faceva scegliere trai molti che aveva scritto, presentati su un tavolo nella sala delle udienze. Di fatto, annotava l’allora arcivescovo di Milano, quasi sempre la scelta cadeva su quello dedicato agli esercizi ignaziani, intitolato proprio “Mettere ordine nella propria vita”. E aggiungeva: tutti sentono l’esigenza di questo ordine, credenti e non credenti.

Penso che tutti siamo d’accordo su questo. Viviamo tutti una vita molto frammentata, piena di emozioni, di sentimenti, di immagini, di suoni, di notizie… Una vita che spesso non ci soddisfa, non corrisponde a ciò che nel cuore – nei momenti purtroppo rari di lucidità – percepiamo come ciò che vale, ciò che conta per davvero. E allora ci sentiamo dispersi, confusi, disorientati. Ma se siamo così, allora la Quaresima è un dono proprio per noi. È realmente un «momento favorevole», come ha affermato san Paolo nella seconda lettura, per un cammino verso un vero ordine, un orientarci verso ciò che siamo realmente cioè figli e figlie di Dio.

Il Vangelo di oggi ci offre precise indicazioni per mettere ordine nella nostra vita. Anzitutto ci pone davanti a Dio, a quel Padre che vede nel segreto, che ci conosce e ci ama nella nostra intimità, perché da Lui siamo nati. Davanti a Dio e basta. Occorre silenzio per questo – silenzio interiore, perché il cuore può essere nel silenzio anche in mezzo ai rumori di una città caotica…, silenzio e solitudine per essere ciascuno e ciascuna di noi solo e sola davanti a Dio. Questo può e deve avvenire soprattutto nella preghiera, una preghiera che certo può e deve essere comunitaria e liturgica – come avviene in questo momento con la celebrazione dell’Eucaristia – ma deve trovare anche momenti di interiorità silenziosa e sola. Cerchiamoli questi momenti e cerchiamoli in questa Quaresima.

Il passo del discorso della montagna – perché il Vangelo di stasera è tratto da lì – ci indica poi tre azioni, che erano e sono tipiche della religiosità ebraica e che quindi Gesù prende dalla propria esperienza religiosa: l’elemosina, la preghiera, il digiuno.Azioni che Gesù riporta alla loro autenticità, che consiste appunto nel viverle davanti a Dio e non davanti agli uomini alla ricerca di approvazione. Vorrei, però, invitarvi a rileggere queste tre realtà come capitoli di un cammino di riordino della propria vita, tre capitoli rivolti ad altrettante relazioni che costituiscono la nostra vita: quella con gli altri, con le cose, con Dio. Relazioni che possono essere disordinate, cioè distorte, disarmoniche e persino prive di senso.

Gli altri, infatti, possono diventare non fratelli e sorelle da amare e da aiutare – e l’elemosina indica la forma più semplice di aiuto (non solo elemosina do soldi, ma di ascolto, di accoglienza, di sorrisi, di incoraggiamenti, ecc.) -, quanto piuttosto soggetti da mettere a nostro servizio, con cui competere, da cui difenderci, da giudicare e condannare. Quale disordine c’è nella mia vita a proposito del mio relazionarmi con gli altri? L’elemosina, intesa non nel senso banale del termine, ma come sguardo di compassione e tenerezza verso l’altro e come aiuto concreto, può essere una strada per vivere una relazione autentica con gli altri.

Ma anche la relazione con le cose può essere disordinata. Invece di essere viste come doni che ci sono stati regalati dalla bontà del Padre creatore, possono diventare realtà cui attaccare il cuore; oggetti che invadono la nostra vita, il nostro cuore e il nostro tempo; strumenti che invece di essere a nostro servizio, in realtà ci dominano e ci tolgono ogni libertà. Mi auguro che nessuno di noi viva delle vere e proprie dipendenze a livello patologico, ma se ci esaminiamo con sincerità, qualche schiavitù rispetto alle cose ce l’abbiamo tutti. Cose materiali, come possono essere gli oggetti che possediamo o i soldi, il cibo, il vino, il fumo, ecc., ma anche atteggiamenti che ci dominano: il gioco d’azzardo, la sessualità distorta, la dipendenza dai social, la ricerca spasmodica di potere e di riconoscimenti, ecc. Digiunare da queste cose, con l’aiuto di Dio, magari anche solo da una – sperabilmente quella che più ci lega –, potrebbe farci assaporare o riassaporare finalmente il gusto della libertà, quella vera, quella interiore.

Persino nella relazione con Dio – ed è un terzo ambito del nostro itinerario quaresimale – ci può essere del disordine. Una prima forma di disordine è quella radicale: non c’è la relazione con Dio. Intendo dire – per noi che frequentiamo la chiesa la relazione profonda con Lui. Si può infatti andare a Messa, recitarele preghiere del mattino e della sera, magari leggere qualche volta il Vangelo e non incontrare realmente e profondamente il Signore. Se poi, come capita, abbiamo perso anche il ritmo della preghiera quotidiana e settimanale, allora diventiamo progressivamente atei di fatto. Perché la relazione con Dio è la relazione con una persona e come succede con le persone umane, se non ci si frequenta, se non ci si ascolta, se non ci si parla, se non si ha il piacere e la gioia di stare insieme in intimità e profondità, la relazione si perde. L’invito a pregare in questa Quaresima, allora, non è l’invito a riprendere una o più pratiche, ma a riallacciare una relazione, quella con Dio.

Nel libro del card. Martini che ho citato all’inizio – più che un libro, si tratta della pubblicazione di un corso di esercizi tenuti in una Quaresima – è contenuta anche una sua omelia per il mercoledì delle ceneri. Vi leggo la frase finale riferita al Vangelo di stasera. Sia di incoraggiamento per tutti noi, nel nostro cammino per riordinare la nostra vita secondo Dio: «Il brano di Matteo ci conforta dunque nel cercare nella penitenza ciò che è interiore, che attiene al cuore, soprattutto ciò che ci mette nell’atteggiamento giusto verso il Padre dal quale ci sappiamo amati, capiti, sostenuti, ricompensati, corretti se necessario, ma sempre con infinita misericordia».

Buona Quaresima.

+ vescovo Carlo 

           

     

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