Il dono grande dell’Eucarestia

Sunday 11 August 2024

Domenica 11 agosto 2024 nella solennità di Santa Chiara, l’arcivescovo Carlo ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cappella del monastero Totus Tuus Maria a Gorizia pronunciando l’omelia che pubblichiamo.

Una raffigurazione di santa Chiara che ritorna spesso nell’arte è quella della santa che tiene in mano l’ostensorio con l’Eucaristia. Si tratta di una rappresentazione che si riferisce a un noto episodio della vita della santa di Assisi. I saraceni nelle loro scorribande, provenendo dal mare, raggiungono il centro Italia e arrivano fino ad Assisi, anzi giungono persino sino al monastero di san Damiano dove si trova il convento di Chiara e delle sue sorelle. Qualcuno riesce persino a scavalcare il muro e a entrare nel chiostro suscitando il terrore nel cuore delle povere suore.

A questo punto cedo la parola al biografo di Chiara, Tommaso da Celano, che scrive: «Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi. E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare. Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: Io vi custodirò sempre!. Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta. E Cristo a lei:Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione. Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: Vi dò garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!. Né vi fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e, abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava» (FF 3201-3202).

Esiste quindi un legame stretto tra santa Chiara e l’Eucaristia, che non si limita ovviamente a questo avvenimento. Più volte, per esempio, nelle testimonianze raccolte per la sua canonizzazione, le sue sorelle sottolineano la sua grande devozione verso l’Eucaristia, che spesso riceveva tra lacrime di amore e di commozione.

Vorrei soffermarmi sul tema dell’Eucaristia, proprio facendo tesoro dell’esperienza di santa Chiara, anche perché in questedomeniche, dopo l’episodio della moltiplicazione dei pani, stiamo leggendo il capitolo sesto del Vangelo secondo Giovanni, che è tutto dedicato a Gesù pane di vita. Partirei da un particolare che può meravigliare: si tratta di quanto stabilito dalla stessa santa nelle regole per le sue suore e cioè una forte limitazione della possibilità di ricevere la Comunione: solo sette volte all’anno, nelle feste principali (cf FF 2770). Perché questa disposizione così restrittiva? Essa corrisponde alla mentalità del tempo e a come allora veniva percepita l’Eucaristia.

E qui vorrei fare una sottolineatura importante: l’Eucaristia è un dono così grande, un mistero così pluriforme – pur nella semplicità di un pezzo di pane e di un calice di vino – che ogni epoca della storia della Chiesa non riesce spesso che a sottolinearne solo uno o più aspetti tra i tanti che la caratterizzano. Noi certamente, grazie agli studi storici, alla conoscenza degli antichi autori e agli approfondimenti della teologia, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, abbiamo la fortuna di poter prendere coscienza del cammino che la Chiesa ha fatto finora nel suo comprendere e vivere il mistero dell’Eucaristia e quindi di poter vivere questo sacramento in maniera ancora più ricca, direi anche di come lo viveva santa Chiara e tanti santi e sante nel corso dei secoli.

Ovviamente sarebbe una pretesa eccessiva volere presentare qui l’evoluzione della comprensione del mistero dell’Eucaristia lungo tutto il percorso della storia della Chiesa. Mi limito, quindi, a brevissimi cenni. Mi sembra, però, importante evidenziare che alcuni passaggi nel cammino di conoscenza dell’Eucaristia sono avvenuti anche in situazioni di incomprensione e di divisione nella Chiesa. Situazioni superate con una migliore comprensione del mistero di questo sacramento, ma talvolta rischiando di perdere qualche elemento importante.

Nei primi secoli, lo sappiamo, si evidenziava soprattutto l’elemento comunitario dell’Eucaristia, spesso celebrata in collegamento con un banchetto fraterno. Ma già san Paolo sottolineava il pericolo di far diventare l’Eucaristia solo qualcosa per i ricchi, trascurando il servizio ai poveri, cosa che invece allora era molto tenuta a cuore nella Chiesa, unitamente alministero della Comunione per i malati (proprio ieri abbiamo celebrato la festa di san Lorenzo, diacono dedito ai poveri a nome della Chiesa di Roma).

Più avanti – passo a molti secoli dopo – avviene nella Chiesa un periodo di grave difficoltà circa l’Eucaristia, perché molti, anche teologi, mettono in dubbio la presenza reale di Gesù in questo sacramento. Come reazione – grazie anche alla riflessione di san Tommaso – nasce la festa del Corpus Domini, si sottolinea l’adorazione dell’ostia consacrata, si pone al centro il tabernacoloe non più l’altare della celebrazione. Siamo nel tempo di santa Chiara. Si rischia però di perdere la frequenza alla comunione (perché è quasi più importante l’adorazione del Corpo di Cristo più che il nutrirsi di esso) e anche la dimensione comunitaria dell’Eucaristia.

Andando avanti, c’è un’altra grave crisi che la Chiesa deve affrontare, quella della riforma protestante. Partita da esigenze anche vere di riforma evangelica, perde però degli elementi importanti della fede e della vita cristiana. In particolare la dimensione di sacrificio, insita nell’Eucaristia, oltre che la fede nella presenza reale. In contrapposizione si dà importanza alla Messa come sacrificio della Chiesa, rischiando però di dimenticare che il sacrificio è unico ed è quello di Cristo sulla croce di cui l’Eucaristia è il memoriale, e di perdere ulteriormente l’aspetto della comunione (spesso limitata a solo una volta all’anno o anche meno) e quello comunitario.

All’inizio del secolo scorso, grazie in particolare a san Pio X, si assiste invece a una ripresa della partecipazione frequente all’Eucaristia e poi, con gli studi, le ricerche, gli approfondimenti offerti dai diversi pontefici e dal Concilio Vaticano II la Chiesa ha la possibilità di riprendere tutti gli elementi caratteristici del sacramento dell’Eucaristia, sottolineando così la centralità della celebrazione del sacramento, della Messa, al cui interno vedere l’importanza della comunione con il Signore e nella comunità cristiana e rivalutando l’aspetto del memoriale del sacrificio di Cristo e della presenza reale. Tutto ciò che è parte del mistero dell’Eucaristia.

Spero di non essere stato troppo confuso, ma volevo sottolineare che noi, senza nulla togliere a santa Chiara, abbiamo la possibilità di vivere ancora più pienamente di lei tutta la ricchezza del sacramento dell’Eucaristia. Una possibilità grandeche il Signore dona alla nostra generazione cristiana, che però può restare solo teorica se non c’è un nostro impegno nel conoscere questo sacramento e soprattutto nel viverlo con frutto,personalmente e come comunità. Chiediamo a santa Chiara che con la sua intercessione ci ottenga questa grazia dal Signore.

+ vescovo Carlo

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