L'essenziale è Dio
Omelia nella Veglia Pasquale 2021
03-04-2021

Sabato 3 aprile 2021 il vescovo Carlo ha presieduto la Veglia Pasquale in cattedrale pronunciando la seguente omelia.

Luce, Parola, Battesimo ed Eucaristia. C’è tutto l’essenziale della vita cristiana in questa veglia. Abbiamo cominciato con la luce del fuoco e del cero. La liturgia ha proseguito con l’ascolto della Parola. Tra poco, anche se quest’anno non potranno esserci dei battesimi, rinnoveremo le promesse battesimali e ricorderemo il Battesimo di ciascuno di noi. E poi concluderemo facendo memoria viva del dono di sé compiuto da Gesù sulla croce con il segno del pane e del vino che diventano il suo Corpo e il suo Sangue. Ecco l’essenziale. Quell’essenziale a cui la situazione di pandemia con le sue limitazioni esteriori e anche interiori – perché il primo lockdown è dentro di noi…  continuamente ci richiama.

C’è davvero tutto in quello che ho elencato e che la liturgia di stasera ci propone? In realtà dobbiamo aggiungere all’essenziale due elementi fondamentali.

Il primo è la comunità cristiana, siamo noi. Noi che ancora una volta accogliamo con gioia l’annuncio del risorto. Senza comunità cristiana quell’annuncio non ci sarebbe, ma anche viceversa perché è l’annuncio del Risorto accolto che genera la comunità. Una comunità che vive nel tempo e che si arricchisce di membri in terra e poi in cielo grazie all’accoglienza di quell’annuncio e al diventare cristiani tramite il Battesimo. Noi crediamo nel Risorto solo perché quelle donne, che hanno visto la tomba vuota, hanno poi incontrato di persona il Risorto come anche altri, a cominciare dagli apostoli, che hanno avuto la stessa esperienza. La loro testimonianza è stata trasmessa e accolta da uomini e donne che a cominciare dalla Pentecoste hanno ascoltato, creduto e si sono fatti battezzare, diventando a loro volta testimoni e annunciatori del Risorto. Una testimonianza che lungo i secoli è arrivata fino a noi.

E il secondo elemento è l’intera umanità. Gesù è il Salvatore di tutti, non solo di alcuni privilegiati. Anzi è il Salvatore di tutto il creato, che è stato voluto da Dio – lo abbiamo ascoltato nella prima lettura – come “cosa buona”. Chi ha il dono di incontrarlo e di diventare cristiano ha rispetto agli altri la consapevolezza di quella salvezza, non l’esclusiva. Tutto ciò è evidenziato più che dalla liturgia di stasera da quella del venerdì santo, che abbiamo vissuto ieri. Mi ha sempre colpito e anche emozionato la ricca e molteplice preghiera universale che si fa in quella celebrazione: si prega davvero per tutti, non importa se cattolici, cristiani, credenti o atei: tutti, che lo sappiano o no, sono attorno alla croce di Cristo. Non aveva forse detto Gesù alla folla: «quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32)?

Ognuno di noi sente dentro di , un po’ egoisticamente, il desiderio di salvarsi comunque a prescindere dagli altri e lo sperimentiamo in questi giorni (chi di noi non ha pensato almeno per qualche istante: “se fosse possibile scavalcare il turno e vaccinarmi prima degli altri…, perché no?”). Però sono sicuro che nel profondo di noi, abbiamo il desiderio che tutti si salvino e non solo dalla pandemia. Io spero di salvarmi e vorrei che tutti si salvassero. Credo che esiste l’inferno, ma spero che sia pieno solo quello descritto da Dante… Se mancasse alla fine qualcuno, ci resterei male. E volete che non ci resti male Colui che ci ha creato, il Signore che è morto in croce per tutti?

L’essenziale è quindi Dio, nel suo mistero di Padre, Figlio e Spirito Santo, di Creatore, Salvatore e Santificatore. E noi con l’intera umanità, chiamati a diventare tutti figli e figlie di Dio, l’unico Corpo di Cristo, in un mondo nuovo dove tutto verrà ricapitolato in Lui.

Stasera celebriamo questo. Lo celebriamo nella fede e nella speranza, non ancora nella visione e nella pienezza. Ma lo celebriamo anche e soprattutto nell’amore. Perché alla fine la fede e la speranza non serviranno più, resterà solo l’amore. Quell’amore incommensurabile che il Signore ci dona attraverso la sua Pasqua, ma anche quell’amore fragile, piccolo, incerto che noi cerchiamo di vivere. E che è comunque amore. Appunto, l’essenziale.    

+ vescovo Carlo